Tocofobia
Non prendetemi per pazza, ma ho sempre avuto paura del parto, o meglio ho sempre avuto un totale e netto rifiuto. Non che io non abbia istinto materno, perché adoro i bambini. Più che altro è l’atto in sé che mi fa accapponare la pelle. È così che ho scoperto di soffrire di tocofobia e a parlarcene è una vera esperta: la dott.ssa Valentina Pontello, medico ginecologo, che offre consulenze specialistiche on-line, collabora con il canale salute de «La Stampa» e con l’associazione CIAOLAPO Onlus, per il sostegno psicologico nella perdita in gravidanza e dopo il parto. A suo dire “il miracolo della vita è la cosa più bella”, perché “vedere crescere un piccolino dalle dimensioni di un chicco di riso a quelle di un bambino bello e paffuto è un mistero che si rinnova ogni giorno, portando tanti cambiamenti nella vita di chi affronta questo viaggio meraviglioso, ma non privo di insidie”.
Il momento del parto
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Paure innate o insensate?
Come ha più volte esternato su blog, forum e riviste cartacee, le fobie rappresentano delle vere e proprie paure ingiustificate, che possono portare a condotte di evitamento delle situazioni in cui possiamo trovarci esposti a ciò che temiamo. In particolare, si distinguono diverse fobie a seconda dell’oggetto delle proprie paure: agorafobia (paura degli spazi aperti), claustrofobia, fobia sociale, fobia di animali (aracnofobia, paura dei cani, degli uccelli, ecc.), fobie sessuali. Poco conosciuta è invece la tocofobia, ovvero la paura della gravidanza, e in modo particolare del parto (LEGGI).
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La tocofobia, questa sconosciuta...
Si tratta di una paura che si manifesta quando un soggetto evita la gravidanza. La situazione può essere misconosciuta e non giungere all’attenzione del medico. In particolare, per questo tipo di fobia è più difficile applicare la terapia cognitivo-comportamentale di esposizione graduale allo stimolo fobico, perché o si è incinta o no. È lì che risiede la questione spinosa. La differenza rispetto ad una normale ansia al pensiero del parto (molto comune, soprattutto nel terzo trimestre) è data dal fatto che la paura è estrema e domina la mente a tal punto che può essere il motivo principale e la causa scatenante che fa sì di evitare una gravidanza, rinunciando quindi ad avere un bambino desiderato. Estremizzando: alcune donne praticano una contraccezione rigida, altre possono richiedere addirittura la sterilizzazione permanente.
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Chi è a rischio?
Le pazienti maggiormente a rischio sono coloro che hanno avuto esperienze di parto negative, soprattutto se ci sono state manovre ostetriche invasive (LEGGI), ad esempio secondamento manuale o raschiamento senza anestesia, un travaglio particolarmente prolungato e difficile, oppure un taglio cesareo di emergenza in condizioni drammatiche (ad esempio per distacco di placenta). In altri casi, il parto è stato regolare, ma percepito dalla donna come una violenza al suo corpo, tanto da portare ad un disturbo da stress post-traumatico, con conseguenze di depressione post-partum. E se una donna è alla sua prima gravidanza? Può soffrire benissimo di tocofobia e richiedere un taglio cesareo, al fine di evitare il parto naturale. Bisogna però ricordare che il taglio cesareo è un intervento chirurgico addominale (LEGGI), e come tale è di gran lunga più invasivo e rischioso rispetto al parto per via vaginale. La possibilità di ricorrere al parto con analgesia, in un ambiente accogliente, deve rappresentare un motivo di rassicurazione.
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Come curare questa fobia?
È importante agire a livello di prevenzione, dedicando tempo alla comunicazione, ed in modo particolare all’esperienza del parto. In questo senso, frequentare un corso preparto può essere utile a ridurre l’ansia, così come corsi di yoga o di rilassamento, che focalizzano la concentrazione sulla respirazione. In determinati casi, si può ricorrere ad un breve periodo di psicoterapia per sciogliere i conflitti interiori legati al vissuto.
Per ulteriori informazioni:
J Cockburn, ME Pawson, Psychological challenges in Obstetrics and Gynecology, Edizioni Springer, 2007.