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Come dire no ai bambini
E' sempre più difficile in una società che ci fa sempre più vittime, adulti e bambini, del vortice del consumismo riuscire a dire di no ai bambini. E' naturale per qualsiasi genitore desiderare il meglio per il proprio bambino ed aspirare a dargli di più rispetto a quello che si è avuto per sè stessi, tuttavia bisogna porre dei limiti chiari, fin dai primi anni di vita.
Il prezzo che si paga in assenza di questi limiti non è soltanto il rischio di far diventare il bambino "viziato", ma soprattutto quello di non trasmettere al proprio figlio il valore delle cose e il principio che ciò che viene concesso deve in qualche modo essere meritato.
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Non dobbiamo dimenticare, anche se il modello dei consumi propostoci costantemente dalla nostra società non ci aiuta in questo, l’importanza che il desiderare ha all’interno della vita psichica dell’individuo. Ottenere un qualcosa a cui si è ambito, averlo desiderato a lungo, rende il momento del suo raggiungimento molto più soddisfacente e più speciale rispetto a quando la stessa cosa ci cade dal cielo, senza aver dovuto compiere nessuno sforzo.
Invece in una società in cui non solo l’utilizzo degli oggetti, ma anche le relazioni interpersonali risentono del meccanismo consumistico ciò che conta sembra essere l’ottenere tutto e subito, per poi passare ad un altro oggetto di facile desiderio e di veloce consumo. Desiderare qualcosa e rimanere nella condizione del desiderio talvolta può essere addirittura più soddisfacente che ottenere l’oggetto dei nostri pensieri, perché la realtà a volte può anche deludere le nostre aspettative. E poiché il genitore è colui che può trasformare concretamente i desideri del bambino in realtà, a partire dalle piccole cose, è quindi depositario di un grandissimo potere, che deve essere utilizzato in favore del bambino in modo produttivo ed intelligente.
Dire no quindi qualche volta può essere molto più importante che accontentare immediatamente i desideri del bambino. Un genitore sicuro delle proprie capacità educative infatti, non dovrebbe misurare la propria competenza sulla soddisfazione incondizionata di tutte le richieste del bambino dicendo sempre sì. Piuttosto è importante comprendere quando e in che modo dare le giuste frustrazioni, così come riconoscere quando è il momento di premiare, di acconsentire, di cedere.
Per quanto riguarda lo stile educativo è sconsigliabile quindi assumere un atteggiamento lassista, che non pone nessun tipo di regola o di limitazione e che lascia il bambino completamente libero di fare e di ottenere tutto ciò che desidera incondizionatamente. Oltre a far sì che nessun valore sia attribuito alle cose questo stile ha lo svantaggio di generare l’assenza di qualsiasi riferimento e quindi di produrre un senso di disorientamento e di vuoto. Nemmeno è consigliabile uno stile educativo troppo autoritario, che nega qualsiasi spazio di libertà al bambino e che fonda la sua forza sulla proibizione, sulla punizione e sull’insindacabilità delle regole. Questo stile alla lunga rischia di produrre esiti contrari a quelli che si propone di ottenere, perché genera ribellione aperta o passivamente celata.
Lo stile educativo autorevole invece risulta il più efficace perché pone dei limiti chiari che in ogni caso rimangono discutibili e negoziabili. Le regole sono presenti, devono essere chiare e ben motivate, ma occasionalmente possono anche andare incontro all’eccezione, per esempio per premiare il bambino in circostanze particolari.
E’ inoltre importante che tra i genitori non siano in disaccordo sull'educazione dei figli perché in genere è destabilizzante per un bambino ottenere l’appoggio incondizionato di un genitore e l’opposizione dell’altro.
Naturalmente non si possono dare delle norme di comportamento in grado di garantire sull’educazione corretta dei figli: ogni genitore è unico così come unico è il proprio bambino, pertanto spetta alla sensibilità del genitore compiere le scelte che reputa più adeguate giorno dopo giorno.
Certamente vi succederà di sbagliare, ma questo non deve spaventarvi, perché l’errore non è più significativo di ciò che si fa successivamente per riparare la relazione
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