INFERTILITA' PSICOLOGICA - Grazia è una donna di quasi 36 anni, è felicemente sposata da 7 e, col marito, sta da tempo valutando l'idea di trasferirsi in una casa più grande poiché vorrebbe una famiglia, ma non riesce a restare incinta.
L'idea di avere un figlio la fa gioire da una parte, ma dall'altra la terrorizza. Teme di non sentirsi all'altezza, la sua mente è invasa da pensieri negativi, ha mille paure riguardo alla gravidanza, al parto e a quello che potrebbe essere il futuro del suo bambino. Nonostante questo, ha provato con la fecondazione assistita e il risultato è stato un fallimento che le è costato caro. Infatti, subito dopo ha cominciato a soffrire di depressione e, cercando in tutti i modi di risollevarsi, si è rivolta ad un esperto. L’infertilità sine causa, di origine psicologica, è una modalità inconscia di rifiuto della maternità.
È considerata una crisi di vita che non coinvolge soltanto l’individuo in sé, ma anche la coppia. E la società contribuisce notevolmente a far insorgere un senso di inferiorità nelle coppie che non riescono a realizzare il progetto di una famiglia. Le ingiunzioni sono di forte entità emotiva e le si percepiscono anche quando semplicemente si domanda “a quando un figlio?” o ci si confronta con le altre coppie che vantano continuamente i risultati ottenuti dai propri figli o parlano delle proprie esperienze di genitori.
Quali possono essere le cause? È una domanda abbastanza complessa dato che le cause possono essere di diverso tipo. Tendenzialmente, quando si parla di infertilità psicogena ci si riferisce a componenti inconsce, a blocchi che ostacolano la concretizzazione del concepimento. La relazione con la propria genitrice, esperienze di aborto o traumi familiari, fratelli con handicap organici o psichici inducono nell’individuo un rifiuto dell’esperienza per il semplice fatto di poter rivivere la stessa situazione.
L’infertilità diviene una barriera contro questa eventualità.
Una prima valutazione può essere quindi, fatta attraverso una rivisitazione della storia familiare, di esperienze legate alla propria sessualità o di specifiche dinamiche di coppia che possano essere disfunzionali in termini di procreazione: molto spesso, non è soltanto un partner a manifestare un rifiuto della genitorialità, ma l’incontro tra due persone sensibilizzate su questo aspetto..In che modo il vissuto della gravidanza ne è influenzato? Diventare genitore significa identificarsi in un ruolo socialmente definito e accettato, ma anche nell’immagine e nella relazione con il proprio genitore interiorizzato. Un rapporto problematico col genitore produce una reazione psicologica non cosciente al rifiuto della gravidanza proprio perché risulta inaccettabile e difficile. Una rielaborazione attraverso una presa di consapevolezza di questa difficoltà aiuterebbe nella risoluzione del sintomo
A cura della Dott.ssa Emmanuella Ameruoso
Psicologa e Psicoterapeuta

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