Adolescenti e sostanze
Uno dei compiti evolutivi più importanti – e complessi – di un adolescente è quello di riuscire a costruirsi una propria identità: per farlo, il/la ragazzo/a deve uscire dal perimetro familiare ed entrare nel mondo sociale dei coetanei. Tale passaggio implica spesso che vi sia una "zona d'ombra", ossia una parte della vita privata da cui i genitori possono essere esclusi. Questi ultimi, poi, si interrogano su quali siano le cose che a loro vengono tenute nascoste: una delle difficoltà principali è legata proprio alla scarsa visibilità di ciò che accade nella vita dei figli.
Creare uno spazio di dialogo
In questi casi, è importante che madre e padre creino uno spazio di dialogo, evitando atteggiamenti giudicanti o accusatori e incoraggiando la fiducia reciproca, affinché la questione (che potrebbe riguardare le compagnie, alcol e sostanze, così come la sessualità) non diventi un tabù.
Questo bisogno adolescenziale di privatezza deve essere riconosciuto, sebbene sia comprensibile una certa preoccupazione: è l'età in cui ci si cimenta nei primi rapporti e sovente si entra in contatto con alcune sostanze, alcool incluso, nel tentativo di separarsi dal proprio nucleo familiare e di testare la propria indipendenza. Infatti, si tratta di "esperimenti di crescita", in cui però diventa necessario per i ragazzi accettare anche il valore del limite: è importante potersi sperimentare nel mondo, mantenendo tuttavia un equilibrio.
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Come aiutare i figli
I genitori possono aiutare i figli mostrandosi elastici nell'alternare flessibilità e rigore: un cocktail, una sigaretta, uno spinello non devono rappresentare una tragedia irreparabile ma, allo stesso tempo, è compito degli adulti responsabilizzare gli adolescenti fin da subito, creando maggiore consapevolezza rispetto ai rischi della dipendenza.
A questo fine, può essere utile informarsi attraverso fonti valide e attendibili, per non cadere in generalizzazioni.
Inoltre, è importante essere presenti, ascoltare e dialogare rispetto a ciò che il figlio ha deciso di rendere visibile, prestando attenzione alle possibili richieste di aiuto, non sempre esplicite. Mostrare ad esempio un interesse non critico verso il mondo della musica e dei social, che possono essere in relazione con le sostanze, può essere un buon modo per entrare in contatto con la "zona d'ombra" dei ragazzi e delle ragazze.
Sostanze e gruppo di appartenenza
Talvolta può accadere che, nonostante mamma e papà abbiano ampiamente chiarito la nocività di tali sostanze, i figli ne facciano un uso saltuario in compagnia dei coetanei, attribuendogli quindi un significato di appartenenza al gruppo di amici. È importante non condannare troppo duramente questo tipo di comportamento, anche perché, come evidenzia la Dott.ssa Pamela Pace nel testo "Che ansia!" (Edizioni San Paolo 2020), l'adolescenza «"spalanca" la porta verso la libertà, il nuovo, lo svago. L'esigenza di sperimentare e sperimentarsi diviene sempre più impellente e, di conseguenza, aumenta il bisogno di provare emozioni forti».
Quando bisogna mettere un limite
È diverso il caso in cui il/la ragazzo/a esageri nella violazione delle norme e metta in atto comportamenti pericolosi e/o nocivi per la salute: tale situazione richiede sicuramente un intervento deciso, che indichi un confine. Queste condotte rischiose spesso si associano alle modalità di comunicare e veicolare messaggi della società odierna, che non prescrive limiti, ma incentiva il consumo; toglie senso alla fatica, alla frustrazione, alla rinuncia e promuove la logica della ricerca immediata della soddisfazione.
Diventa quindi fondamentale dar vita a una riflessione sul significato e sui possibili risvolti di questi comportamenti, a partire dal dialogo tra i ragazzi e i loro genitori: quest'ultimi affrontano accanto ai figli una grande sfida, ossia quella di mantenere il proprio ruolo di responsabilità e di tutela, accogliendo allo stesso tempo le esigenze e le difficoltà di questa peculiare fase di vita.
Infatti, l'adolescente può percepire grande fatica nell'elaborare il distacco dall'infanzia e in tale momento l'oggetto (che sia cibo, droga, alcol o dispositivi elettronici) può rappresentare una fonte di soddisfazione e rassicurazione, da contestualizzare e comprendere per poter aiutare il ragazzo o la ragazza in questo complesso passaggio della crescita.