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Depressione post-partum: storie vere

di Valentina Colmi - 30.07.2015 Scrivici

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Storie di depressione post-parto: racconti di vita di chi è rimasta vittima di questa malattia e di chi, invece, è riuscita ad affrontarla e superarla con un adeguato supporto psicologico

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Storie di depressione post-parto

Erin Sutherland Told poteva essere salvata. Erin è una donna sola, madre di due bambini: la più piccola – Chloe - ha soltanto 9 mesi. Chloe non c'è più, strangolata dalla sua mamma. Erin soffriva di depressione post partum e nessun l'ha aiutata.
Capisco in che disperazione si sia trovata: anche io ne ho sofferto e a 3 mesi dalla nascita della mia prima figlia ho chiesto aiuto in ospedale. È iniziato così il mio percorso di rinascita, tanto da decidere di avere un'altro bambino. Vittoria è nata 3 mesi fa e non è un caso che si chiami così.

Cosa ho imparato dalla malattia

Sono stata fortunata. Qualcuno dirà che sono stata anche coraggiosa, ma in realtà si è trattato soltanto di istinto di sopravvivenza: con la malattia – che stava condizionando il mio matrimonio, la mia vita e soprattutto il legame con Paola – non ci volevo più convivere. Dico sempre che la dpp in realtà sia stata una benedizione: se anche voi come me credete che nulla accade per caso, allora sapete anche che ciò che ti succede di brutto in realtà è un disegno per renderti più forte. Prima della depressione non avevo alcuna fiducia in me stessa, ora so che ho superato dei momenti terribili e che l'ho fatto da sola grazie al supporto di mio marito e della mia stessa bambina.

È importante chiedere aiuto

Per questo mi viene una grande rabbia quando sento dire, ancora da altre mamme purtroppo, che se una donna si sente triste o stanca o non è così felice di avere un figlio, deve farsi forza e non lamentarsi. I bambini non sono sacrifici e rinunce. Sono gioia e sorpresa. Quando si vive il rapporto con il proprio bimbo come un peso, quando si piange, quando si prova ansia e paura a stare con lui oppure si pensano delle cose terribili, allora è il momento di fregarsene del giudizio altrui e chiedere aiuto.

Penso che se non lo avessi chiesto mi sarei lasciata lentamente andare. C'erano delle mattine in cui non volevo alzarmi dal letto e in cui desideravo solo dormire. Volevo dimenticarmi degli impegni della giornata e della cura di mia figlia.

La depressione post parto è una malattia 

La depressione post partum è subdola: non è detto che ti colpisca subito, ma a distanza anche di 6 mesi dalla nascita del bambino, quando non è più un neonato e richiede ancora più energie. Oppure – semplicemente – una donna continua a trincerarsi dietro il pensiero che se non è felice può trattarsi di una situazione transitoria. Purtroppo non è così: la depressione post partum è una malattia e da sola non se ne andrà. Bisogna sconfiggerla con l'aiuto di un professionista serio.

Eppure a volte questo preziosissimo sostegno viene negato, come è successo a Erin che – avendo già sofferto di dpp con il primo figlio – sapeva che con la seconda stava affrontando la stessa cosa. Eppure i medici inglesi a cui si è rivolta le hanno letteralmente sbattuto la porta in faccia dicendo che ormai non poteva più richiedere aiuto perché la bimba aveva già 9 mesi. Si tratta di una storia davvero tristissima perché le vite spezzate sono due: quella di Chloe che non tornerà più e quella di Erin che forse è viva nel corpo, ma nella mente si è spenta. Erin era una mamma single – anche questo è uno dei motivi per cui si può scatenare la dpp – e stava lottando con l'ex compagno per l'affidamento dei figli.

Non chiamatela mamma Medea: la doppia colpa – professionale e umana - è solo di chi non ha ascoltato il suo grido di aiuto urlato a squarciagola.

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