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Perché i genitori sugli spalti fanno male al calcio

di Francesca Capriati - 23.05.2022 Scrivici

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Perché i genitori sugli spalti fanno male al calcio: fenomenologia dei genitori sugli spalti, tra maleducazione e aggressività, ma anche imbarazzo per i fi

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Perché i genitori sugli spalti fanno male al calcio

Maleducati, aggressivi, un pessimo esempio per i bambini e ragazzi: sono i genitori di calciatori in erba che si presentano immancabili alle partite di calcetto domenicali dei loro figli, incitando, urlando, spesso insultando l'arbitro o gli avversari, dimenticando completamente che anche gli avversari sono ragazzini, a loro volta figli di qualcuno. Una metamorfosi totale, quella che avviene a gran parte dei genitori presenti sui campi da calcio per ragazzini. Lavoratori e padri di famiglia che si trasformano dimenticando completamente quale sia il loro ruolo educativo e di guida. Non c'è dubbio che in molti casi i genitori sugli spalti fanno male al calcio, ma perché?

Le colpe dei padri pagate dai figli

Innanzitutto un'esperienza personale: mio figlio quattordicenne gioca in una scuola calcio accorsata e molto seguita della nostra città. Partecipa al campionato regionale e la sua squadra è arrivata prima in classifica quest'anno. Tuttavia non ha potuto festeggiare perché un giudice sportivo ha dato alla squadra 3 punti di penalità. Il motivo? Il comportamento aggressivo e scorretto di alcuni genitori che si erano rivoltati contro l'arbitro, colpevole - secondo loro - di aver favorito la squadra avversaria. Il risultato è stato che a pagare davvero sono stati proprio i ragazzini che si sono visti penalizzare di 3 punti fondamentali e che così hanno perso il campionato. Inoltre i genitori sono stati costretti a pagare una multa e hanno ricevuto una sorta di Daspo: gli è stato negato di andare a vedere le partite in casa per 3 mesi.

Nessun altro episodio più di questo può farci capire quanto i genitori, per lo meno un certo tipo di genitori, sugli spalti faccia male al calcio, ma anche ai piccoli sportivi.

La lezione è stata sicuramente data: i nostri figli hanno capito come non ci si deve comportare e quali sarebbero le conseguenze di un atteggiamento antisportivo, in antitesi con i valori che proprio attraverso lo sport cerchiamo di trasmettere loro.

Eppure questa è solo la punta dell'iceberg.

Tra maleducazione e perdita del ruolo educativo

Il punto non è soltanto che spesso i genitori sono maleducati, razzisti e aggressivi stile ultras, ma anche che non fanno bene ai loro figli.

Pagando una scuola calcio il genitore delega un'altra figura adulta e autorevole che ha il compito di trasmettere ai ragazzini i più alti valori dello sport, della sana competizione e del rispetto per gli altri componenti della squadra e anche per gli avversari. Un genitore che strepita, grida consigli dagli spalti, insulta il mister per le scelte fatte o aggredisce arbitro e avversari non solo non sta facendo il suo lavoro, ma spreca anche i soldi spesi per pagare la costosa scuola calcio: probabilmente è convinto che suo figlio diventerà un calciatore famoso e comprerà mega ville e Ferrari ai suoi genitori, ma in realtà al momento è solo un dodicenne che vuole vincere una partitella contro i suoi coetanei, mossi dalle sue stesse motivazioni, e sta imparando come confortarsi con i propri limiti, con gli altri, con il mister e come dare il meglio di sé. Il tutto mentre l'imbarazzo per il genitore urlante sovrasta pubblicamente il suo impegno personale.

Probabilmente questo tipo di genitore è anche lo stesso personaggio che cerca di superarti al semaforo clacsonando, oppure che ti aggredisce per un nonnulla. Insomma, ciò a cui assistiamo sugli spalti è solo una delle manifestazioni della maleducazione dilagante e della deriva educativa dei giorni nostri. E in effetti alcuni ricercatori americani hanno addirittura analizzato il comportamento tipo di mamme e papà sugli spalti per capire dove abbia origine questa aggressività. Jay Goldstein dell'University of Maryland ha dichiarato: "Se sei il tipo di persona che quando guidi si arrabbia se qualcuno ti taglia la strada, sei il tipo di genitore che si arrabbierà guardando tuo figlio fare sport".

In pratica metà della popolazione.

Allora ben vengano le decisioni come quelle che aveva proposto qualche tempo fa l'ex assessore allo Sport della Lombardia, Martina Cambiaghi: un Daspo per i genitori che insultano e offendono e poi un "momento di rieducazione, corsi di fair play delle associazioni sportive obbligatori prima di poter tornare in tribuna".

Proposta caduta nel vuoto.

Alla fine una parola ce la mettono i giudici sportivi, come è accaduto alla squadra di mio figlio, ai quali spetta il compito di rieducare i genitori, di ricordare loro quale sia il vero ruolo di un educatore e per quale motivo nostro figlio gioca a calcio.

Perché magari abbiamo davvero in casa un calciatore da pallone d'oro, ma per il momento stiamo solo pagando fior di quattrini per far sì che nostro figlio impari a giocare a calcio, ma anche cosa sia il gioco di squadra, il rispetto delle regole e degli arbitri, la sportività e molto altro.

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