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Transfer embrionale, cos’è e quando si fa

di Simona Bianchi - 06.03.2024 Scrivici

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Fonte: shutterstock
Il transfer embrionale è una semplice procedura della fecondazione in vitro, di solito quella finale. Come, quando e quanti embrioni sono trasferiti

In questo articolo

Cos’è il transfer embrionale

Il transfer embrionale è una semplice procedura che fa parte della fecondazione in vitro (IVF). È spesso considerata la fase più semplice e finale del processo per la procreazione. L'obiettivo del trasferimento degli embrioni è quello di facilitare il concepimento dopo la fecondazione mediante la procedura di fecondazione in vitro. È il punto culminante dei trattamenti di riproduzione assistita e consiste appunto nel depositare l'embrione delicatamente nell'utero. Un solo errore può portare al fallimento totale di tutto il trattamento.

Come si fa il transfer embrionale

Per il transfer embrionale, spesso non è necessaria neanche l'anestesia, sebbene possa essere usata come sedativo. La procedura è indolore e sembra quasi un semplice controllo ginecologico. In base alla posizione dell'utero, alla paziente può essere chiesto di arrivare con la vescica semi piena mentre non serve avere lo stomaco vuoto. Nella stessa posizione di quando si fa una visita dal ginecologo, il medico posiziona lo speculum per vedere la cervice e rimuovere le secrezioni vaginali e cervicali e le tracce di farmaci intravaginali. Poi, in un sottile catetere viene inserito un numero predeterminato di embrioni che, attraverso questo strumento, vengono poi depositati nella cavità endometriale. Durante tutto il procedimento, lo specialista segue ogni passo attraverso l'ecografia così da assicurarsi che gli embrioni si posizionino nella zona più adatta della cavità uterina. Dopo circa 4-6 ore dal termine della procedura, la paziente viene dimessa e può riprendere la sua vita normale evitando eccessivi sforzi.

Quando si fa il transfer embrionale

Gli embrioni vengono generalmente trasferiti nell'utero della donna allo stadio di 2-8 cellule. Gli embrioni possono essere trasferiti in qualsiasi momento tra il giorno 1 e il giorno 6 dopo il prelievo dell'ovulo, anche se di solito avviene tra i giorni 2-4. Alcune cliniche ora consentono all'embrione di raggiungere lo stadio di blastocisti prima del trasferimento, che avviene intorno al 5° giorno.

Quali sono i rischi e quali farmaci possono essere usati

Al termine della procedura di transfer embrionale, alla donna in genere viene prescritto di continuare ad assumere progesterone che aiuta ad aumentare le possibilità di gravidanza. Il progesterone viene spesso interrotto una volta che la gravidanza è stata confermata e produce autonomamente quantità adeguate di progesterone. I rischi del transfer embrionale sono minimi, ma includono la perdita degli embrioni durante il trasferimento o l'impianto degli embrioni nel posto sbagliato, ad esempio nelle tube di Falloppio. Sebbene alcune donne avvertano lievi crampi, la procedura è generalmente indolore.

Quanti embrioni vengono trasferiti

Il numero di embrioni che dovrebbero essere trasferiti durante ogni singolo ciclo di fecondazione in vitro è oggetto di dibattito. Gli esperti medici sembrano concordare sul fatto che non si debbano impiantare più di quattro embrioni per ciclo di fecondazione. Il rischio è che un numero eccessivo di embrioni possa provocare gravidanze multiple, con conseguente aumento di altre complicazioni. Il trasferimento di quattro embrioni invece di uno o due aumenta la probabilità di gravidanza, ma anche la possibilità che tutti e quattro gli embrioni possano impiantarsi. In Spagna il numero massimo legale è di 3 embrioni per ciclo di fecondazione, anche se molti centri si limitano a massimo due.

Quali raccomandazioni seguire dopo l’intervento

In realtà non ci sono raccomandazioni da seguire dopo aver effettuato il transfer embrionale. La paziente non può fare nulla per influenzare l'esito del ciclo. Non ci sono prove documentate che dimostrino se il riposo a letto o il proseguimento delle normali attività successive alla procedura facciano la differenza nel risultato. Alcuni medici incoraggiano i pazienti a riposare per ventiquattro ore. Altri suggeriscono di tornare alle normali attività il prima possibile. Alcune donne scelgono di riposare perché pensano che così facendo miglioreranno le loro possibilità. Un riposo aggiuntivo dà loro anche l'opportunità di pensare al potenziale bambino.

Altre tornano subito alle attività normali anche per non pensare alla possibilità che la gravidanza non si avvii. In generale il suggerimento è seguire il proprio corpo e la propria mente e quindi scegliere autonomamente se si preferisce riposare o riprendere immediatamente la vita normale.

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