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Impariamo dai bambini la resilienza in tempo di Covid

di Francesca Capriati - 29.10.2020 Scrivici

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Fonte: shutterstock
I bambini al tempo del Covid: un post sui social diventa virale e ci invita ad imparare dai bambini la flessibilità e il rispetto delle regole

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I bambini al tempo del Covid

Nel caos che ci circonda in questi tempi bui dovremmo tutti guardare ai nostri bambini: loro seguono le regole, si fanno guidare da una saggezza innata che noi adulti – troppo impegnati a polemizzare e discutere – dovremmo solo invidiargli. Lo dice chiaramente l'imprenditore Paolo Migliavacca in un post diventato virale in poco tempo nel quale invita tutti ad osservare i bambini e farsi
raccontare da chi lavora con loro la dedizione e la serietà con cui tirano su la mascherina anche solo se devono andare ad appuntare la matita

L'imprenditore ci esorta a chiedere ad insegnanti, genitori, pediatri in che modo si comportano i bambini e cosa avremmo da imparare:

Che educazione fisica si fa da soli, senza palla e senza toccarsi, a due metri di distanza, che nemmeno per dire alla maestra 'mi manca la mamma' si alzano se non è necessario, alzano la mano per dirlo; che si disinfettano le mani prima di uscire dalla classe, prima di rientrare in classe, prima di toccare il nuovo quaderno, prima della pipì, dopo la pipì e dopo l'acqua e il sapone. che quell'evidenziatore meraviglioso non si può più prestare al compagno di banco preferito, che non toccano la maestra anche se vorrebbero un abbraccio

I bambini hanno tanto da insegnarci e basterebbe osservarli con attenzione per vedere quanto siano capaci di fare sacrifici, seguire le regole. Ci mostrano cosa vuol dire esercitare la resilienza, essere flessibili, avere capacità di adattamento.

I bimbi senza scuola

Un messaggio chiaro, condivisibile da tutti quelli che hanno dei bambini a casa e che possono osservare da vicino ogni giorno quanta verità ci sia in queste parole.

Anche io ho due bambini, di sei e dodici anni. Viviamo in Campania dove le scuole sono chiuse già da 10 giorni, dopo sole due settimane in presenza.

Molti hanno contestato questo provvedimento dicendo che i bambini sono stati bravissimi a seguire le regole e che le scuole sono tra i luoghi più sicuri.

Per tutta l'estate grazie alla buona volontà, all'impegno e alla passione di dirigenti scolastici, personale ATA e docenti le scuole hanno organizzato percorsi di ingresso e uscita, riorganizzatogli ambienti e gli orari e stabilito procedure ferree per garantire il distanziamento tra gli studenti. E i più piccoli hanno capito: dopo tanto tempo in cui sono stati privati della scuola sono rientrati rispettando alla lettera tutte le regole e le indicazioni.

Ho un bambino di sei anni che ha iniziato il 28 settembre la prima elementare e pur di tornare in classe, conoscere nuove maestre e nuovi compagni, non ha mai fatto un capriccio per indossare la mascherina correttamente, ha sempre seguito con precisione le regole per mantenere il metro di distanza. Eppure ciò non è bastato e dopo sole due settimane di scuola in presenza oggi ogni mattina alle 8 si collega con il computer per seguire le lezioni online. Il tutto si riduce a schede da compilare sulle vocali, a numeri da scrivere e rudimenti di matematica.

In questa Didattica a Distanza che ormai sembra aver preso il posto della scuola in presenza non c'è spazio per tutto ciò che rende la scuola davvero importate: rispetto delle regole, degli orari, dei compagni, socializzazione, lavoretti, creatività, manualità, condivisione, attività motoria, visite al museo, scambio di libri, cineforum in classe e molto altro.

Eppure anche in questa situazione i più piccoli sono dei soldatini: si collegano ogni mattina, sbadigliano nei loro pigiamini e aprono il loro astuccio colorato adattandosi a questa scuola così fredda, difficile, noiosa.

Ci chiedono ogni giorno quando potranno tornare alla scuola vera, ma anche quando potranno tornare a fare le partite di calcio o a danzare alla scuola di ballo, quando potranno invitare gli amichetti a casa per un pomeriggio di gioco. "Amore ancora per un po' le cose andranno avanti così", rispondiamo abbozzando un sorriso e una carezza. E dentro di noi invece siamo tristi perché non c'è una risposta sicura da dare, non c'è certezza e dobbiamo solo rafforzare la nostra capacità di adattamento, imparando proprio dai nostri bambini.

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