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Tempo scaduto, ma il bambino non vuole nascere. Che fare?

di Ingrid Busonera - 13.01.2017 Scrivici

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La gravidanza ha una durata media di 40 settimane ma sono considerati a termine anche i bimbi che nascono tra le 38 e le 42 settimane. Se però la gravidanza si protrae oltre il previsto mamma e bebè sono sottoposti a controlli continui e si può indurre il parto

In questo articolo

Cosa fare se il bambino non vuole nascere?

La gravidanza ha una durata media di 40 settimane, ma sono considerati a termine anche i bimbi che nascono tra le 38 e le 42 settimane cioè con uno scarto di quindici giorni prima o dopo della data presunta del parto. Se però la gravidanza si protrae oltre il previsto mamma e bebè sono sottoposti a controlli continui e monitoraggi per verificarne lo stato di salute e se si superano i 10-14 giorni oltre la DPP (data presunta del parto) il ginecologo decide di intervenire somministrando farmaci per indurre il travaglio e il parto.

Siamo arrivate al termine, stanche e affaticate e non vediamo l'ora che il piccolo nasca. La valigia è pronta, il corredino pure, ma lui proprio non ne vuole sapere di venire al mondo! Così il nostro ginecologo decide di tenerci sotto controllo, ci fa eseguire i "tracciati" (cardiotocografia o monitoraggio) per monitorare il battito cardiaco del bimbo e per vedere se l'apparecchio rileva qualche contrazione ma niente sembra smuoverlo. Così un bel giorno, quando ormai siamo nella 42° settimana il ginecologo ci spiega la situazione: la placenta ormai è vecchia e continuare a far andare avanti la gravidanza potrebbe significare far mancare nutrimento ed ossigeno al bimbo, in più anche il liquido amniotico potrebbe scendere troppo al di sotto dei livelli normali (oligoidramnios) creando problemi al bimbo, quindi bisogna intervenire... INTERVENIRE?? COME? Ci sono diversi metodi e anche in altri casi, se si verifica che il bimbo sta crescendo troppo (macrosomia fetale) o se la mamma soffre di diabete gravidico o gestosi (in questo caso anche prima della 41° settimana) si decide di farlo nascere con un aiutino.

Gravidanza oltre il termine, cosa fare

In questo caso si ricorre a specifici farmaci che inducono l'avvio del travaglio di parto stimolando artificialmente l'inizio delle contrazioni. Naturalmente la gestante va monitorata costantemente così come il bebè quindi la somministrazione di farmaci (prostaglandine) atti all'avvio del travaglio va fatta sotto stretto controllo medico, che deciderà caso per caso se continuare o intervenire in altre maniere

  • Il parto pilotato

Se il travaglio si è avviato ma le contrazioni non sono abbastanza forti o ritmiche tanto da non permettere una corretta dilatazione della cervice uterina, il ginecologo può decidere di pilotare il parto, guidandone l'andamento attraverso specifici farmaci (ossitocina) che regolano le contrazioni e il travaglio. Questa tecnica si usa solo là dove il travaglio sia già iniziato spontaneamente, ma si ha bisogno di un aiuto per accorciare i tempi

  • I farmaci che ci aiutano

Se il ginecologo decide di intervenire, a seconda della situazione, verranno utilizzati prostaglandine e ossitocina. Le prostaglandine sono sostanze naturali generate dall'organismo, ma in questo caso dove la donna non le produce o non abbastanza da scatenare il travaglio, le vengono somministrate prodotte artificialmente, sottoforma di gel o candelette. Si introducono nella vagina ad intervalli di 6/12 ore, per 2/3 volte; queste hanno il compito di ammorbidire il collo dell'utero aiutandolo a dilatarsi e a far avviare le contrazioni. Tramite queste sostanze il collo dell'utero si prepara al parto

L'ossitocina è un ormone prodotto dall'ipofisi e viene utilizzata per provocare le contrazioni la dove non compaiono spontaneamente, ma anche per regolarizzarle nel caso in cui il travaglio sia già avviato. Viene somministrata sottoforma di flebo per via endovenosa e la quantità dipende dalla risposta che dà il corpo della singola partoriente

  • Come ci controllano nel caso in cui il parto sia indotto o pilotato

La pressione della mamma va tenuta costantemente sotto controllo poichè a causa di questi farmaci potrebbe subire un brusco rialzamento, in particolar modo se la mamma soffriva già di ipertensione arteriosa; fondamentale è la collaborazione da parte della partoriente che deve informare immediatamente il personale medico della comparsa di eventuali segni quali emicrania, nausea, sonnolenza, annebbiamenti della vista ecc. In questi casi infatti si potrebbe decidere di sospendere immediatamente i farmaci.

Il bebè invece va tenuto sotto controllo con il cardiotocografo, che ne rileva la frequenza cardiaca evidenziando eventuali sofferenze, controllando la quantità el liquido amniotico attraverso l'ecografia della falda e l'amnioscopia che permette di verificare se il liquido amniotico è "pulito" o se ha tracce di meconio, sangue ecc.

  • A volte serve l'amnioressi

L'amnioressi è la rottura artificiale del sacco amniotico. Per esperienza personale posso garantire che è assolutamente indolore e anzi di immenso sollievo poichè una volta rotto il sacco il bimbo ci metterà davvero poco a nascere! Per praticare l'amnioressi il ginecologo o l'ostetrica utilizzerà un piccolo strumento appuntito che sfiorando le membrane le romperà provocando la perdita del tappo mucoso e del liquido amniotico. In questo modo le contrazioni diverranno più regolari e il travaglio diventerà più rapido e breve

  • Quando invece non si deve ricorrere a questi metodi?

Se la mamma soffre di gravi disturbi agli occhi, se soffre d'asma, se ha la placenta previa (cioè davanti all'"uscita"), se c'è un'emorragia in atto, se il peso stimato del bebè è sotto i 2 kg o se è troppo grande e si sospetta una sproporzione feto-pelvica o ancora se dal tracciato si rileva una sofferenza fetale. Anche in altri casi talvolta, se la gravidanza è gemellare o se la gestante ha subito un taglio cesareo a distanza ravvicinata, si può escludere la possibilità di indurre il parto per via naturale.

  • E se serve un cesareo d'urgenza?

In alcuni casi, quando insorgono problemi durante il travaglio, che sia insorto spontaneamente o sia stato indotto, si ritiene necessario ricorrere al taglio cesareo (cesareo d'urgenza).
I casi sono questi:

  • il bambino ha il cordone ombelicale intorno al collo che ne impedisce l'afflusso;
  • il battito cardiaco del bimbo cala improvvisamente rivelando una sofferenza;
  • il collo dell'utero nonostante i farmaci somministrati non si dilata abbastanza;
  • si verifica un distacco della placenta;

In questi casi la partoriente viene preparata per l'intervento e se la situazione non è critica potrà vedere il bebè appena nato perchè verrà fatta anestesia spinale.

 

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