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Gli studenti e i loro pantaloncini troppo corti

di Chiara Mancarella - 17.06.2019 Scrivici

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Fonte: Shutterstock
È lecito indossare pantaloncini corti in classe? La questione è annosa ma come al solito la soluzione più razionale potrebbe essere quella di venirsi incontro per sviluppare un sano rispetto nei confronti dell'istituzione, non solo scolastica.

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Pantaloncini corti a scuola

Con l’arrivo della bella stagione viene quasi naturale adeguarsi all’abbigliamento, che ci siano trenta gradi o poco meno i ragazzi, e noi adulti, non vediamo l’ora di indossare qualcosa di leggero e pratico e questo indipendentemente dai luoghi che frequentiamo.

Il vecchio proverbio dice “l’abito non fa il monaco” ma a volte le cose non stanno sempre così.
Ci sono ambienti dove il rigore è spesso sopra ogni cosa, andare oltre significherebbe non rispettare determinate regole. Uno di questi ovviamente è la scuola.

Una questione ricorsiva

Appena arriva il caldo ragazzi e ragazze di ogni parte d’Italia, e del mondo, iniziano a sfoggiare canotte e pantaloncini portando dirigenti e professori a gridare allo scandalo e immediatamente partono circolari e note sul corretto modo di vestire e arrivare a scuola.

Ora, se ombelico di fuori e pantaloni strappati non fanno più notizia, i cari vecchi pantaloncini destano rabbia e disgusto soprattutto per quei prof ancorati ancora ai vecchi valori tradizionali.
Per carità siamo a scuola e non al mare certo, personalmente mi è capitato più di una volta di richiamare, senza fare chissà quali drammi, alunne che sono entrate a scuola con la pancia scoperta. Non è questione di “eh ma sono bambine” perché di scuola primaria si parla, ma di un rispetto verso l’istituzione, gli insegnanti e se stesse soprattutto.

Il mostrare fa parte del nostro modo di essere e in una società altamente attenta al voler somigliare a qualcun altro, al convincersi che “lo fanno tutti perciò lo faccio pure io” sia giusto va a perdersi in questo caso l’identità del singolo individuo.

Più che vietare però attraverso ammonimenti e circolari l’uso di vestiti troppo corti, shorts o magliette esageratamente smanicate sarebbe il caso di arrivare per gradi e far comprendere a ragazzi e preadolescenti che la non esagerazione è sempre meglio di una bella nota sul registro.

Ma quanto conta per i ragazzi l’abbigliamento?

Per tutti gli studenti la scuola rappresenta da sempre il luogo dove trascorrono gran parte del loro tempo, intrecciano relazioni, stringono amicizie e nascono i primi amori. È qui che avviene la prima accettazione all’interno del gruppo e l’abbigliamento ha un grande valore sociale. Vestirsi in modo diverso porterebbe automaticamente ad un autoescludersi divenendo possibile vittima di derisione, senza per forza esagerare ed arrivare a nominare fenomeni come il bullismo di cui già si parla tanto.

Per molti rappresenta la normalità, non si alzano la mattina con l’idea “oggi faccio innervosire la prof e mi vesto come voglio”, la scelta dell’abbigliamento la vivono in modo decisamente naturale.

Ha fatto clamore lo scorso anno il caso di un cadetto dell’esercito di 16 anni, in un liceo di Aberaeron, nel Galles centrale, che avendo indossato un paio di pantaloncini fu rimandato a casa ed invitato a vestirsi in maniera adeguata. Il ragazzo non ci pensò due volte e invece di indossare i pantaloni tornò a scuola con la gonna, se alle ragazze era permesso indossarla perché non avrebbe potuto farlo lui.

Questo gesto portò ad “una vera presa di posizione contro ogni tipo di disuguaglianza”.

Fornire il giusto intervento educativo

Se l’idea è quella di educare i ragazzi ad assumere un abbigliamento adeguato utilizzare il pugno di forza attraverso note e punizioni fa scattare solo un effetto contrario, il giorno dopo magari verrebbero vestiti in maniera più consona, ma di sicuro non mancherebbero insulti o disprezzo nei confronti del dirigente e dei professori.

Poiché il nostro compito di adulti è quello di educarli cerchiamo di farlo in maniera più serena possibile.

Ai ragazzi si potrebbe proporre un’attività che abbia a che fare con la storia del costume e in questo caso del costume scolastico, tutto ciò non per riportarli indietro nel tempo, ma per fargli conoscere qualcosa di cui molto probabilmente sono all’oscuro o che forse hanno sentito qualche volta dai loro nonni.

Si potrebbe pensare, visto la fine dell’anno scolastico, ad una rappresentazione teatrale in costume o ad uno spettacolo non limitarsi quindi semplicemente a dire “vestiti meglio”.

Non siamo in una caserma dove vengono impartiti ordini, ma a scuola allora se è un problema che tanto fa discutere professori e studenti forse sarebbe il caso di venirsi incontro e trovare un accordo. Certamente non si può entrare in una classe come se si stesse andando al mare, ma nemmeno permettere ai ragazzi di non poter indossare un abbigliamento estivo visto le alte temperature, non dimentichiamo che sono loro a stare tante ore in classe seduti apprendendo quante più nozioni possibili.

Studenti poi lo siamo stati tutti e quando arriva il periodo di maggio già si avverte la stanchezza, la concentrazione cala e il caldo non aiuta. Un abbigliamento comodo sì purché non dia fastidio a quei principi morali che danno all’istituzione ancora una certa serietà.

Non è certo questo il primo problema di una scuola sia chiaro, ma si va solo ad aggiungere a tanti piccoli dilemmi a cui quotidianamente bisogna intervenire. Basarsi sull’educazione al rispetto indipendentemente da qualsiasi questione che sia di tipo didattico, educativo o sociale è necessaria per formare ragazzi che abbiano nei confronti degli adulti profonda stima e fiducia.

Prima di puntare sempre il dito davanti le loro scelte, a volte sbagliate è vero, occorrerebbe ritornare con il ricordo a noi adolescenti e cercare di capire, sia ben chiaro non approvare, determinate decisioni. Tanto si può fare per questi ragazzi che si stanno affacciando alla vita, tra poco inizieranno gli esami di stato ed è giusto che gli esaminandi non arrivino con shorts e infradito, ma prendano seriamente il luogo che da lì a breve lasceranno, però è giusto anche che i commissari prima di basarsi sull’abbigliamento li valutino come persone che si apprestano a diventare grandi.

“La maturità inizia a manifestarsi quando sentiamo che è più grande la nostra preoccupazione per gli altri che non per noi stessi.”
(cit. A. Einstein).

 

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