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I bambini della Shoah: i superstiti raccontano

di Francesca Capriati - 26.01.2018 Scrivici

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Settant'anni fa l'Armata Rossa apriva i cancelli di Auschwitz, scoprendo un mondo di orrore e morte. Tanti i bambini vittime dell'Olocausto

I bambini della Shoah

27 gennaio 1945. L’Armata Rossa arriva a pochi chilometri da Cracovia, in Polonia, e scopre il campo di concentramento di Auschwitz. Un orrore inimmaginabile.

La "soluzione finale" studiata da Hitler portò allo sterminio di 1.100.000 persone. Molti i bambini.

Arrivavano con il treno, deportati insieme ai loro genitori, ai loro nonni, e venivano separati dai loro familiari, privati di tutto, rasati, tatuati in modo che il loro nome non esistesse più per essere sostituito da un numero.

Il Blocco 16 è quello dei bambini, il Kinderblock. Su ogni scaffale-letto dormivano in dieci. Sulle pareti sono ancora visibili i disegni scoloriti che i bambini prigionieri facevano per loro stessi.

I bambini di Auschwitz erano destinati alla morte immediata, appena arrivati al campo, oppure ai folli esperimenti del dottor Mengele, oppure se convincevano i nazisti di avere più di 15 anni potevano sperare di sopravvivere e di essere impiegati nel lavoro. Venivano risparmiati anche quelli che avevano una qualche particolarità: ad esempio erano deformi, o gemelli, o figli di genitori di religioni miste.

La Giornata della Memoria è un'occasione preziosa per ricordare la Shoah per raccontarla ai bambini, per far sì che mai si ripeta una cosa simile. E ogni anno che passa è fondamentale dare voce ai sopravvissuti.

Oggi sono oltre 300, molti quasi centenari.  Il direttore del Museo di Auschwitz, Piotr Cywinski, ha spiegato che questo 27 gennaio 2015

è l'ultima volta in cui sarà possibile festeggiare la liberazione in un anniversario decennale con le testimonianze dei sopravvissuti. Per questo motivo, i protagonisti di questa occasione saranno loro. La loro voce ci guiderà nella memoria

E allora diamo voce ai piccoli di Auschwitz. Vennero deportati ad Auschwitz circa 220mila bambini e la stragrande maggioranza di loro venne eliminata immediatamente. Ne uscirono vivi una cinquantina, di tutti i Paesi europei e la loro voce è preziosa.

  • C'è Milena Zarfati, scomparsa pochi anni fa, che quando arrivò ad Auschwitz aveva 15 anni ma era piccolina e venne messa comunque nel Kinderblock. Si salvò perché fu impiegata nella fabbrica delle munizioni grazie alle sue dita sottilissime.
  • Ci sono le sorelle Tatiana e Andra Bucci, 6 e 4 anni quando vennero internate, che scamparono alla morte solo perché vennero scambiate per gemelle e perché i loro genitori erano di una donna ebrea e di un padre cattolico. Quindi erano di "sangue misto". Soggetti utili da studiare.
  • C'è Luigi Ferri deportato a 11 anni, sopravvive grazie all'aiuto del dott. Otto Wolken che riuscì a nasconderlo per settimane e poi a tenerlo con sé presso l'ospedale del campo. E' uno dei primi testimoni nell'aprile 1945 a parlare dell'esistenza delle camere a gas a Birkenau di fronte ad uno dei primi tribunali internazionali.
  • C'è Eva Mozes Kor, che sopravvisse agli esperimenti del dottor Mengele insieme a sua sorella. Un vero miracolo: le iniettarono ogni tipo di batterio e sapeva bene che se sua sorella fosse morta avrebbero ucciso anche lei. Sopravvissero entrambe. Oggi vive in Israele e due anni fa ha incontrato Rainer Hoss, il nipote di Rudolph, il  comandante del campo che venne impiccato dagli Alleati nel 1946. Anche la sua voce va ascoltata. Ha rotto definitivamente con la sua famiglia e da anni gira il mondo per parlare in scuole e conferenze per "riconoscere sconfiggere il "Male del nazismo". Quando si sono incontrati Eva gli ha proposto di adottarlo e lui ha accettato.

  • C’è Arianna Szörényi. Aveva solo undici anni quando venne deportata insieme alla sua famiglia dalla quale fu subito separata. Nel 1944 inclusa in una delle marce della morte viene prima internata a Ravensbrück e poi a Bergen-Belsen fino alla liberazione del campo da parte degli alleati.
  • Liliana Segre, deportata ad Auschwitz  a 13 anni. Sulla Judenrampe di Auschwitz, vide il padre per l'ultima volta. Lui venne immediatamente selezionato per il crematorio, mentre lei venne impiegata nei lavori forzati in fabbrica, scampò a ben tre selezioni e alla fine sopravvisse anche alla terribile Marcia della Morte verso la Germania dopo l'evacuazione del campo. Solo dopo molti anni dalla sua liberazione è riuscita a parlare della sua terribile esperienza, portando la sua testimonianza nelle scuole e in ambito pubblico. Oggi è senatrice a vita.

E poi ci sono le voci dei piccoli che che non sono sopravvissuti.

Sergio De Simone, 7 anni, cugino di Tatiana. Lo avevano avvertito che era una trappola, ma lui proprio non riuscì a resistere e quando chiesero “chi di voi vuole vedere la mamma?” fece un passo avanti. Invece di ritrovare il suo caldo abbraccio, finì sul tavolo operatorio di Mengele e i suoi folli colleghi che cercavano, inutilmente, un vaccino per la tubercolosi.

Ci sono i venti bambini che, insieme a Sergio, furono cavie da laboratorio e vennero impiccati in una scuola di Amburgo quando ormai la guerra stava per finire e il nazismo era già crollato.

E le voci spezzate dei tantissimi bambini costretti a lasciare il caldo delle loro case, le coccole dei genitori, per salire su un treno che li condusse alla morte. Per pura follia umana. Una follia da raccontare perchè non si ripeta mai più.

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