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Rottura delle acque
Incontro molte donne in gravidanza nei corsi di accompagnamento alla nascita che normalmente tengo presso i centri in cui collaboro e c’è una domanda, una questione che è sempre molto comune: la rottura delle acque. Quando succede cosa faccio? Devo correre? Se non me ne accorgo?
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Rottura delle acque senza accorgersene. È possibile?
Vorrei proprio rispondere come prima cosa alla domanda se è possibile non accorgersi di aver rotto le acque. Per far ciò occorre fare una premessa, ci sono due opzioni di rottura delle membrane (perché in realtà non si rompono le acque ma le membrane che contengono le acque ovvero il liquido amniotico): una rottura bassa e una rottura alta.
- La rottura bassa è la classica rottura da film, quella per intenderci dove avviene una sorta di allagamento della donna per cui è assolutamente impossibile non accorgersi che sta accadendo.
- La rottura alta è invece la più difficile da riconoscere, in pratica le membrane non si rompono in basso, vicino al collo dell’utero, ma di lato o in alto dentro l’utero. Quindi non fuoriesce una grossa quantità di liquido ma un continuo gocciolio. In questo caso è possibile che inizialmente non ci si accorga ma il sospetto viene quando questo gocciolamento è davvero persistente. Accade che le mamme pensino “ok i casi sono due, o le perdite della gravidanza sono diventate più abbondanti oppure sta succedendo qualcosa, in ogni caso mi vado a far controllare” ed ecco che si scopre la rottura alta con un piccolo test per capire se quelle perdite siano o meno liquido amniotico. Quindi in realtà esiste una rottura un pochino più silente del classico ma il dubbio viene lo stesso.
Cosa fare quando si rompono le acque
La seconda classica domanda che mi viene posta è: cosa fare quando si rompono le acque. Dovete sapere che esistono protocolli ospedalieri differenti da regione a regione e non solo anche da ospedale ad ospedale per capire cosa fare quando si rompono le acque.
Il primo fattore però discriminante comune a tutte le procedure è il quando, ovvero se siamo a termine di gravidanza oppure no.
- Nel primo caso, non è un’emergenza e non bisogna correre in ospedale, a meno che il liquido che vedete fuoriuscire abbia un colorito verde o rosso/marroncino.
- Nel secondo caso, a prescindere dal colore del liquido bisogna recarsi quanto prima in ospedale perché siamo di fronte alla cosiddetta rottura prematura delle membrane.
Consideriamo a termine di gravidanza tutte quelle mamme che partoriscono dalla 38 settimana di gravidanza, alcuni protocolli ospedalieri anche a 37 settimane. Prima di quella data dobbiamo andare in ospedale subito.
Rottura prematura delle acque, cosa fare
Abbiamo parlato del caso in cui avvenga una rottura prematura delle membrane (le chiamerò membrane e non acque per questioni di correttezza scientifica del linguaggio) e del fatto che ci si debba recare in ospedale subito. Stiamo parlando solo del caso in cui si rompano le acque prima del termine della gravidanza. Esiste un’altra dicitura che però non è “prematura” riguardante la rottura delle membrane ovvero l’uso del termine “precoce”.
Una rottura precoce delle membrane è l’evento che avviene prima dell’insorgenza del travaglio di parto. Ovvero, quando una donna a termine di gravidanza rompe le acque prima che inizino le contrazioni del travaglio. Devo ammettere che se il primo caso di rottura prematura delle membrane non è frequentissimo, il secondo caso di rottura precoce delle membrane è molto comune.
Ed è in questo caso (quello della rottura precoce) che intervengono una serie di fattori legati ai protocolli clinici dei diversi ospedali, per cui il consiglio è di informarvi prima con l’ospedale che avete scelto per partorire su come agiscono loro in questi casi.
Vi farò alcuni esempi, alcuni ospedali richiedono che con il risultato del tampone di fine gravidanza positivo si vada in ospedale immediatamente avvenuta la rottura delle acque altri invece dicono entro 3-4 ore.
Ancora, in alcuni ospedali quando avviene di rompere le acque con tampone negativo richiedono che la donna sia in ospedale entro 6 ore, altri invece subito. Come vedete non c’è uniformità in questo quindi per questo motivo consiglio di chiedere come si comportano le strutture scelte.
Dalla rottura delle acque quanto manca al parto
Una bella domanda è quanto manca al parto dalla rottura delle acque nel senso che non c’è una risposta sempre identica. Dipende, da tanti fattori primo tra tutti se la rottura è avvenuta prima o durante il travaglio. Se durante il travaglio tutto sommato possiamo calcolarlo in base al momento in cui avviene, ad esempio se si rompono ad una dilatazione di 4 cm mediamente potrebbero volerci altra 4 ore. Nel caso in cui avvenga fuori dal travaglio invece non possiamo saperlo.
Cioè non possiamo sapere se il primo segnale che sta iniziando il travaglio sia proprio la rottura delle acque oppure sia avvenuta per altri motivi, ad esempio la molta tensione del sacchettino dovuto a molto liquido, ad infezioni ecc ecc.
Quindi tutto sommato non possiamo prevedere dopo quanto tempo avverrà il parto. Anche in questo caso intervengono però i protocolli dei vari ospedali, nel senso che una volta rotto il sacco amniotico non lasciamo mai il bambino un tempo indefinito dentro l’utero con sempre meno liquido.
Esistono dei protocolli differenti in cui però lo scopo unico è: se passa più di tot tempo (12-24 ore) dalla rottura delle acque all’inizio del travaglio interveniamo noi con l’induzione. Questo perché il sacco e il liquido amniotico fungono comunque da protezione per il bambino contro ad esempio i traumi fisici e le infezioni e lasciare un bambino senza liquido non è una procedura sicura.
Come stimolare la rottura delle acque
La domanda non è come stimolare la rottura delle acque ma perché farlo. Cioè non esiste alcuna evidenza scientifica che ci dica che le acque si devono per forza rompere durante il travaglio e il parto (tranne alcuni casi in cui si decide di romperle per motivi clinici).
Anzi, più il sacco amniotico resta integro più è preservato il benessere del bambino e, in ogni caso, dovesse avvenire che si rompa sarebbe un processo fisiologico dettato dal travaglio. Esistono i bambini cosiddetti “nati con la camicia”, e significa proprio questo, bimbi nati tranquillamente dentro il loro sacchettino integro con tutto il loro liquido amniotico.
Quindi io sconsiglio vivamente qualsiasi pratica scientifica (a meno di precise indicazioni cliniche) o tradizionale che abbia come scopo finale la rottura del sacco amniotico.
Esistono alcuni casi, che dovrebbero essere accuratamente selezionati, in cui la rottura delle acque viene praticata dall’ostetrica o dal ginecologo volontariamente. Questa procedura si chiama amnioressi o amniorexi. In buona sostanza accade che con un uncino di plastica si fa un buchino nel sacchettino teso contenente bambino e liquido amniotico. Non è una procedura dolorosa per il bambino, potrebbe invece essere un pochino fastidiosa per la mamma.
Perché si fa? In alcuni casi di travagli molto molto lunghi o in cui il benessere del bambino inizia a dare segni di cedimento può effettivamente essere utile per sbloccare il travaglio e farlo partire definitivamente. Ma torno a ripetere devono essere casi accuratamente selezionati, non è una procedura che accorcia i tempi del travaglio e non deve essere usata come tale. Per capire che utilizzo fanno gli ospedali che avete scelto della rottura indotta potete sicuramente chiedere in sala parto o al corso di accompagnamento alla nascita se lo svolgete nella stessa struttura.
Il mondo rottura delle acque è molto affascinante perché se da un lato è un segnale che qualcosa sta avvenendo, il fatto che non sia assolutamente obbligatorio che accada avvolge questo evento in un alone di mistero. Prendiamola così, nel momento in cui dovesse succedere che vi si rompano le acque in pubblico, nel terrore generale voi sappiate che avete il tempo di salire in macchina e andare in ospedale.
Unica eccezione che torno a ribadire perché importantissima, è questa: se capita che non siate a termine di gravidanza o che siate a termine ma il liquido non sia chiaro andare subito in ospedale a controllare il benessere vostro e del bambino.