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Come parlare della separazione ai figli. I consigli della pedagogista

di Arianna Montagni - 21.09.2016 Scrivici

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Come parlare della separazione ai figli? La pedagogista clinica ci spiega come spiegare ai bambini perché la mamma e il papà non si amano più e si separano

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Come parlare della separazione ai figli

Nella mente di molti bambini e bambine esiste un’immagine che proviene dalla memoria affettiva dell’infanzia, le gesta eroiche del principe azzurro che vinto il malvagio cavalca felice con il vero amore verso la luce del tramonto, simbolo di un futuro meraviglioso. Questa immagine remota che diventa in età matura desiderio e proposito agito si scontra con i dati ISTAT 2015. Nel 2014 celebrati 189.765 matrimoni, circa 4.300 in meno all’anno precedente. Le separazioni sono state 89.303, i divorzi 52.335. In media ci si separa dopo 16 anni di matrimonio, i matrimoni più recenti durano sempre meno. Le unioni interrotte da una separazione dopo 10 anni di matrimonio sono raddoppiate. L’età media alla separazione è di 47 anni per i mariti e 44 per le mogli; in caso di divorzio raggiunge, rispettivamente, 48 e 45 anni. In crescita le separazioni con almeno uno sposo ultrasessantenne.

Comprendere la separazione

La separazione è dunque una realtà diffusa, è un fatto sociale da comprendere senza giudizio. Negli ultimi decenni assistiamo all’elevazione del primato dell’amore e al decadimento del primato economico. La priorità è conferita all’affetto, all’amore, ai bisogni emotivi e affettivi. Le attese di reciproca empatia e comprensione si fanno altissime, ciascuno si aspetta che l’altro sia in grado di rispondere a una serie di esigenze intime, fiducioso di trovare condivisione di sentimenti, stati d’animo, fantasie e significati. Assistiamo alla creazione di un mito: la “coppia monolitica, fusa in un unico blocco di desideri, giudizi e volontà”. Invece la “coppia monolitica” entra violentemente nel quotidiano e per evolvere deve affrontare la caduta di questo modello irreale, il “risveglio” è cruciale ma potenzialmente salutare. D’avanti a sé la possibilità di scegliere davvero se stessa, oltre l’amore, ma attraverso un lavoro di “negoziazione” nella realtà quotidiana. Quando questa fase non si supera ciò che accade è la separazione.

Nel 2014 il 76,2% delle separazioni e il 65,4% dei divorzi hanno riguardato coppie con figli. Nell’89,4% delle separazioni di coppie con figli i genitori hanno scelto l’affido condiviso.

Stare insieme per i figli o separarsi?

Questa domanda pone ogni genitore in riflessione, alcuni pensano che non sia saggio separarsi:

  • “I figli devono vivere con entrambi, mamma e papà!”. Tale opinione mescola i due livelli genitoriale e coppia, essi non vanno uniti: esistono ex mariti/mogli ma non ex figli. L’art. 315 bis c.c recita
  • “Il figlio ha diritto di essere mantenuto, educato, istruito e assistito moralmente dai genitori, nel rispetto delle sue capacità, delle sue inclinazioni naturali e delle sue aspirazioni”.

In presenza di conflitto famigliare tali diritti si annebbiano, i figli diventano naufraghi dentro la famiglia e il genitore un capitano senza bussola. La coppia arrabbiata genera una comunicazione distratta, carica di ansia e risentimento generando un gap che compromette la funzione riflessiva genitoriale. Essa perde l’originaria capacità di rappresentare, comprendere l’ampiezza e la profondità dell’esperienza interna del bambino. Smarrisce la capacità di mentalizzare l’esperienza propria e quella dei figli, senza unirle o confonderle, permettendo ai figli di dare un significato alle idee, ai desideri del prossimo (genitore) rendendo possibile uno sviluppo del sé coeso, coerente e flessibile. La bassa capacità riflessiva incide sull’attaccamento genitoriale reciproco; una funzione riflessiva discontinua e frazionata mette in pericolo la riuscita dello sviluppo del sé; la trasmissione dell’ansia dal genitore al figlio può amplificarsi e trasformarsi in sintomi o disturbi che impediscono lo sviluppo sano e equilibrato.

La separazione è una decisione difficile se vista come fallimento, ma cambiando focus essa è a protezione del futuro dei figli. Il vero fallimento non è chiudere una relazione è il permanere in essa per non sentirsi persi, erranti dentro un futuro non conosciuto, dove il conflitto distruttivo è strumento di unione famigliare.

Come comunicare la separazione ai figli 

Comunicare e spiegare ciò che avverrà è un compito che aspetta ad entrambi i genitori, assieme. L’atto prioritario della comunicazione è determinato dalla necessità di chiarire sensazioni e emozioni che i figli sperimentano. I genitori sono chiamati a rispettare il patto di lealtà educativo con i propri figli evolvendo da una situazione di stallo ad una potenzialmente generativa di miglioramento. Si comunica quando la decisione è matura, senza ripensamento, sapendo che a volte i figli chiedono di riascoltare la spiegazione. Parole semplici, dirette senza giri di parole.

Elementi fondamentali di cui parlare ai bambini:

  • l’assenza dell’amore e della progettualità (il perché)
  • l’essere scelta definitiva
  • la presenza di due case.

Al bambino di tre anni, esempio, potremmo dire

Mamma e papà non si amano più. Hanno deciso di vivere in due case. Perché? La rabbia, quella sensazione che senti nella pancia, che quando ti viene vorresti rompere tutto o, come un fuoco che fa male e dal quale devi stare lontano, rende mamma e papà tristi.

Passaggio obbligatorio fondamentale è:

  • rassicurare che non sono loro la causa dell’assenza d’amore tra mamma e papà. Un bambino tende sempre a sentirsi colpevole;
  • rassicurare che l’amore, il rapporto genitore figlio non potrà mai finire, valorizzando il desiderio che amate prendervi cura di loro e vederli crescere, un piacere che non cambierà;
  • permettere ai figli di amarvi entrambi, interrompendo comportamenti e comunicazioni belligeranti tra genitori che portano i figli a schierarsi.

Spiegare la separazione ai figli

Il passaggio successivo è informare cosa avverrà con la separazione. Essa è un articolazione rigida, compito è sedare l’ansia e consegnare un piano riorganizzativo preciso che risponde dalla domanda: Cosa mi accadrà da adesso in poi?

Vediamo i passaggi:

  1. Autorizzare l’espressione dei sentimenti: la tristezza, la collera sono normali nei momenti di cambiamento;
  2. Rassicurare che verranno tutelati i legami con le persone significative compresi i nonni, diritto sancito anche dal codice civile;
  3. Comunicare che la riorganizzazione della famiglia compete ai genitori. Sollevare i figli da questa incombenza specificando che ogni diritto e bisogno verrà perso in considerazione da entrambi i genitori che tale passaggio riorganizzativo verrà concordato con l’aiuto di un professionista;
  4. Rassicurare il figli che non devono occuparsi della parte finanziaria della famiglia, i genitori si occuperanno del loro sostentamento economico;
  5. Comunicare con rigore cosa avverrà dopo la separazione, soprattutto i turni di responsabilità, il tempo di vacanza dei figli con i genitori, i rientri scolastici, l’organizzazione della nuova casa;
  6. Creare nuove routine col figlio per chi esce di casa, coinvolgendo quando possibile i figli nella creazione del nuovo “nido”.

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