Affidamento familiare o residenziale
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La legge n.184/1983 e le modifiche successive stabilisce che
l'affidamento familiare
è assolutamente prioritario rispetto all'inserimento in comunità e invece, da quanto emerge da un recente incontro svoltosi a Milano tra l’Associazione Italiana Magistrati per i Minorenni e la Famiglia e il Tavolo Nazionale delle Associazioni e Reti di Famiglie Affidatarie, l'affidamento residenziale resta ancora estremamente diffuso, soprattutto nelle regioni meridionali.
I dati al 31 dicembre 2008, infatti, mostrano che 15.200 minori erano affidati alle
famiglie
(il 50,1% a qualche parente e il 49,6% a terzi) e 15.500 erano affidati alle
comunità
.
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Le
differenze regionali
sono evidenti: "
le modalità operative dei servizi territoriali del Centro e del Nord siano maggiormente orientate a privilegiare l’affidamento familiare
" mentre al Sud c'è una prevalenza ad affidare i minori ai servizi residenziali.
A preoccupare gli esperti è soprattutto il dato relativo alle scelte in materia di affido di
bambini da 0 a 2 anni
: nel 56,8% dei casi i bambini di questa età vengono affidati ai servizi residenziali. E per il futuro le prospettive non sono rosee: la spesa sociale ha subito dei tagli e lo Stato non ha definito ancora i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che dovrebbero essere garantiti su tutto il territorio.
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Gli esperti stilano
dieci punti
per rilanciare l’affidamento familiare in Italia: rilanciare la promozione dell’
affido familiare
; completare la
regolamentazione
in materia (linee guida nazionali, leggi regionali, regolamenti locali, protocolli operativi); assicurare in tutti i territori l’istituzione dei servizi per la famiglia e dei servizi per l’affido e percorsi di formazione congiunta tra servizi e associazioni; potenziare il
sistema di monitoraggio
degli interventi di tutela dei minori fuori famiglia; potenziare la prevenzione degli allontanamenti dei minori dalle famiglie; assicurare affidi basati su
valutazioni
diagnostiche e prognostiche della situazione, progetti individuali condivisi, costante monitoraggio dei percorsi; garantire l’ascolto e il coinvolgimento attivo del minore, della famiglie di origine e affidatarie; assicurare preparazione e
sostegno ai minori
, alle famiglie d’origine e affidatarie; tenere distinte le finalità dell’affido e dell’adozione; valorizzare il ruolo delle associazioni.
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