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Un racconto parto pretermine

di Ostetrica Barbara Colombo - 20.01.2016 Scrivici

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Fonte: iStock
L'ostetrica di Pianeta Mamma ci racconta l'esperienza di un parto pretermine a 37 settimane. Le emozioni e le paure della mamma e del papà e il parto stancante per la piccola appena nata

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Parto pretermine a 37 settimane

E. mi ha chiamata ormai a 5 mesi di gravidanza, una gravidanza difficile, complessa in cui l'hanno messa a riposo da quasi subito. Aspetta una bimba L. che un pochino la fa disperare, tra continui rallentamenti della crescita e movimenti tali da scatenare contrazioni. E. mi ha chiamata perché si sentiva molto depressa, non sapeva cosa le stava succedendo o meglio, non capiva il suo corpo cosa stava facendo. Si sentiva in balia di emozioni e paure sconosciute pur essendo splendidamente seguita in un ospedale della Brianza.

Il mio lavoro con lei in gravidanza è stato di darsi scadenze sempre più lontane, un passo per volta, ascolto di sé comprensione di sé un giorno dopo l'altro fino a quando la piccola L. avrebbe deciso che era il momento di nascere. Le settimane passano e arriviamo alla 36esima settimana, manca ormai solo un mese al termine, e ho il piacere di incontrare anche il papà di questa bimba che molto serenamente mi espone i suoi dubbi, le sue paure di non essere in grado di aiutare sua moglie e la sua voglia di assistere comunque al parto pur avendo paura di non sentirsi bene.

Arriviamo ormai alla 37esima settimana e qualche giorno. Alle 17.00 E. inizia a sentirsi male, nausea, dolori forti alla pancia, mi chiama e mi dice "forse ci siamo". Percorro i circa 20km che mi separano da E. con serenità sapendo che avevamo tutto il tempo necessario per vivere quel momento. Entrata in casa trovo E. che si sforza di sorridere, un pochino pallida ma comunque serena. Il più agitato di tutti era il papà già pronto con le borse in mano per andare in ospedale. La visita effettuata intorno alle 22 mi rivela che siamo a circa 4 centimetri, e dall'auscultazione del battito scopro che L. sta bene. Ogni 15 min ausculto il battito di L.

perché è piccola, magra e soprattutto pretermine, tutto bene.

Le contrazioni da travaglio iniziano a farsi sentire e E. che aveva considerato l'opzione di fare l'epidurale mi chiede di andare in ospedale. Saliamo in macchina per quei pochissimi minuti che ci separano dall'ospedale le contrazioni si fanno più intense ed E. non sorride più, si sente male, ha la nausea. Arrivati in ospedale le fanno la visita, 5 centimetri, un centimetro in poco meno di 30 min. Abbiamo capito, L. ha deciso di nascere e anche in fretta. Manca poco e i dolori si fanno sempre più forti, E. cerca di trattenere le urla fino a quando la collega ostetrica le dice che può lasciarsi andare, che può fare ciò che il corpo le dice di fare. E allora si libera e inizia a usare la voce, con vocalizzi, urla e parole dolci per L.

È mezzanotte e siamo a dilatazione completa, inizia il periodo espulsivo. Il papà di L. che aveva tanta paura di non essere abbastanza come sente urlare E. inizia a sentirsi a disagio, come la vede spingere e sentire che prova dolore si sente proprio male e decide di uscire dalla sala parto, accoglierà la piccola appena nata ma ora proprio non se la sente. Il tempo di uscire dalla stanza, passano 10 minuti e la piccola L striscia fuori dalla pancia della mamma. È un piccolo batuffolo con tanti capelli. Vado a chiamare il papà, aveva paura della visione del sangue da quanto mi ha detto prima del parto, è vero che ne ha perso davvero poco ma cerco di prepararlo. Come apriamo la porta della sala parto e vede la piccola L. per la prima volta nemmeno fa caso a ciò che si vede e a ciò che non si vede si precipita da E. che ha la piccola sulla pancia. È in estasi anzi, sono in estasi, sono tutti e tre innamorati.

L. è piccolina e nata lievemente pretermine fa ancora fatica ad attaccarsi al seno e per lei il parto è stato molto stancante. Li lascio verso le tre del mattino, tutti e tre addormentati, L. sulla pancia di E. e il papà seduto accanto al letto che tiene la mano di tutte e due. Li lascio così andando via in punta di piedi, per non disturbare, ci saremmo poi riviste a casa con calma. Li lascio con la consapevolezza che il parto che hanno desiderato, e che temevano avvenisse troppo presto, è andato invece nel migliore dei modi e con una serenità infinita chiudo la porta della camera e torno a casa.

Video racconto del parto a 37 settimane

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