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Non vanno in gita perché autistici, riflessioni di una mamma

di Francesca Capriati - 19.04.2016 Scrivici

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In pochi giorni tre bambini sono stati esclusi dalle gite scolastiche perché autistici, le riflessioni di una mamma

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Bambini autistici esclusi dalle gite

"Io sono Giulio". Nei giorni scorsi sui social è partita una campagna di solidarietà diretta a Giulio, un bambino affetto da sindrome autistica che non è andato in gita con la sua classe di terza media perché la scuola non si è organizzata per farlo partire.

I genitori di Giulio hanno reso nota la vicenda ai media e molti si sono schierati in loro favore, sottolineando come sia ingiusto privare il bambino della possibilità di vivere l'esperienza della gita scolastica insieme ai suoi compagni e come casi come questo dimostrino che inclusione sia spesso una parola priva di significato concreto per molti bambini speciali.

Negli ultimi giorni si sono verificati ben tre casi di ragazzini esclusi dalle gite scolastiche perché autistici, ultimo quello di una ragazzina tredicenne che non è partita perché nessuna compagna voleva dormire in camera con lei.

Ma vediamo il caso di Giulio, 14 anni, che frequenta la terza media e che è affetto da una grave forma di autismo.

Nel corso dell'anno scolastico ci sono state altre due gite che, in accordo con la famiglia, sono state ritenute troppo faticose per Giulio. Perchè stavolta è stato diverso? Perchè l'ultima gita è stata considerata dal Consiglio d'Istituto estremamente faticosa per lui ma senza coinvolgere i genitori, ai quali è stato comunicato della partenza dei compagni solo mezz'ora prima.

Un errore di comunicazione, si giustifica la scuola. Gli insegnanti si sono chiusi in un silenzio che sa di dispiacere. E lo dimostra una lettera pubblicata dal Tirreno nella quale sottolineano

Vogliamo sperare che il fine ultimo di quanto stia accadendo sia quello di dare risalto alla condizione dell’autismo e della sua gestione nelle scuole. Ma questa battaglia doveva essere fatta congiuntamente dalle famiglie con la scuola e in termini più adeguati.

Chi meglio di coloro che con questi ragazzi sono a contatto tutti i giorni (docenti, personale Ata, operatori...) conosce quanto le scuole siano inadeguate per i loro bisogni e la loro cura? Questo per le strutture, la mancanza di personale addetto alla pulizia del corpo, gli spazi, le risorse finanziarie e, nonostante tutto, fronteggiano ogni giorno le situazioni più complesse rimboccandosi le maniche

Ma da mamma mi sono chiesta: cosa avrei fatto io?

Da mamma di un bambino autistico non so se l'avrei mandato ad una gita scolastica. Chi si prenderà cura di lui? Saranno in grado di gestire le sue eventuali crisi e le sue particolari esigenze?  Come potrei stare tranquilla al pensiero di saperlo lontano da casa, dalle sue abitudini e dai suoi riti, tanto importanti per un bambino come lui?
Ogni singolo caso è diverso dall'altro e per questo in fondo io non posso capire i genitori di Giulio. Posso comprendere la loro indignazione per una scuola che non mette in condizione un bambino speciale di andare in gita e di essere, quindi, incluso davvero nella scuola. Ma il pensiero va al di là. Mi chiedo come viva Giulio la sua giornata a scuola. Ha degli amici che si prendono cura di lui e che avrebbero vissuto questa esperienza così particolare nel pieno rispetto delle sue esigenze? Avrebbe davvero voluto partire e lasciare la sua casa e il suo ambiente per andare in gita con la scuola?

E ancora. Cosa dovrei rispondere a mio figlio che mi dice che non vorrebbe dormire nella stessa camera con Giulio perché ha paura di lui? Mi dovrei preoccupare sì, ma del fatto che lunghe giornate e lunghi anni nella stessa classe non siano stati sufficienti per nessuno affinchè l'inclusione, il rispetto e alla fine la semplice amicizia si siano consolidati al punto tale da spingere i ragazzini a considerare la partenza di Giulio insieme a loro come una cosa normale, ordinaria, che non si mette in discussione.

Pensieri sparsi e riflessioni a briglia sciolta le mie. Pensieri di una semplice mamma che prova a domandarsi come si sarebbe comportata e soprattutto come si possano migliorare le cose affinchè i tanti Giulio che frequentano le nostre scuole abbiano davvero la possibilità di vivere in un contesto inclusivo e anche affettivo. Perché, come ha dichiarato il Ministro Giannini,

la scuola raggiunge il proprio obiettivo educativo quando è luogo di rispetto ed inclusione, non certo di esclusione

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