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Infertilità femminile: le cause più comuni

di Simona Bianchi - 17.02.2023 Scrivici

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Fonte: shutterstock
L’infertilità femminile è la condizione che ostacola la possibilità per la donna di ottenere una gravidanza. Quali sono i trattamenti e la diagnosi

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Cos’è l’infertilità femminile

L'infertilità femminile è la condizione che non permette alla donna di restare incinta. Viene accertata quando non si riesce a ottenere una gravidanza dopo 1-2 anni di rapporti. Si calcola che possa interessare il 15% circa delle donne. Il ministero della Salute indica l'infertilità femminile come responsabile del 35-40% dei casi in cui la coppia non riesce ad ottenere una gravidanza. Tra i principali fattori che causano l'ifertilità femminile c'è l'avanzare dell'età con la perdita della capacità riproduttiva. Alla nascita, la donna possiede una riserva ovarica di circa 400 mila ovociti che va progressivamente impoverendosi col passare dell'età, azzerandosi alla menopausa. Dal punto di vista medico l'infertilità si accerta dopo 12 mesi di rapporti liberi e non protetti durante i quale non è stata raggiunta la gravidanza. L'infertilità è una condizione diversa dalla sterilità, quest'ultima consiste nell'impossibilità assoluta di concepire.

Le cause più comuni d’infertilità femminile

Sono numerosi i fattori che possono determinare l'ifertilità femminile. Questi vanno da alterazioni ormonali, alterazioni tubariche, patologie uterine, età e malattie sistemiche o genetiche. L'Humanitas segnala le seguenti cause:

  • Riduzione della funzione o chiusura delle tube di Falloppio
  • Endometriosi
  • Irregolarità o mancanza di ovulazione, iperprolattinemia, sindrome dell'ovaio micropolicistico, riserva ovarica ridotta o assente
  • Muco presente nella cervice uterina ostile al passaggio degli spermatozoi
  • Presenza di malformazioni congenite dell'utero, fibromi o aderenze all'interno della cavità uterina 

In alcuni casi può derivare dall'impossibilità di avere rapporti sessuali per vaginismo, disturbo sessuale che si manifesta a livello fisico-psico-somatico rendendo difficoltosi i rapporti sessuali.

Come si fa la diagnosi

Per diagnosticare l'infertilità femminile, i test si basano su dosaggi ormonali e indagini strumentali. I dosaggi ormonali più frequenti sono: FSH, LH, estradiolo e prolattina da eseguire tra il 2° e il 3° giorno del ciclo mestruale ed il progesterone in 21° giornata; TSH, fT4 e AMH (ormone antimulleriano) che possono essere eseguiti indipendentemente dal ciclo.

Le indagini strumentali, invece, possono essere:

  • ecografia pelvica
  • isterosalpingografia
  • isterosono/salpingografia
  • isteroscopia
  • ecografia tridimensionale (eco 3D) dell'utero
  • tampone vaginale
  • laparoscopia

Quali sono i trattamenti per l’infertilità femminile

Dopo un'accurata fase diagnostica si può procedere con i trattamenti per rimediare all'infertilità femminile. Questi differiscono a seconda della problematica. Le tecniche di Pma, procreazione medicalmente assistita, consentono di aumentare le probabilità di concepimento laddove esista un ostacolo alla fecondazione. Il primo livello comprende tutte le metodiche che favoriscono il concepimento naturale, come l'induzione dell'ovulazione per rapporti mirati e l'inseminazione intrauterina. Nel 2° e nel 3° livello rientrano tutte le tecniche di fecondazione in cui l'incontro tra ovocita e spermatozoo, prelevati alla coppia, avviene in laboratorio. Queste metodiche prevedono generalmente l'induzione di una multipla stimolazione ovarica, procedura che consente lo sviluppo simultaneo di più follicoli ovarici, per poter disporre di un elevato numero di ovociti maturi (le cellule uovo materne), da avviare alla fecondazione, aumentando così le possibilità di successo della tecnica.

Come prevenire l’infertilità femminile

La prevenzione dell'infertilità femminile dovrebbe iniziare sin dalla giovinezza non trascurando banali infezioni che possono avere conseguenze negative a lungo termine. Uno stile di vita sano, evitando fumo, abuso di alcool, obesità o eccessiva magrezza, sedentarietà o eccessiva attività fisica, favorisce il buon funzionamento dell'apparato riproduttivo. Possono influenzare negativamente la fertilità, sia femminile che maschile, anche l'esposizione a fattori ambientali tossici e l'inquinamento. Se si progetta di avere figli in età avanzata, si può pensare di ricorrere alla crioconservazione degli ovuli che permette alla donna la possibilità di conservare il proprio patrimonio riproduttivo (ovociti – tessuto ovarico) nel pieno dell'età fertile da usare in una età in cui il concepimento potrebbe risultare difficile.

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