Nell'ultimo ventennio sono praticamente raddoppiate le gravidanze gemellari. Nel 2012 sono stati circa 8.550 i parti plurimi (per 17mila neonati), quindi il 3% delle gravidanze: all'inizio degli anni Novanta erano solo l'1,1% del totale.
Un vero e proprio boom che interessa gli esperti che si sono incontrati in occasione di un convegno sul tema presso l'Istituto Superiore di Sanità.
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Ma come si spiega questa crescita così esponenziale?
Da un lato è aumentata negli ultimi anni l'età della madre e dopo i 35 anni, spiega Mario De Curtis, primario della Terapia intensiva neonatale del policlinico universitario Umberto I, i livelli più alti di gonadotropine stimolano l'ovaio a produrre più ovociti ad ogni ciclo per aumentare le probabilità di successo, ma così salgono anche le probabilità di una gravidanza gemellare.
Inoltre non è da sottovalutare il sempre maggiore ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita che indubbiamente favorisce la gravidanza plurima.
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Ma con il boom dei parti gemellari si propone con forza il problema dell'assistenza alle mamme e ai bambini.
In Italia siamo in grado di stare al passo con questo grande cambiamento sociale e sanitario? Gli esperti rispondono di no e sottolineano che i posti letto nelle terapie intensive neonatali sono del tutto insufficienti.
Avere a disposizione strumenti, posti letto e tecniche al'avanguardia può salvare le vite dei neonati - la metà dei parti gemellari avviene prematuramente e il rischio di nascere con un peso inferiore al chilo e mezzo è per i gemelli più alto di 10 volte - e in molti casi nascere al Sud o al Nord può fare la differenza tra vivere o morire.
Nelle regioni centromeridionali la mortalità neonatale è più alta e spesso, dopo la nascita, i bambini vengono trasferiti in ospedali lontani da casa costringendo i genitori a viaggi della speranza faticosi e molto costosi.