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Giornata della Memoria: poesie, canzoni e brani per ricordare

di Emanuela Cerri - 26.01.2018 Scrivici

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Come si ricorda la Giornata della Memoria ? Il 27 gennaio di ogni anno si celebra la Giornata della Memoria per non dimenticare l'Olocausto. Qui vi presentiamo una raccolta, parziale ma significativa di poesie, canzoni e brani di libri, per non dimenticare mai

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Come si ricorda la Giornata della Memoria

Il 27 gennaio di ogni anno si celebra la Giornata della memoria per non dimenticare l'Olocausto: qui vi presentiamo una raccolta, parziale ma significativa di poesie, canzoni e brani di libri, per non dimenticare mai.

Se questo è un uomo

Voi che vivete sicuri

Nelle vostre tiepide case,

voi che trovate tornando a sera

Il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo

Che lavora nel fango

Che non conosce pace

Che lotta per mezzo pane

Che muore per un sì o per un no.

Considerate se questa è una donna,

Senza capelli e senza nome

Senza più forza di ricordare

Vuoti gli occhi e freddo il grembo

Come una rana d'inverno.

Meditate che questo è stato:

Vi comando queste parole.

Scolpitele nel vostro cuore

Stando in casa andando per via,

Coricandovi alzandovi;

Ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,

La malattia vi impedisca,

I vostri nati torcano il viso da voi.

(Primo Levi, Se questo è un uomo, 1947)

Shoah

Difficile da riconoscere, ma era qui.

Qui bruciavano la gente.

Molta gente è stata bruciata qui.

Si, questo è il luogo.

Nessuno ripartiva mai di qui.

I camion a gas arrivavano là...

C'erano due immensi forni...

e dopo, gettavano i corpi in quei forni,

e le fiamme salivano fino al cielo.

Fino al cielo?

Si.

Era terribile.

Questo non si può raccontare.

Nessuno può

immaginare quello che è successo qui.

Impossibile. E nessuno può capirlo.

e anche io, oggi...

Non posso credere di essere qui.

No, questo non posso crederlo.

Qui era sempre così tranquillo. Sempre.

Quando bruciavano ogni giorno 2000 persone, ebrei,

era altrettanto tranquillo.

Nessuno gridava. Ognuno faceva il proprio lavoro.

Era silenzioso. Calmo.

Come ora.

tratto da 'SHOAH' di Claude Lanzmann

Judenrein

"Da allora, senza segni premonitori,

Questa lenta agonia di continuo ritorna:

E fino al momento in cui

Non si racconta la mia terribile storia

Il cuore imprigionato dentro di me brucia"

di Sandra Bianco

Vizio di forma

Erano cento

Erano cento uomini in arme.

Quando il sole sorse nel cielo,

Tutti fecero un passo avanti.

Ore passarono, senza suono:

Le loro palpebre non battevano.

Quando suonarono le campane,

Tutti mossero un passo avanti.

Così passò il giorno e fu sera,

Ma quando fiorì in cielo la prima stella,

Tutti insieme fecero un passo avanti.

"Indietro, via di qui, fantasmi immondi:

Ritornate alla vostra vecchia notte":

Ma nessuno rispose, e invece.

tutti in cerchio, fecero un passo avanti."

PRIMO LEVI incipit di "Vizio di forma"

Dal diario di Anna Frank

Così scriveva Anna pochi giorni prima che i tedeschi irrompessero nell' alloggio segreto.... 15 luglio 1944

...Ecco la difficoltà di questi tempi: gli ideali, i sogni, le splendide speranze non sono ancora sorti in noi che già sono colpiti e completamente distrutti dalla crudele realtà. È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’ intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte il rombo l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità. Intanto debbo conservare intatti i miei ideali; verrà un tempo in cui forse saranno ancora attuabili

la tua Anna

Soffiando nel vento (traduzione di Blowin' in the wind)

Quante strade deve percorrere un uomo

prima di essere chiamato uomo?

E quanti mari deve superare una colomba bianca

prima che si addormenti sulla spiaggia?

E per quanto tempo dovranno volare le palle di cannone

prima che verranno abolite per sempre?

La risposta, mio amico sta soffiando nel vento,

la risposta sta soffiando nel vento

Per quanto tempo un uomo deve guardare in alto

prima che riesca a vedere il cielo?

E quanti orecchie deve avere un uomo

prima che ascolti la gente piangere?

E quanti morti ci dovranno essere affinché lui sappia

che troppa gente è morta?

La risposta, mio amico sta soffiando nel vento,

la risposta sta soffiando nel vento

Per quanti anni una montagna può esistere

prima che venga spazzata via dal mare?

E per quanti anni può la gente esistere

prima di avere il permesso di essere libere

E per quanto tempo può un uomo girare la sua testa

fingendo di non vedere

La risposta, mio amico sta soffiando nel vento,

la risposta sta soffiando nel vento

Auschwitz

Son morto ch’ero bambino

son morto con altri cento

passato per il camino

e adesso sono nel vento.

Ad Auschwitz c’era la neve

il fumo saliva lento

nel freddo giorno d’inverno

e adesso sono nel vento.

Ad Auschwitz tante persone

ma un solo grande silenzio

che strano non ho imparato

a sorridere qui nel vento.

Io chiedo come può l’uomo

uccidere un suo fratello

eppure siamo a milioni

in polvere qui nel vento.

Ancora tuona il cannone

ancora non è contenta

di sangue la bestia umana

e ancora ci porta il vento.

Io chiedo quando sarà

che l’uomo potrà imparare

a vivere senza ammazzare

e il vento si poserà.

Terezin

Terezin è un villaggio a 60 Km da Praga. E’ diventato tristemente famoso poiché fu trasformato in un ghetto dove venivano raggruppati i bambini ebrei prima di essere smistati nei vari campi di sterminio. Nel ghetto di Terezin fu concentrato il maggior numero di prigionieri-bambini, compresi i neonati. I bambini di Terezin scrivevano soprattutto poesie. Dei 15.000 bambini transitati per il campo di Terezin se ne salvarono meno di un centinaio: la maggior parte di essi morì nel corso del 1944 nelle camere a gas di Auschwitz

Filo Spinato

Su un acceso rosso tramonto,

sotto gl'ippocastani fioriti,

sul piazzale giallo di sabbia,

ieri i giorni sono tutti uguali,

belli come gli alberi fioriti.

E' il mondo che sorride

e io vorrei volare. Ma dove?

Un filo spinato impedisce

che qui dentro sboccino fiori.

Non posso volare.

Non voglio morire.

Peter, bambino ebreo ucciso dai nazisti nel ghetto di Terezin

Infanzia miserabile

Infanzia miserabile, catena

che ti lega al nemico e alla forca.

Miserabile infanzia, che dentro il

suo squallore

già distingue il bene e il male.

Laggiù dove l’infanzia dolcemente

riposa

nelle piccole aiuole di un parco

laggiù, in quella casa, qualcosa si è spezzato

quando su me è caduto il disprezzo:

laggiù, nei giardini o nei fiori

o sul seno materno, dove io sono nato

per piangere.

..

Alla luce di una candela m’addormento

forse per capire un giorno

che io ero una ben piccola cosa,

piccola come il coro dei 30.000,

come la loro vita che dorme

laggiù nei campi,

che dorme e si sveglierà,

aprirà gli occhi

e per non vedere troppo

si lascerà riprendere dal sonno...

Zanus Zachenburg 19/07/1929 – Auschwitz 18/12/1943

La farfalla

L'ultima, proprio l'ultima,

di un giallo così intenso, così

assolutamente giallo,

come una lacrima di sole quando cade

sopra una roccia bianca

così gialla, così gialla!

l'ultima

volava in alto leggera,

aleggiava sicura

per baciare il suo ultimo mondo.

Tra qualche giorno

sarà già la mia settima settimana

di ghetto: i miei mi hanno ritrovato qui

e qui mi chiamano i fiori di ruta

e il bianco candeliere del castagno

nel cortile.

Ma qui non ho visto nessuna farfalla.

Quella dell'altra volta fu l'ultima:

le farfalle non vivono nel ghetto.

Pavel Friedman (1921 – 1944)

La paura

Di nuovo l’orrore ha colpito il ghetto,

un male crudele che ne scaccia ogni altro.

La morte, demone folle, brandisce una gelida falce

che decapita intorno le sue vittime.

I cuori dei padri battono oggi di paura

e le madri nascondono il viso nel grembo.

La vipera del tifo strangola i bambini

e preleva le sue decime dal branco.

Oggi il mio sangue pulsa ancora,
ma i miei compagni mi muoiono accanto.

Piuttosto di vederli morire

vorrei io stesso trovare la morte.

Ma no, mio Dio, noi vogliamo vivere!

Non vogliamo vuoti nelle nostre file.

Il mondo è nostro e noi lo vogliamo migliore.

Vogliamo fare qualcosa. E’ vietato morire!

Eva Picková - anni dodici - morta il 18/12/1943

Risorse utili

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