Utero in affitto
Ha 3 anni e da quando è nato vive a Brescia insieme ai suoi genitori, conducendo una vita serenza e armoniosa. Ma la Cassazione ha deciso di toglierlo ai suoi genitori e darlo in adozione.
Il motivo? Il piccolo è nato in Ucraina da una donna che ora non è più rintracciabile, e siccome l'utero in affitto è vietato nel nostro Paese il bambino non può essere riconosciuto in Italia.
Con questo provvedimento, che naturalmente ha scatenato un mare di polemiche e di critiche, la Cassazione applica la legge italiana in materia di maternità surrogata e impedisce a tutte le coppie che hanno avuto figli all'estero con un utero in affitto di farli riconoscere in Italia.
Ma qual è la storia del piccolo e dei suoi genitori?
La coppia bresciana di cinquantenni non poteva avere figli (lei senza utero, lui affetto da oligospermia) e per tre volte si è vista respingere la richiesta di adottare in Italia. Allora i due coniugi si sono rivolti ad una donna ucraina per avere un bambino con la maternità surrogata.
Il piccolo, nato in Ucraina, è arrivato nel nostro Paese subito dopo la nascita, ma i genitori sono stati scoperti al loro rientro in Italia e denunciati per frode anagrafica.
La prima causa discussa alla Suprema corte sul riconoscimento di un figlio nato da madre surrogata è stata una sconfitta per i genitori. Motivo? L'Italia non riconosce la fecondazione extracorporea e siccome la madre naturale è irrintracciabile questo bambino praticamente non avrebbe una famiglia, è come se fosse stato abbandonato dalla sua madre biologica, e quindi può essere adottato.
La Cassazione sbarra così il passo alla pratica della maternità surrogata e alla possibilità che i figli nati all'estero con accordi di questo tipo possano essere riconosciuti legittimamente in Italia.

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Nella sentenza i giudici spiegano di aver preservato:
beni giuridici fondamentali, come la dignità umana, costituzionalmente tutelata, della gestante e l'istituto dell'adozione, con il quale la surrogazione di maternità si pone oggettivamente in conflitto perchè soltanto a tale istituto, governato da regole particolari poste a tutela di tutti gli interessati, in primo luogo dei minori, e non al mero accordo delle parti, l'ordinamento affida la realizzazione di progetti di genitorialità priva di legami biologici con il nato
e precisano che
l'ordinamento italiano, per il quale la madre è colei che partorisce, contiene un espresso divieto, rafforzato da sanzione penale, della surrogazione di maternità, ossia della pratica secondo cui una donna si presta ad avere una gravidanza e a partorire un figlio per un'altra donna