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La nascita di un figlio mette in crisi la coppia?

di Emmanuella Ameruoso - 30.01.2015 Scrivici

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La nascita di un figlio può mettere in crisi un matrimonio? La risposta e i consigli della psicologa di Pianetamamma

Crisi coppia dopo figlio

La nascita di un bambino è sempre un lieto evento soprattutto se fortemente desiderato. Prima immaginato e fantasticato diviene, con il parto, una realtà. Il nuovo componente entra a far parte della diade alterandone le dinamiche e la dimensione spazio-temporale strutturatasi nel periodo precedente.

Quando i partner diventano genitori spesso si ritrovano a dover rinunciare alla propria sessualità, prima in conseguenza della gravidanza, per la quale la donna ha necessità di recuperare un equilibrio psico-fisico e, in seguito, per via del “nuovo arrivato” che tende ad assorbire completamente tutte le energie non lasciando tempo da dedicare a se stessi.

Il passaggio da coppia a famiglia è abbastanza complesso e produce un certo stress in vista della definizione di nuovi equilibri. In tali frangenti, il padre viene spesso messo da parte dato che la donna è portata istintivamente ad accudire il piccolo e a rispondere a tutte le sue necessità. Il neopapà diventa così l’amico e non più l’amante a discapito della qualità del rapporto.

Molte relazioni extraconiugali, infatti, nascono in questo periodo poiché l’intimità tra i due congiunti viene a mancare. L’uomo, estromesso dal letto nuziale, poiché sostituito dal figlio cercherà all’esterno del nucleo familiare una propria gratificazione. Capita, infatti che molti arrivino addirittura alla separazione poiché non sono stati in grado di mantenere e gestire il cambiamento.

Come evitare la crisi di coppia dopo la nascita di un figlio?

In effetti, l’arrivo di un bimbo rivoluziona non sempre placidamente gli equilibri di una coppia e riuscire a mantenere la complicità all’interno di essa risulta più complicato. Il coinvolgimento del padre in tutte le attività del piccolo è indispensabile per evitarne l’estraniazione e una possibile rottura del legame: in tal modo riuscirà ad acquisire familiarità con l’accudimento, lo sviluppo e l’educazione del figlio al pari della mamma, non mettendo in crisi il suo ruolo specifico e permettendogli di stabilire un rapporto significativo con la sua prole.

Un altro fattore indispensabile è la comunicazione tra i partner: arrivare a comprendere la situazione e a contenersi vicendevolmente è altresì un aspetto rilevante. Per cui, anche in situazioni di particolare stanchezza o di disagio è bene confrontarsi su come poter gestire la situazione al fine di non incorrere in inutili stress o acerrimi conflitti.

L’attività sessuale in media riprende dopo 6-8 settimane dal parto: il 10% circa delle coppie ricomincia entro 3 settimane, il 32% dopo 6 settimane, il 62% dopo 8 settimane, l’81% dopo 12 settimane, l’89% dopo 6 mesi (Barrett, 2000). Le esigenze del piccolo sono prioritarie, ma superata la fase iniziale, che varia dalle 2 alle 5 settimane post partum, è indispensabile recuperare la propria intimità preservando il lettone coniugale.

Infatti, per evitare il calo della frequenza coitale, che è pari al 67% rispetto al periodo precedente (Barrett, 2000), è bene riacquistare la propria componente femminile curandosi maggiormente. Una volta divenuta madre la donna è vissuta diversamente dal proprio compagno: per certi versi, perde la componente “attrattiva” poiché il partner è portato a proteggerla da pensieri maliziosi manifestando, invece, sentimenti di squisita tenerezza.

È facile che in questi frangenti, insorgano delle problematiche sessuali quali mancanza di desiderio, secchezza vaginale, dolori durante i rapporti, disfunzioni erettili. In questo caso è bene affrontare la situazione rivolgendosi ad uno specialista in tempi abbastanza brevi così da non allontanarsi e perdersi sia come individui che come coppia.

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