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La pedagogista ci spiega come insegnare ai bambini a difendersi

di Chiara Mancarella - 30.01.2018 Scrivici

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Come insegnare ai bambini a difendersi? I consigli della pedagogista per i genitori

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Come insegnare ai bambini a difendersi

Insegnare ai bambini a difendersi non è mai semplice perché si  mettono in moto una serie di meccanismi e metodi educativi diversi che potrebbero soltanto generare confusione nei bambini e nei ragazzi. Alcuni genitori sono per ripagare con la stessa moneta altri, invece, per trovare una mediazione.
Il primo istinto nei confronti dei nostri figli è quello di proteggerli e questo avviene praticamente dalla notte dei tempi ed è presente in tutte le specie animali, uomo compreso.

Quando però fanno il loro ingresso in società, già a partire dai primissimi anni di scolarizzazione, è ragionevole che non possiamo seguirli per vedere come si comportano e come potrebbero reagire ad eventuali prepotenze.

La cronaca riporta quotidianamente fatti di violenza fisica e verbale da parte di ragazzi e ragazze giovanissimi che per puro “divertimento” prendono di mira il poveretto di turno. Non parliamo solo di vittime intese come coetanei, e quindi ragazzini a loro volta, ma anche adulti e soprattutto persone anziane che difficilmente riescono a difendersi.

Spesso quando si ascoltano determinate notizie si cerca di giustificare con “la colpa è dei genitori” oppure “ma dove sono gli insegnanti?”. Si cerca in pratica di trovare il colpevole ad ogni costo al di fuori del protagonista che ha creato il danno.

Quando si parla di bambini però, più volte si è detto che sono spugne che assorbono i comportamenti degli adulti e specchi che riflettono tali atteggiamenti.

Educhiamo il bullo

Nella scuola primaria capita di trovare il bambino cosiddetto “prepotente” che cerca di attirare l’ attenzione dei compagni o degli insegnanti assumendo un’aria da spavaldo con risposte non sempre gentili ed educate nei confronti dei compagni. Peggio è poi quando prende di mira fisicamente e/o verbalmente bambini della sua classe o di altre classi.

Si è sempre detto “dove non arriva la famiglia deve pensare la scuola”. D’accordo con questa frase, ma bisogna vedere fino a dove si può spingere un docente.

Fermarsi al rimprovero non è un punto di arrivo anche perché molte volte il richiamo verbale non comporta esiti positivi. Può tornare il clima sereno in classe, ma basta una nuova situazione da far ricomparire atteggiamenti irrispettosi nei confronti degli altri.

Il ruolo dei genitori

I più delle volte i genitori pensano di avere un figlio modello, un vero angioletto, ma poi venuti a sapere che l’adorato pargolo assume certi comportamenti o frequenta un gruppo di coetanei che non spicca proprio per educazione e rispetto è in quel momento che mettono in discussione il loro ruolo di genitori e iniziano ad interrogarsi “da chi ha preso?”.

Molte volte tendono a giustificare dicendo “sono solo ragazzi”, ma facendo così danno un’impronta sbagliata ai figli i quali prenderebbero il loro comportamento come giusto e crescerebbero con la convinzione di poter attaccare e fare violenza fisica o psicologica agli altri.

Come possono intervenire i genitori? Sicuramente non dovrebbero mai mancare regole di convivenza già in famiglia basate sul rispetto e sull’aiuto reciproco tra i suoi componenti. Ripetere fino alla nausea “comportati bene” non basta, è necessario puntare prima di tutto sull’esempio.

Si fa presto a giudicare gli altri per l’aspetto fisico  o il modo di pensare e questo è un difetto spesso di noi adulti. Moderare il linguaggio o l’atteggiamento in presenza di bambini e adolescenti è sicuramente un ottimo consiglio.

Insegnare a farsi rispettare

Dare rispetto ok, ma bisogna anche farsi rispettare e questo è molto più difficile. La buona volontà da sola non basta. Timidezza, sensibilità, aspetto fisico sono solo alcuni tra i punti che vengono presi di mira dai prepotenti, oggi chiamati bulli. Come intervenire? È possibile trovare il modo giusto per farsi rispettare?

Premesso che nessuno deve cambiare per gli altri ed è giusto mantenere la propria identità proviamo a guardarci dentro e vediamo se è possibile “aggiustare” quell’aspetto che tanto non piace.

Bandita ovviamente la violenza, riflettere sul nostro atteggiamento è sicuramente un passo avanti da compiere verso il rispetto.

La forza emotiva, chiamiamola così, accompagnata dalla rabbia appartiene a tutti, pertanto mostrarsi sicuri e reagire ai soprusi ce l’abbiamo nel dna. È importante però sforzarsi e tirare fuori quella rabbia e ribellione che invece il più delle volte teniamo dentro e non ci permette di vivere serenamente.

In un ambiente nuovo è sempre difficile farsi strada, far vedere invece da subito il carattere, mostrarsi sicuri può solo giovare a nostro favore e aggiungere un tassello in più all’ accettazione nel gruppo di pari.

Come ottenere rispetto?

È possibile dare dei consigli su cui possono lavorare i bambini vittima di bullismo? Certamente!

  • Per prima cosa parlare, parlare, parlare. Se la situazione è solo all'inizio o dura da qualche mese non abbiate paura e confidatevi con un adulto di cui vi fidate, meglio ancora mettere al corrente subito i genitori e gli insegnanti che sicuramente potranno fornire il giusto sostegno e aiuto.
  • Non complicare mai la situazione. Non reagire mai fisicamente alle provocazioni e agli insulti. Non mettersi quindi allo stesso livello di chi non porta rispetto ma cercare di ragionare quando è possibile e far capire che assumere un determinato atteggiamento non è corretto.
  • Sdrammatizzare l’insulto. Ok essere presi in giro non è il massimo dello stare in società, ma provare a sdrammatizzare e riderci su o a non dare importanza a quello che viene detto può aiutare ad affrontare serenamente la situazione.
  • Lo sport aiuta. Lavorando con i bambini spesso mi capita di riflettere che sport apparentemente considerati “violenti” come le arti marziali vengono praticati proprio da bambini e ragazzi che vivono condizioni emotive disagiate. Il più delle volte lo praticano su richiesta della famiglia e degli insegnanti per tirar fuori quel carattere forte e sicuro che per vari motivi tengono nascosto. Molto utile sono anche gli sport di squadra dove l’accettazione del gruppo è fondamentale per la buona riuscita di una partita.

E ai genitori e agli insegnanti che consiglio si può dare? Sicuramente quello più importante: Non umiliare! Un bambino che già vive una situazione problematica ricevere dagli adulti ulteriori rimproveri e insulti andrebbe a compromettere maggiormente il suo disagio.

Per ultimo chiedere aiuto a professionisti dell’educazione o seguire corsi di educazione genitoriale può aiutare i genitori ad arrivare preparati per intervenire qualora si dovessero presentare episodi violenti.

I bambini hanno bisogno di essere protetti e sentirsi al sicuro a casa e a scuola. Se la famiglia non è in grado di intervenire nel migliore dei modi questo compito spetta alla scuola. Mettere da parte ogni tanto i programmi ministeriali per dedicare anche un’ora allasettimana al confronto fa sentire gli alunni importanti e non soltanto soggetti a cui dare problemi da risolvere e temi.
 

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