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Partorire un feto morto
Partorire un feto morto è un'esperienza incredibilmente dolorosa. Dopo aver affrontato lo shock emotivo iniziale, è difficile affrontare la vita quotidiana senza il bambino che si aspettava con tanto entusiasmo e ci si ritrova a fare i conti con sentimenti contrastanti e intensi. I tempi della guarigione fisica ed emotiva non sono uguali per tutti ed è molto importante essere clementi, gentili con se stessi, allontanando sensi di colpa e domande che non sempre trovano risposta.
Definizione
A livello internazionale ogni neonato di età gestazionale ≥ 22+0 settimane deve essere considerato come nato morto laddove diagnosticato antepartum o con Apgar 0 al 1°e al 20° minuto se morto intrapartum. In caso l'età gestazionale sia ignota utilizzare il criterio del peso alla nascita ≥ 500 g e/o la lunghezza vertice‑tallone ≥ 25 cm.
In Italia la normativa stabilisce che in "viene definito nato morto il feto partorito senza segni di vita dopo il 180° giorno di amenorrea, equivalente a 25 settimane + 5 gg di età gestazionale"
Cause della morte del feto
La morte endouterina fetale (MEF) è una tragedia che può essere associata a diversi fattori di rischio, e spesso la comprensione delle cause è complessa e non sempre immediata. Ciò che emrge dai dati disponibili è che:
- la causa più comune è la disfunzione placentare, responsabile del 32.8% dei casi. La placenta svolge un ruolo cruciale nel fornire nutrimento e ossigeno al feto, e qualsiasi compromissione della sua funzione può portare a gravi conseguenze.
- Seguono le patologie del cordone, che contribuiscono al 12.3% dei casi, e possono coinvolgere alterazioni emodinamiche come la trombosi, associate o meno a anomalie anatomiche congenite o acquisite.
- le infezioni rappresentano un altro importante fattore di rischio, contribuendo all'11.6% dei casi di MEF;
- le patologie fetali, tra cui anomalie congenite, rallentamento della crescita fetale, emorragia feto-materna, isoimmunizzazione, trasfusione feto-fetale e idrope non immune, costituiscono l'11.4% delle cause di MEF;
- le patologie materne, come il diabete e i disturbi ipertensivi, contribuiscono al 6.3% dei casi,
- la rottura dell'utero è responsabile dell'1.8%.
Inoltre nel 18% dei casi, la causa della rimane inspiegabile.
Dove vengono sepolti i bambini nati morti?
In Italia, la questione della sepoltura dei bambini nati morti è disciplinata da precise normative, garantendo il riconoscimento del diritto alla sepoltura in diversi contesti. La dichiarazione di nascita è obbligatoria per i neonati senza vita, e ciò conduce automaticamente al diritto alla sepoltura. Secondo la legge la sepoltura è obbligatoria nei seguenti casi:
- dopo le 28 settimane il feto va registrato come nato morto e sepolto,
- dalla 20° alla 28° settimana, i genitori, entro 24 ore, possono esprimere la volontà di farsi carico della sepoltura oppure delegare la struttura ospedaliera, che opera insieme agli enti comunali.
La normativa italiana prevede che i genitori possano richiedere la sepoltura anche per i prodotti del concepimento con un'età gestazionale inferiore alla soglia di definizione di "nato morto", ma la normativa può variare da regione a regione.
Induzione al parto feto morto
Il parto dovrebbe essere espletato in tempi rapidi nel caso di:
- sepsi,
- preeclampsia,
- distacco di placenta,
- rottura delle membrane amniotiche al momento della diagnosi di MEF.
In tutti gli altri casi, si tende ad attendere 48 ore - se le membrane sono integre, in assenza di segni clinici e laboratoristici di infezione, preeclampsia, sanguinamento e CID.
Si procede con un'induzione e parto vaginale che nel 90% dei casi avviene entro le 24 h. Il parto cesareo va riservato in particolari circostanze (ad esempio se c'è il rischio di rottura dell'utero).
Come affrontare un lutto al parto?
Affrontare un lutto al parto è un'esperienza devastante e unica, caratterizzata da una gamma intensa e complessa di emozioni. Dopo la perdita di un bambino, è normale attraversare fasi di dolore, ansia, shock e intorpidimento. Ricorda che non esiste un modo giusto o sbagliato per elaborare il lutto: ogni persona affronta il dolore in modo diverso. Il processo di elaborazione del lutto può essere imprevedibile, con alti e bassi che passano dalla disperazione alla speranza, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana.
Ai sentimenti, al dolore, alle emozioni, alle aspettative tradite si aggiungono anche gli effetti dei cambiamenti ormonali post-parto, che possono influire sui sentimenti. È fondamentale concedersi il tempo e lo spazio necessari per elaborare il dolore, essere gentili con se stessi e riconoscere che la guarigione fisica ed emotiva richiede tempo.
Durante questo percorso, possono emergere sentimenti come colpa e rabbia, normali reazioni a un'esperienza così traumatica. È importante accettare questi sentimenti come parte del processo di lutto e non giudicarsi duramente.
Normale sentirsi in colpa quando si inizia a sentirsi un po' meglio, come se ciò implicasse un'oblio del proprio bambino: ricorda che guardare avanti non significa dimenticare il passato.
Ogni individuo ha il proprio percorso unico, e il tempo è un alleato prezioso nella ricerca della guarigione: parla con le persone che ti amano e che ami, piangi senza freni, libera i tuoi sentimenti, racconta la tua storia più e più volte, scrivi, dipingi, metti su carta il tuo dolore, chiedi supporto psicologico e quando sarai pronta guarda al futuro senza paure.