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Racconti parto: "Non avrei voluto che andasse così"

di Redazione PianetaMamma - 30.11.2009 Scrivici

Una nostra utente ha raccontato nel forum il racconto del suo parto, troppo brutale e medicalizzato, certo non quello che si aspettava. Non vorrebbe farlo leggere alle mamme in attesa invece noi crediamo che testimonianze come questa servano molto

Una nostra utente ha condiviso nel forum il racconto del suo parto, troppo brutale e medicalizzato, certo non quello che si aspettava. Non vorrebbe farlo leggere alle mamme in attesa per paura di scuoterle troppo e farle preoccupare. invece noi crediamo che testimonianze come questa servano molto. Ribadiamo come fa lei che ogni parto è diverso dall'altro (e dai vostri racconti potrete accorgervene), però è anche giusto poter entrare attraverso queste tesimonianze nelle sale parto, per capire che esistono ospedali migliori e peggiori, medici e ostetriche che accompagnano con dolcezza la partoriente e altri che invece prendono il loro lavoro a mò di catena di montaggio.
Se vi piacere commentare o raccontare la vostra esperienza in merito potete farlo commentando qui sotto o sul forum.

!Il mio parto non è stato facile, sono molto turbata da quello che mi è successo. E non voglio che lo leggano future neo-mamme ma, piuttosto, donne che sono passate per storie simili alla mia e, magari, col secondo figlio si sono trovate meglio.
Pensavo fosse qualcosa di meno medicalizzato, mettere al mondo un bambino. Credevo fosse davvero una cosa naturale... Non ho mai avuto paura del parto, anche perchè sono stati 9 mesi affrontati benissimo, senza complicazioni.
Anche il travaglio, lo ripeterei mille volte. Umanamente sopportabile.
Poi è arrivata la fase esplusiva, un vero dramma. Nessun premito. Non ho avuto nemmeno un piccolo aiuto dalla natura: assolutamente assente, quella famosa voglia di spingere...
Mille volte meglio il travaglio, che ferma su un lettino, con un'ostetrica sopra la pancia a togliermi il respiro [pensavo di morire] e un'altra a tagliarmi per allargare e infilare dentro la ventosa, come vivere in prima persona in un racconto di chirurghi macellai del Settecento.
Monitoravano il battito, una chiedeva all'altra "com'è?", l'altra rispondeva seria "va bene, il battito va bene".
Per un riflesso istintivo, mentre tagliava ho tentato di chiudere le gambe, mi ha urlato: "Signora lo vuole uccidere questo bambino!"

Io non me la scordo più questa frase. Mi è sembrato di non esistere, di diventare improvvisamente un guscio vuoto; sì, l'ho perfino odiato il bambino (che ora è Davide... ma quasi non mi sembra sia lo stesso che è nato quel giorno).
Sono arrivata in ospedale già dilatata di 7 cm, quindi vuol dire che un po' di 'lavoro' l'avevo fatto anche a casa... ma in sala parto mi han fatto sentire incapace di mettere al mondo un figlio: "Ha fatto il corso pre-parto? Non le hanno spiegato come si spinge?".
Non sento niente. Non sento assolutamente niente, quando ho le contrazioni non riesco a spingere! Voglio il cesareo!
"Non si può. Il bambino è già incanalato".
Cosa vuol dire?
Vuol dire ventosa, vuol dire episiotomia, vuol dire spingere sulla mia pancia fino a incrinarmi le costole.
Quando viene fuori mi fa molta pena perchè vorrei stare da sola, senza il bambino, perchè mi è sembrato di vivere un'aggressione e non un parto. E mi sento di un'incapacità unica e una str**** perchè sto pensando solo ad aver salva la pelle.
Piango ogni notte per più di un mese pensando al mio parto.
Mi chiedo, sono stati i miei muscoli a non venirmi incontro? Perchè non ho avuto quell'impulso che mi dicono tutte d'avere? Perchè non sono riuscita a spingere? E se (come vorrebbe il mio compagno) dovessi avere un altro figlio, che cosa devo fare? Farmi insultare nuovamente dalle ostetriche, perchè sono un incapace?

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