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Le parole del 2020 che hanno cambiato la routine delle famiglie

di Elena Cioppi - 23.10.2020 Scrivici

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La pandemia ha stravolto le nostre abitudini e modificato il nostro vocabolario. Ecco le parole del 2020 che hanno cambiato le famiglie.

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Così come cambia il mondo a causa della pandemia e dell'emergenza sanitaria, cambia anche il vocabolario che usiamo per riferirci a lui. Ci sono parole che da marzo 2020 sono entrate nel linguaggio comune - assembramento, distanziamento, asintomatico - e altre che le famiglie hanno dovuto imparare ad esempio su Covid-19 e bambini (cosa vuol dire paucisintomatico? Cosa sono i tamponi rapidi? Sono la stessa cosa dei test antigenici?). Il linguaggio e il dizionario si sono ampliati, in un cambiamento linguistico che però si riflette anche sulle abitudini familiari.  E che spesso portano anche all'esasperazione di alcune situazioni, per capire ad esempio gli effetti della disoccupazione dei genitori sui bambini.

Le parole del 2020 che hanno cambiato le famiglie d'Italia (ma anche del resto del mondo) sono una fotografia di come il Coronavirus sta trasformando le nostre certezze, sia come individui che come mamme e papà. E anche se abbiamo a portata di mano i migliori consigli per guidare i bambini durante e dopo l'emergenza Covid-19, alcune delle parole che sono entrate nel lessico comune possono diventare un valido aiuto per spiegare ai figli cosa sta succedendo. Altre invece c'erano già e hanno semplicemente visto il loro significato cambiare, aprirsi ed evolversi, così come la situazione che stiamo vivendo. Con uno sguardo ai trend 2021 che accompagneranno le famiglie in questo cammino di rinascita e resilienza.

Le parole del 2020 che hanno cambiato le famiglie

Bolla

La "bolla" è un termine generico che però, applicato all'emergenza sanitaria, diventa sinonimo di sezione sicura in cui i contatti con il resto del mondo vengono minimizzati al massimo. Alla riapertura delle scuole i consigli dei medici e dei tecnici puntavano tutto sull'effetto "bubble", che avrebbe permesso alle classi di distanziarsi dalle altre in modo da non creare reti e contatti irrintracciabili. Le bolle di sapone rendono bene l'idea e sono un aiuto formato immagine per spiegare ai bambini il perché non possono più interagire con i compagni delle altre sezioni della loro scuola.

DAD

La DAD è forse diventano uno degli acronimi più dolceamari per i genitori che sono dovuti diventare, loro malgrado, protagonisti del percorso di studi di figli di ogni età. In tanti hanno cercato di capire in modo efficace cosa serve per la didattica a distanza per non perdere pezzi, per non far rimanere indietro i bambini. In tanti, se dovessero rispondere alla domanda "Smart working e didattica a distanza, come è andata?" non avrebbero poi molte parole positive da dire sul lavorare durante la pandemia. Eppure la DAD è entrata di diritto tra i trend del 2020, un fenomeno che ha coinvolto (e coinvolge ancora) milioni di bambini e ragazzi. Nessuno lo avrebbe pensato possibile come metodo alternativo, unico e necessario allo svolgimento della didattica, eppure è andata proprio così.

Flessibilità

Non è un termine nuovo che arriva direttamente dalla sfera pandemica, ma ha sicuramente acquisito un significato diverso dal primo lockdown di marzo 2020. La flessibilità delle famiglie si applica a tutto: secondo uno studio di Parents Together anche agli orari in cui i bambini, costretti più tempo in casa senza avere contatti con amici o parenti, possono usare dispositivi tecnologici. Che bambini e schermi sia un'associazione pericolosa per lo sviluppo è una certezza portata avanti da diversi studi. Ma secondo i nuovi trend legati alle abitudini delle famiglie, in Aprile i bambini americani hanno passato circa 6 ore al giorni davanti a un tablet, anche in nuclei dove esistevano regole ferree in merito.

Cogenitorialità

Che cos'è la cogenitorialità? In senso ampio, è la collaborazione tra genitori che si trovano sulla stessa linea d'onda sull'educazione dei figli. Ma in tempo di restrizioni questo termine è diventato emblematico anche del rapporto tra nonni e nipoti. Molte famiglie, ai tempi del primo lockdown, hanno scelto di ricevere i nonni in casa e di creare una "bolla" allargata e protettiva per tutti, per poter portare avanti il lavoro agile nonostante i bambini che non andavano a scuola.

E ha creato nuovi confini sulla cogenitorialità che prevedono anche la partecipazione educativa attiva dei nonni, sovrapposta a quella dei genitori. Cambiando anche le abitudini quotidiane come quelle a tavola, che saranno ancora più integrate tra generazioni nel prossimo decennio.

Infodemia

Oltre i contagi, oltre la pericolosità dle virus, in tanti hanno visto nell'infodemia uno dei pericoli del periodo. E vale per tutti, grandi e piccini. I figli che vivono con i genitori si trovano immersi in un mondo di commenti alla situazione, telegiornali spesso allarmistici e traggono le loro conclusioni se queste informazioni non vengono contestualizzate dai genitori. Per la Treccani l'infodemia è "La circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili": un limite che può avere un grande impatto sulla serenità di tutti i membri della famiglia.

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