Farmaci per l'ovulazione
Quando una coppia non riesce ad avere un bambino dopo almeno un anno di tentativi infruttuosi, dopo aver accertato la normalità di utero, tube e sperma, il medico dovrà accertarsi che la donna ovuli e che il ciclo funzioni a dovere. per far questo si avvarrà del controllo della curva della temperatura, dai dosaggi ormonali e da una ecografia.
Se viene confermata la presenza di un disturbo dell'ovulazione (non si ovula, si ovula solo ogni tanto o si ha l'ovaio policistico ad esempio), si procederà alla prescrizione MEDICA (no fai da te) degli induttori di ovulazione, una tecnica proposta anche nel caso di inseminazione intrauterina o in vista di una fecondazione in vitro.
Sappiamo che in genere l'ovulazione ha luogo a metà del ciclo, verso il 14° giorno. Gli induttori dell'ovulazione sono molecole che stimolano una parte di questa catena, sia stimolando la produzione degli ormoni, sia svolgendone il ruolo.
Il punto di partenza di ogni procreazione medicalmente assistita è il monitoraggio ecografico dell’ovulazione, ovvero un controllo per mezzo di una serie di ecografie, della crescita del follicolo fino al momento dell'ovulazione. Tale monitoraggio ha una duplice funzione: verificare se avviene o no l'ovulazione, ma anche aumentare le probabilità di un concepimento consentendo alla coppia di avere rapporti sessuali mirati in corrispondenza del giorno esatto dell'ovulazione.
Il monitoraggio dell'ovulazione prevede una serie di ecografie transvaginali eseguite quotidianamente o a giorni alterni dalla fine delle mestruazioni fino a ovulazione avvenuta . Le ecografie possono essere accompagnate da dosaggi ormonali dell'estradiolo (prima dell'ovulazione) e del progesterone (dopo l'ovulazione).
In questo caso si possono somministrare farmaci che stimolano l'attività delle ovaie e dunque la produzione di follicoli.
Si parla di induzione dell'ovulazione quando la terapia mira a provocare l'ovulazione in donne che altrimenti non ovulerebbero, cioè che soffrono di anovulatorietà cronica.
Si parla di stimolazione dell'ovulazione quando la terapia mira a stimolare la produzione di follicoli in donne che ovulerebbero anche senza farmaci. In questo secondo caso può trattarsi di donne che soffrono di oligomenorrea e che dunque, poiché ovulano più raramente del normale, hanno meno probabilità di restare incinte.
Spesso i ginecologi propongono una leggera stimolazione anche a donne che ovulano normalmente, per far sì che le ovaie producano più di un follicolo e dunque per aumentare le probabilità di un concepimento.
Si parla di induzione dell'ovulazione quando la terapia mira a provocare l'ovulazione in donne che altrimenti non ovulerebbero, cioè che soffrono di anovulatorietà cronica. Si parla di stimolazione dell'ovulazione quando la terapia mira a stimolare la produzione di follicoli in donne che ovulerebbero anche senza farmaci. In questo secondo caso può trattarsi ad es. di donne che soffrono di oligomenorrea e che dunque, poiché ovulano più raramente del normale, hanno meno probabilità di restare incinte.
Spesso i ginecologi propongono una leggera stimolazione anche a donne che ovulano normalmente, per far sì che le ovaie producano più di un follicolo e dunque per aumentare le probabilità di un concepimento.
Per stimolare l'ovulazione è possibile ricorrere al clomifene citrato o alle menotropine, da somministrare all'inizio del ciclo. L'effetto secondario indesiderabile indotto da questi trattamenti è la possibile alterazione del muco cervicale, che comporta l'assunzione complementare di estrogeni o l'aggiunta di gonadotropine, assunte per 6-12 giorni, nella prima parte del ciclo, e il loro impiego richiede la sorveglianza ecografica costante dei follicoli ovarici associata eventualmente a dosaggi ormonali, per evitare la stimolazione multifollicolare che comporta il rischio di gravidanze multiple.
Se il clomifene citrato non produce risultati o se è controindicato, il medico propone l'impiego di farmaci a base di altri ormoni, le gonadotropine (equivalenti dell'LH e dell'FSH). Attualmente esistono anche altri farmaci, agonisti e antagonisti della GnRH (ormone rilasciante gonadotropina), GnRH pulsatile…, che sono riservati a impieghi molto specifici.
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Cos'è il clomifene (venduto in farmacia come: CLOMID, PROLIFEN, SEROFENE) tratto da qui
Il clomifene citrato è un ormone sintetico stimolante dell'ovulazione, ed è una delle sostanze più usate per indurre l'ovulazione in donne che non ovulano o, nelle donne che ovulano spontaneamente, per stimolare le ovaie a produrre più follicoli.
Il clomifene è un antiestrogeno e agisce "ingannando" il cervello: gli fa credere che il livello di estrogeno nel sangue sia troppo basso, inducendo l'ipotalamo a produrre più GnRh e di conseguenza stimolando la pituitaria a produrre una quantità maggiore di gonadotropine (FSH e LH) le quali a loro volta stimolano le ovaie.
In genere la dose di partenza è una compressa (50 mg) al giorno per 5 giorni consecutivi a partire dal 2°-5° giorno del ciclo. Se con questa dose non si ha ovulazione, nei cicli successivi la dose può essere aumentata fino a 200 mg al giorno.
Il clomifene è considerato un farmaco piuttosto efficace: si dice che induce l'ovulazione nel 70-80% delle donne che lo usano e che circa il 50% di esse resta incinta entro sei mesi di trattamento. Tuttavia l'uso del clomifene aumenta di circa il 10% il rischio di gravidanze gemellari e non è privo di effetti collaterali.
Effetti indesiderati
Il clomifene citrato può provocare disturbi della visione, vampate di calore, mal di testa e disturbi digestivi. Il mestruo può essere più abbondante e può verificarsi spotting tra due mestruazioni. Il trattamento può favorire il nervosismo e l'insonnia. Le gonadotropine possono indurre una stimolazione eccessiva delle ovaie (iperstimolazione ovarica) che può provocare dolori addominali, nausea o acquisto di peso. Tutto ciò può essere evitato con una semplice sorveglianza medica.
Il problema maggiore del clomifene, comunque, è il suo abuso: il clomifene è economico e facile da usare (sono compresse e non iniezioni), e non è raro trovare donne che lo assumono per molti mesi di seguito quando non andrebbe mai preso per più di 6 mesi.
Da smentire il fatto che le cure a base di clomifene portino al cancro alle ovaie: il carcinoma ovarico è una patologia rara; per una donna giovane le probabilità di sviluppare una malignità ovarica nel corso della sua vita sono inferiori all'1,5 per cento. Sono molti i fattori noti di incremento del rischio di cancro dell'ovaio, dalla predisposizione genetica alle abitudini alimentari. Gli studi scientifici condotti negli ultimi decenni hanno dimostrato che l'infertilità è di per sé un fattore di rischio per il carcinoma ovarico. Esistono prove del fatto che ogni gravidanza riduce il rischio di sviluppare un carcinoma ovarico (tale rischio pu ridursi del 25 per cento e più con la prima gravidanza). Nessuno studio epidemiologico ha mai rilevato una correlazione causale tra i farmaci che stimolano l'ovulazione e il carcinoma ovarico. Uno studio molto ampio condotto sull'argomento, che ha coinvolto oltre 2600 donne trattate tra il 1964 e il 1974 e sottoposte a follow-up per una media di dodici anni, non ha rilevato alcuna associazione tra i farmaci che stimolano l'ovulazione e il carcinoma ovarico.
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Come migliorare NATURALMENTE le probabilità di riuscita della stimolazione ovarica
Il primo modo per aumentare le probabilità di riuscita consiste nell'avere rapporti sessuali regolari. Due o tre volte alla settimana è una buona media. Le fumatrici devono smettere di fumare, così come i loro compagni. Anche l'eccesso di peso è un grande nemico della fertilità e può aumentare il rischio di complicanze durante la stimolazione ovarica, proprio come una magrezza eccessiva può nuocere alla procreazione. Il medico potrà quindi chiedere alle pazienti che ne hanno bisogno di perdere o acquistare qualche chilo prima di iniziare i trattamenti. E soprattutto pazienza e tanta calma perchè lo stress è il peggior nemico!!