"Parole in posa” nasce con l’obiettivo di offrire una nuova versione dei ricordi: leggerli anziché guardarli. Abbiamo intervistato Christian Bergamo, l'autore di questo progetto
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Parole in posa, il successo della start up di Christian Bergamo
"Le parole hanno questo potere, rievocare i ricordi che l'immagine non può raccontare". E' questa la frase che evoca lo spirito di "Parole in posa", il progetto di successo di Christian Bergamo. Parole in posa è leggere i ricordi, perchè secondo l'autore, ogni vita è una storia meravigliosa e va raccontata con le parole giuste.
Christian è autore, content creator, pubblicitario e padre di due figli. Da sempre appassionato di scrittura, decide di raccontare l'attesa del suo primo figlio, di nascosto da Lei, sua moglie Chiara, su una pagina Facebook, da cui è nato poi un libro edito da Longanesi "Quasi Padre". In poco tempo i suoi post sono diventati virali e oggi ha tantissimi follower.
Poi a Dicembre nasce l'idea di "Parole in posa", una star up innovativa che piace tantissimo per la sua originalità e perchè come sottolinea Christian "è molto bello vedere, soprattutto in questo periodo, come le parole abbiano ancora un peso".
Abbiamo chiesto a Christian di spiegarci meglio l'idea di Parole in posa e cosa sono i ritratti a parole.
Un’idea davvero originale quella di "Parole in posa". Da dove nasce?
Ho sempre pensato che alle parole non si dava il giusto peso riguardo alla questione-
ricordi. Siamo abituati a fare foto e video ma in pochi fermiamo il tempo con la
scrittura, per pigrizia o incapacità.
Io l'ho sempre fatto per amici e famigliari in occasioni particolari. Ero quello che scriveva i bigliettini di auguri, avevo questo compito ingrato, toccava sempre a me, e talvolta mi allargavo con lettere lunghissime o addirittura piccoli libri (come per un matrimonio di cui sono stato testimone). Quindi, insieme, a un'agenzia fotografica di Roma (Ticonzero) abbiamo provato a vendere il servizio-racconto abbinato alle fotografie in studio, in pratica il non detto delle immagini veniva riversato in parole. Il risultato è stato sconvolgente. Abbiamo avuto talmente tante richieste, anche scollegate alle foto, che ho deciso, insieme a mia moglie, di avviare questa piccola start up.
Cos’è un ritratto a parole? Come funziona?
Un racconto personalizzato che, a differenza della foto, non ferma il momento ma ripercorre un tempo (anche lunghissimo), andando a fondo su emozioni, sensazioni, dettagli. Chi lo richiede si mette "in posa" (ormai in videochiamata dato che le richieste arrivano da tutta Italia) e racconta a uno scrittore (principalmente io), vita, vicende o esperienze legate a se stessi o al destinatario del ritratto.
Quella è la prima fase stupenda del progetto, perché la chiacchierata è terapeutica, si torna indietro di molti anni, si ricordano aneddoti, si ride, spesso si piange, perché è difficile trattenere una sensazione quando esce fuori spontanea.
Poi ne viene fuori un testo narrativo, con tanto di tono di voce specifico, sinossi, personaggi ben delineati, un racconto che dovrebbe rappresentare al meglio la persona.
La lunghezza del testo e il supporto possono essere scelti dall'utente. C'è la lettera, la cornice, la pergamena, il libro, insomma ognuno può ricevere il racconto che più gli piace. Da appendere o conservare.
A chi è rivolto? Per quali occasioni?
A tutti per ogni motivo. Un matrimonio, un compleanno, un anniversario, una ricorrenza speciale, un viaggio, una laurea. Quando sentiamo di dover dire qualcosa a qualcuno o quando vogliamo fare un regalo originale,
è sempre il momento giusto per avere un ritratto a parole.
Per quanto riguarda il valore emozionale di questi ritratti a parole, perché qualcuno dovrebbe rivolgersi ad una persona esterna per tradurre le proprie emozioni in parole?
Ci rivolgiamo a professionisti per i servizi fotografici, nonostante abbiamo cellulari super tecnologici, perché sappiamo che di sicuro loro lo sanno fare meglio. Questo vale anche per i ritratti a parole, perché ci si rivolge a qualcuno che di mestiere scrive romanzi, quindi sa trovare le parole adatte e ha la sensibilità per trasmettere delle emozioni.
E poi c'è quel limite che ci autoimponiamo di non dire mai grazie o scusa, che grazie al ritratto, abbiamo l'occasione finalmente di dire a qualcuno. E se scritto da altri, è più facile.
La gente lascia trasparire facilmente le proprie emozioni o ha difficoltà? E in che modo lo fa?
Il momento della call è il più delicato, si trovano davanti uno sconosciuto e c'è un muro da scalare insieme. All'inizio sono titubanti ma se lo hanno scelto, significa che ne hanno necessità. Poi io gli dico che non sono un tereapeuta che dà consigli nè un amico. Io ascolto e so fare le domande giuste, e loro lentamente si lasciano andare, si sfogano, sono estrememente sinceri perchè sanno che non stanno parlando con me ma che io sono solo un tramite. E mi piace quando ci stiamo per salutare e mi dicono che l'esperienza potrebbe pure finire qui, perché è già stato gratificante così.
Quali sono i ritratti più richiesti?
In un paio di mesi ne abbiamo sentite tantissime di storie. Una ragazza che lo ha regalato ai suoi quattro amici che quest'anno compiono tutti 40 anni, due sorelle alla madre rimasta sola, ovviamente coppie, o un regalo ai figli per raccontargli come si è creata la famiglia. E poi compleanni, matrimoni, ma quello che più mi ha colpito è stata la storia di una donna scomparsa per un brutto male. I destinatari erano i suoi due figli piccolissimi, e il regalo era da parte dei loro cugini. Una sorta di testamento da leggere in futuro, lì ho capito quanta responsabilità e quanta magia.
Lei condivide questo progetto con la sua compagna. Avete entrambi la passione per la scrittura o vi occupate di mansioni diverse?
Io sono lo scrittore, e lei tiene le fila di tutto.
Abbiamo altri lavori (e due figli) ma questo è un progetto che ci sta unendo tanto, e che ci piace condividere, perché ha a che fare con l'aiutare gli altri, e ogni volta è una bellissima sensazione ricevere i feedback di chi riceve i ritratti.
L'intervistato
Christian Bergamo nasce a Roma nel 1985. Apre per gioco una pagina facebook anonima "Quasi Padre" in cui racconta l'attesa della paternità, e in poco tempo sono migliaia le persone che cominciano a seguirlo. Da lì la pubblicazione di un romanzo con Longanesi. Oggi è autore, content creator, pubblicitario e padre di due figli. Ha lanciato la start up "Parole in posa" insieme alla moglie Chiara.