La coppia senza figli, come funziona secondo la scienza?
Concludiamo il nostro viaggio nella scienza dell'amore affrontando un argomento di stretta attualità: il calo della natalità in Italia. Se osserviamo un disegno che raffigura un matrimonio negli anni Cinquanta vediamo due sposi circondati dai testimoni, da molti bambini e pochi anziani. La piramide demografica aveva la sua forma classica. Oggi la situazione si è rovesciata: i bambini sono praticamente dimezzati e gli anziani invece moltiplicati. Questo è quello che è successo nel nostro Paese molto più che altrove. Con questo ritmo i giovani stanno scomparendo e le nascite si ridurranno sempre più al lumicino. Ma quello che è più grave è che il rapporto numerico tra vecchi e giovani ci regala situazioni sempre più difficili dal punto di vista economico. Ci sono paesi, invece, in piena esplosione demografica con previsioni di crescita a volte impressionanti, come la Nigeria che secondo certe stime a fine secolo potrebbe avere 800 milioni di abitanti.
Insomma tutto il nostro pianeta sta cambiando rapidamente e continuerà a farlo ecco quello che sta succedendo.
In questo articolo
Il tasso di natalità nel mondo e in Italia
Il tasso di natalità sta diminuendo in tutto il mondo. Nascono sempre meno bambini eppure la popolazione continua ad aumentare: siamo quasi 8 miliardi e potremmo arrivare vicino ai 9 o addirittura 10.
Ma come può la popolazione aumentare se le nascite calano? La spiegazione si chiama "teoria della transizione demografica", un modello sviluppato nel secolo scorso basandosi sulle analisi delle popolazioni dei paesi europei e nord americani. La teoria prevede che nel regime demografico detto antico - quello che oggi caratterizza ancora i paesi più poveri - i tassi di natalità sono elevati, ma compensati da quelli di mortalità. Nella seconda fase della transizione, invece, i cambiamenti generali nella società e i costi sempre più alti del mantenere una famiglia estesa producono una progressiva diminuzione della natalità, un po' come sta accadendo in India.
Infine quando il tasso di natalità e uguale a quello di mortalità si raggiunge il cosiddetto "regime moderno" in cui rientrano molti paesi del primo mondo. Il nostro Paese, in particolare, assieme al Giappone, guida il gruppo di nazioni il cui tasso di nascite è sceso ben al di sotto del livello di sostituzione. Insomma, come disse qualcuno, il più potente anticoncezionale sarebbero i soldi, nel senso di benessere.
Cosa è accaduto in Italia?
Una volta ci si sposava presto e si avevano subito dei figli: se una ragazza a 25 anni non era sposata già veniva considerata una zitella. Oggi invece ci si sposa sempre più tardi, la durata degli studi, la difficoltà di avere una casa e di trovare un lavoro sicuro sono tutti fattori che allontanano la scelta di diventare genitori. Ma ce ne sono molti altri.
Agli inizi del 900 ogni donna aveva in media 5 figli, poi questo numero è sceso a quattro, poi a tre, dopo la seconda guerra mondiale eravamo a due figli e mezzo per ogni donna e poi siamo arrivati a due. L'Italia, all'interno dei Paesi dell'Europa occidentale, è quello che più tardi scende sotto il livello di sostituzione generazionale - sotto i due figli per donna - ma quando lo fa, lo fa in maniera repentina e drastica, tant'è che, alla fine degli anni 80, è il paese con più bassa fecondità al mondo.
Oggi l'Italia è uno dei paesi con più persistente bassa fecondità: il dato del 2020 è sotto un figlio e un quarto e ci sono province, come Oristano e Cagliari, addirittura sotto un figlio (e nessuna zona in Italia comunque si avvicina a due). Oggi siamo sotto quota 400.000 nascite all'anno, solo negli ultimi 10 anni le nascite si sono ridotte di oltre un quarto che significa che, se nel 2010 nascevano quattro bambini, oggi ne nascono meno di tre.
E perfino agli immigrati che arrivano da altri paesi in Italia fanno meno figli.
Uno studio della Washington University ha previsto che la popolazione mondiale continui a crescere per i prossimi cinquant'anni fino a raggiungere 9 miliardi e 700 milioni, per poi cominciare a diminuire fino alla fine del secolo, quando gli abitanti del pianeta saranno 8 miliardi e 800 milioni, quasi un miliardo in meno ma con dinamiche molto diverse da paese a paese.
In questo secolo l'attenzione si concentrerà sempre di più sugli squilibri tra popolazione anziana e popolazione in età attiva, l'Italia è stato il primo Paese al mondo in cui gli over 65 hanno superato gli under 15 e nei prossimi anni sarà il primo paese in Europa in cui gli ultracinquantenni diventeranno la maggioranza della popolazione.
L'aspettativa di vita
Si parla spesso della possibilità biologica di vivere fino a 120 anni, ma che tipo di vita sarebbe? Sarebbe bello arrivare anche a 200 anni, ma in motocicletta e magari con una bionda sul sellino posteriore. La realtà, lo sappiamo, è ben diversa, perché non soltanto l'aumento della longevità scardinerebbe completamente il rapporto tra lavoratori e pensionati, ma anche perché le spese sanitarie aumenterebbero a dismisura, senza contare poi il numero di badanti necessarie per assistere a una quantità crescente di anziani non autosufficienti.
L'impatto economico del calo della natalità
L'aumento degli anziani, con l'allungamento della vita e la diminuzione delle nascite, ha anche un impatto economico notevole che riguarda soprattutto i giovani. Oggi in Italia per ogni pensionato ci sono appena due persone che lavorano e sono poche per pagare una pensione. E purtroppo il rapporto peggiorerà sempre: tra appena vent'anni, per continuare ad avere due persone che lavorano per pagare la pensione ad un anziano, dovrebbero avere un'occupazione tutti coloro che hanno dai 15 ai 65 anni, con un tasso di disoccupazione pari a 01.
Situazione ovviamente impossibile, inoltre più anziani - in particolare ultraottantenni - significa una crescita costante e lineare della spesa sanitaria e in Italia la spesa per la salute è già arrivata al 9% del prodotto interno lordo. Tutto questo vuol dire anche che la tradizionale sequenza studio-lavoro-pensione sarà sempre più squilibrata.
La popolazione attiva si ridurrà in proporzione ma dovrà mantenere un numero crescente di coloro che non lavorano ancora e di coloro che non lavorano più, inoltre il costo di allevare figlio oggi sta diventando sempre più alto, molto più di quello del passato quando nelle famiglie contadine tutto era più semplice. Ma anche gli orizzonti era molto limitati: qualcuno ha fatto il conto su quanto costa oggi allevare un figlio.
Quanto costa un figlio
Al contrario di molti pesci o anfibi, Homo sapiens è una specie caratterizzata da una fertilità bassa con tempi di sviluppo degli individui dilatati. Anche il tasso di mortalità della prole è basso rispetto al mondo animale: avere più figli contemporaneamente, dunque, non è la norma. Non è facile calcolare quanto costi un figlio, intanto perché fino a qualche decennio fa era inconcepibile vedere i figli come una spesa. Le stime italiane al momento parlano di una cifra compresa fra i 120.000 e i 290.000€ per crescere un figlio fino ai 18 anni. Ma mentre un tempo i 18 anni potevano rappresentare un'età media in cui i figli cominciavano a guadagnare un'indipendenza economica, ad oggi questa soglia si è sicuramente alzata.
Questo pesante fattore economico nella società attuale non sembra incida sulla decisione di avere il primo figlio, ma sembra avere un forte peso sulla scelta di averne più di uno.
Se negli anni Sessanta le famiglie con almeno quattro figli erano un milione, oggi sono poco più di 1/10.
Nei costi di mantenimento andrebbero però inclusi anche i mancati guadagni un genitore che decide di seguire molto il figlio, magari scegliendo un lavoro part-time o prendendo delle aspettative: deve, infatti, rinunciare a parte dello stipendio.
Le politiche a sostegno della natalità
Oggi in Italia si stanno prendendo misure per incentivare le giovani coppie a fare i figli, ma sono chiaramente insufficienti visti i risultati.
Anche in altri Paesi si sono trovati in una situazione analoga, come la Svezia e la Germania, per non parlare della Francia, ma le politiche adottate sono state di ben altre dimensioni.
In Svezia nel 1999 il numero di figli per donna è 1,5, cioè sotto il livello che garantisce l'equilibrio della popolazione. Il governo svedese mette in campo una serie di misure: quasi un anno e mezzo di congedo a stipendio pieno, da dividere tra padre e madre, permessi fino a quattro mesi all'anno per le madri, un assegno di 100 € al mese per ogni figlio fino a 16 anni, scuola completamente gratuita, mensa inclusa fino a 19 anni, più aree pubbliche attrezzate per i bambini, trasporti gratis per chi viaggia con un bimbo piccolo. 12 anni dopo il tasso di natalità è già tornato a due figli per donna. La Svezia dimostra che partecipazione femminile al mercato del lavoro e scelta di avere figli si possono integrare, a patto, però, di dare continua tensione a misure che aiutano la conciliazione tra tempo di lavoro e tempo familiare e a favore del coinvolgimento dei padri. Oggi la Svezia ha alti tassi di occupazione - attorno all'ottanta% - di chi si trova in età lavorativa, con una parità tra uomo e donna tra le più alte d'Europa, ma ha anche una fecondità tra le più alte.
In Germania nel 2008 il numero di figli per donna è sceso a 1,37.
Un significativo investimento fa raddoppiare i costi degli asili: per ogni figlio viene deciso un assegno di 200 € al mese fino ai 18 anni, vengono aumentati i congedi per i genitori. Nel 2016 il tasso di natalità è già risalito a 1,6 e da allora si è mantenuto sopra la media europea. Il caso della Germania dimostra che anche un paese con fecondità scesa su livelli molto bassi, se mette in atto politiche di sostegno economico e investimento alle famiglie e all'infanzia, può invertire la tendenza.
Le politiche, però, devono durare nel tempo o c'è il rischio che le persone non si fidino.
La differenza dell'Italia con Svezia, Germania, Francia e altri paesi non sta nel numero desiderato di figli - che è sempre di due - ma nella possibilità di effettiva realizzazione dei propri progetti di vita.
Il numero di giovani donne, di potenziali madri, è in continua riduzione. In Italia, quindi, si tarda a mettere in atto politiche efficaci e più debole sarà l'impatto sulle dinamiche demografiche, insomma per migliorare la situazione bisogna fare in fretta, ma, allo stesso tempo, ci vorranno decenni per vedere gli effetti del cambiamento ed è questa una delle contraddizioni del nostro tempo, quella mancanza di lungimiranza.
Quello che sempre conta e prevale è il presente, cioè l'urgenza per risolvere i problemi immediati ma è qualcosa che poteva funzionare in passato, quando i cambiamenti erano molto lenti e il futuro era veramente il futuro, cioè è una cosa incerta e lontana. Oggi il futuro, invece, si è contratto, perché nell'arco di una sola vita si vivono tanti futuri e non tenerne conto significa farsi del male, specialmente quando si ha a che fare con delle dinamiche inarrestabili come quelle della demografia.
L'Italia di domani si crea oggi e quello che si fa o non si fa non potrà più essere modificato, per questo sono necessarie delle scelte che non guardino solo al breve o brevissimo termine: occorre essere lungimiranti, anche per tante altre scelte che richiedono più ragionevolezza e meno emotività.
La Scienza dell'Amore
La Scienza dell'Amore va in onda su Rai Play: dall'attrazione all'innamoramento, dalla scelta del partner alla salute del buon sesso, passando per il rapporto di coppia, la gelosia e il tradimento, per finire con quello che appare essere uno dei grandi problemi della nostra società, la mancanza dei figli. 10 puntate di Superquark+ tutte dedicate all'amore dal punto di vista della scienza, per tentare di capire cosa succede agli esseri umani quando stabiliscono una relazione amorosa in esclusiva su Rai Play.
Attraverso le interviste ad esperti e gli interventi di cinque ricercatori-divulgatori scientifici, Piero Angela guida gli spettatori alla scoperta dei diversi temi, tassello dopo tassello, per scoprire insieme agli spettatori tutte le varie sfaccettature dell'amore dal punto di vista della scienza, meccanismi che sono identici sia per gli eterosessuali che per gli omosessuali. Ogni puntata sarà anche impreziosita da 10 brevi cartoni animati di Bruno Bozzetto che affronteranno la sessualità con rigore scientifico, ma anche con la consueta ironia.