Arriva dal Regno Unito la notizia che un bambino venuto al mondo grazie alla fecondazione assistita avrebbe il 30 per cento di possibilità in più rispetto ad un piccolo non nato “in provetta” di sviluppare anomalie genetiche di varia entità. E’ stata la ‘Human Fertilisation and Embryology Authority’ (HFEA) britannica a rendere nota la nuova scoperta come avvertimento per tutte le coppie intenzionate a sottoporsi a tali trattamenti.
Alcuni ricercatori puntano il dito contro i farmaci utilizzati per stimolare l’ovulazione, accusati di alterare in un certo senso la “qualità” degli ovuli. Altri propongono come spiegazione l’età più avanzata rispetto al normale delle donne che si sottopongono alla fecondazione assistita per mettere alla luce il proprio bambino.
Oltre alle avvertenze degli esperti della ‘Human Fertilisation and Embryology Authority’, a confermare le preoccupazioni su questo tema arriva una ricerca dei ‘Centres for Disease Control and Prevention’ della città di Atlanta. L’indagine statunitense, pubblicata sul magazine specializzato ‘Human Reproduction’, dopo aver monitorato una casistica di 13.500 bambini concepiti “in provetta”, avrebbe confermato l’aumento delle percentuali di rischio per i bambini nati a seguito di fecondazioni medicalmente assistite.
"Abbiamo scoperto - precisa Richard Kennedy, della ‘British Fertility Society’ in relazione alle nuove evidenze - che c'è un leggero aumento del rischio di anomalie per tutte le tecniche di fecondazione assistita, non solo per l'Icsi (microiniezione intracitoplasmatica, n.d.r.). E’ giusto che i pazienti vengano informati e che la HFEA abbia aggiornato il suo orientamento al passo con le nuove evidenze emerse".
Nella sola Gran Bretagna sono circa 10mila ogni anno le nascite ascrivibili alla buona riuscita delle avanzate tecniche di procreazione assistita. In tutto il mondo sono circa 3 milioni i bambini nati “in provetta”. L’Italia è nella media europea con le sue 12mila nascite “in vidro” negli ultimi 5 anni.
Le complicazioni relative a queste tecniche erano già state evidenziate in passato e il pericolo rappresentato dalle maggiori probabilità di nascere con anomalie genetiche nel caso di concepimenti “in vidro” va ad aggiungersi ad una lunga serie di problematiche già conosciute. “I rischi di complicazioni – avvertono gli esperti di salute al femminile dal sito gynevra.it - sia durante sia dopo la gravidanza che si verificano nei casi di fecondazione assistita sono di gran lunga maggiori di quelli a quali si va incontro con una gravidanza naturale. Si rende dunque necessario un follow-up più lungo per i bambini nati a seguito di tecniche di fecondazione. (…) Il rischio più noto al quale si va incontro ricorrendo alle tecniche di fecondazione assistita è il parto plurimo, tuttavia la revisione pone l'accento anche sugli altri rischi. Ad esempio, risulta aumentato il rischio di abortività del 20-34%, questo sopratutto perché le coppie che fanno ricorso a fecondazione assistita sono in età più avanzata, per disordini di tipo endocrino, per anomalie di tipo organico e per i livelli di stimolazione ovarica”.
Ma l’elenco dei rischi relativi all’applicazione delle tecniche di fecondazione assistita non termina qui. “Per le coppie che fanno ricorso a fecondazione assistita – continuano gli esperti - il rischio di preeclampsia risulta aumentato del 55%, così come è aumentato il rischio di nati morti (155%), di sottopeso alla nascita (70-77%), di basso peso (170-200%), di neonati piccoli rispetto all'epoca gestazionale (40-60%). Il rischio di malformazioni, poi, risulta aumentato del 30%; così come quello di paralisi cerebrale – in questo caso il rischio risulta però notevolmente ridotto nel caso di impianto di un singolo embrione.”
Lucia D’Addezio
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Fecondazione assistita: più rischio di anomalie genetiche
di Redazione PianetaMamma - 01.04.2009 Scrivici
Indagini scientifiche hanno rivelato che c'è un aumento del rischio di anomalie genetiche per i bambini nati con tecniche di fecondazione assistita
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