DIRE SEMPRE DI SI' AI FIGLI
- Gelato a colazione? Certo che no. Non è sano e non va bene. Dipingere sui muri di casa? Non si fa.
e
divieti
normali per la maggior parte delle famiglie ma non per Bea Marshall e i suoi figli. Il figlio maggiore di Bea aveva solo tre anni quando decise che era abbastanza grande per decidere di mangiare gelato a colazione.
edua
Bea è una ferma sostenitrice della controversa corrente degli “
Yes parenting”
, un modello genitoriale piuttosto hippy che consiste nell’allevare i bambini accogliendo ogni loro richiesta con un bel
SI
.
Ciò vuol dire che Bea permette ai suoi bambini, Peep, di 9 anni, e Jos, di 8, di scegliere a che ora andare a letto, se vogliono continuare a giocare al computer invece di venire a tavola per la cena, possono non fare i compiti e disegnare coni pastelli sulle pareti di casa. Possono mangiare caramelle prima di cena e guardare film.
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Insomma, le conversazioni di Bea con i suoi figli sono all’insegna delle parole liberta, risolvere, libera scelta.
Contro tutto ciò che
solitamente, e cioè che i bambini abbiano bisogno di limiti e regole per poter imparare il rispetto per gli altri.
Sir Michael Wilshaw, a capo dell’ispettorato per l’istruzione di Ofsted, ha recentemente criticato le ”
chattering class
” basate sull’idea che i bambini debbano svilupparsi naturalmente. Secondo lui ai genitori andrebbe consegnato un elenco di “
competenze essenziali
” che i bambini con meno di 5 anni dovrebbero avere, partendo dalla comprensione della parola
ai limiti necessari per rispettare gli altri.
La giornalista del
Daily Mail
Jill Foster ha deciso di far visita a Bea e ai suoi figli per vedere di persona in cosa consista questo metodo educativo. Riferisce che Bea ha detto ai bambini che lei era un’amica e non una giornalista. Ha trovato i bambini che facevano colazione con uova e cereali, e che non c’era alcun segno di scortesia o ribellione nei bambini.
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Bea spiega che dicendo SI ai suoi figli li incoraggia a
prendere le loro decisioni.
Se, ad esempio, non vogliono andare a scuola Bea apre una
discussione
su questo tema invvitandoli a motivare la loro scelta e la maggior parte delle volte loro si avviano a scuola senza dire più nulla.
Bea racconta di aver deciso di rispettare le decisioni dei suoi figli sin da neonati. Quando il suo primogenito piangeva e tutti le dicevano che avrebbe dovuto dargli da mangiare ogni 4 ore lei a un certo punto decise di ascoltare le esigenze del bambino: “
Se ha fame gli do da mangiare
”.
“C
'è una paura di genitorialità che pervade ogni cosa. In un primo momento , ho ascoltato tutti i consigli, soprattutto quando il mio primogenito ha cominciato ad essere un bambino oppositivo
“, spiega Bea, che aggiunge “
non credo fosse un bambino cattivo, ma piuttosto che sentisse un’enorme pressione da parte della società affinché si dimostrasse un bambino buono
”.
Insomma, per i primi tre anni di vita di Peep, Bea è stata una vera
Supernanny
, ma poi ha capito di voler cercare un modello
diverso e su internet ha studiato i vari modelli di
genitorialità positiva.
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All’inizio non è stato facile, ma poi con il tempo i bambini hanno cominciato ad
autoregolarsi
sulle cose più importanti. I bambini hanno un sano rapporto con il cibo: “
Nessuno mangia troppo. Raramente chiedono il bis perché sanno che possono averlo se lo vogliono, hanno meno dolci e dolcetti rispetto alla maggior parte dei bambini, perché queste cose non sono considerate dei premi
”.
Inoltre Bea insiste che non ci sono problemi con gli altri amichetti a scuola: gli amici riferiscono che i bambini sono educati e gentili e molto
rispettosi
.
Ma cosa risponde Bea se i ragazzi chiedono di bere una birra o guidare l’auto? Sanno che non hanno ancora l’
età
per fare queste cose. In generale ogni richiesta dei bambini va dibattuta in famiglia con una discussione seria e approfondita.
Fonte
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