In questo articolo
Lettera di un papà contro gli stereotipi
"Grazie mamma" è la scritta che si trova sulla confezione di salviette per neonati. Un ringraziamento che a molte non dice molto, quasi non si nota, ma che invece ha colpito Carlo Tumino, uno dei Papà per scelta.
Da più di due anni sono un padre a tempo pieno. Da più di due anni dormo mediamente 6 ore a notte, cambio circa 12 pannolini al giorno, faccio 10 lavatrici a settimana e ogni sera chiudo gli occhi pensando al modo migliore per educare i miei figli. Da più di due anni ho scoperto che ci sono tanti padri come me, stanchi di essere considerati una figura accessoria, dimenticabile, trascurabile, omettibile".
Scrive Carlo, uno dei papà per scelta che hanno raccontato la loro esperienza in un blog e poi in un libro (oltre che in una seguitissima Pagina Facebook.
Carlo e suo marito Christian hanno messo su casa e poi sono volati negli Stati Uniti per riuscire a coronare il loro sogno di diventare genitori in un Paese dove, spiegano "l'essere genitori "ha più a che fare col concetto di responsabilità che con quello di biologia". Lì sono nati i loro gemelli, Julian e Sebastian, che oggi hanno due anni e mezzo.
La loro battaglia contro i pregiudizi e gli stereotipi più beceri non conosce sosta, Carlo e Christian sono i pilastri di una famiglia piena di amore, risate, emozioni, esattamente come tutte le altre famiglie, eppure si scontrano ogni giorno con il cinismo e l'opposizione di chi non accetta che l'amore possa essere diverso da quello che ci è stato imposto dalla morale comune, e che famiglia non sia un luogo dove crescere donando amore, trasmettendo valori e sicurezza, ma solo quella dove ci sono un padre e una madre.
Leggendo la scritta "Grazie mamma!" sulla confezione di salviette che usa ogni giorno, Carlo ha preso carta e penna e ha deciso di scrivere una lettera aperta al direttore marketing dell'azienda per raccontare la sua delusione nel vedere quella scritta che
sottintende il più classico degli stereotipi sessisti, promosso da quel patriarcato tossico che crede ancora in una netta divisione dei compiti domestici. Perché dietro la consacrazione della madre come figura esclusiva nella cura dei figli, sta condannando tutte quelle donne che lottano ogni giorno per una società più equa. I grandi cambiamenti culturali passano per anche per i piccoli gesti. E al pari delle istituzioni, della politica, dei media, anche i brand hanno una grande responsabilità
La sua iniziativa ha avuto grande eco sia sui social che sulla stampa e, come lui stesso ha raccontato nei giorni successivi, ha attirato anche molti insulti e critiche, sia da parte di uomini che dichiarano orgogliosi di non aver mai cambiato un pannolino e che danno delle femminucce ai padri che lo fanno, sia da parte di donne che
ti zittiscono perché prima devi fare gavetta. Quelle stesse donne che prima si infuriano quando scoprono che un uomo guadagna mediamente tre volte di più, e che poi si scagliano con una violenza inaudita verso chi perora la loro stessa causa.
Ecco, il messaggio di Carlo diretto alle aziende non ha nulla a che fare con il suo essere un papà in una famiglia arcobaleno, quanto con il suo essere papà e basta.
E dovrebbe essere accolto da tutti, uomini e donne, per raccontare che la gestione della famiglia e dei figli non è più - e non può più essere - una responsibilità solo femminile, ma va condivisa.
Condivisa con i padri che amano mettersi in prima linea e sporcarsi le mani, ma anche con quelli che sono restii – per una difficoltà proprio culturale – a cambiare pannolini ed essere coinvolti nelle incombenze domestiche.
Intervista ai Papà per scelta
Tempo fa abbiamo intervistato Carlo e Christian, i Papà per scelta, ecco la loro storia