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Diventare genitori in giovane età

di Emmanuella Ameruoso - 14.04.2017 Scrivici

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Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di diventare genitori in giovane età, e soprattutto quando si è ancora adolescenti? La psicologa Emmanuella Ameruoso ci parla dell'essere genitori giovani

In questo articolo

Essere genitori giovani

Diventare genitore in giovane età sicuramente spaventa, ma ci sono anche dei vantaggi. Tutto dipende però dall’età dei soggetti. Molto spesso capita, infatti, di accorgersi di essere in dolce attesa proprio durante il periodo adolescenziale, momento contrassegnato da diversi cambiamenti, alcuni anche molto significativi.

La gravidanza in adolescenza

Da sempre la società condanna, a volte anche in malo modo, le giovani donne che incorrono in una gravidanza poiché la loro maturità non è ancora ben definita. La maternità per una adolescente contribuisce a dare conferma della propria femminilità e del raggiungimento della propria adultità: ‘posso generare quindi sono pari ad un individuo adulto’. Definisce cioè un processo di identificazione con la propria mamma e per questo, soprattutto nelle relazioni conflittuali, manifesta il ‘trionfo’ sulla propria genitrice. La Mahler (1975) attribuisce questo evento ad un terzo processo di separazione-individuazione dalla madre. È così che la ragazza ristabilisce i propri confini, i propri spazi nei confronti della donna, del partner e di altri componenti significativi nella sua vita (Ameruoso, 2000).

La gestazione in età evolutiva rappresenta un fallimento sociale e familiare in termini di educazione e formazione. L’adolescente va, infatti, incontro ad una serie di difficoltà anche sul piano psico-fisico. Secondo alcuni autori (Perolo et al., 1986) l’immaturità fisiologica determinata da una struttura ossea ancora in formazione potrebbe comportare delle problematiche mentre, secondo altri (Schwarzemberg, 1998), la precocità dell’evento è legata allo sviluppo prematuro per cui non vi sono conseguenze di particolare gravità.

In effetti, la donna potrebbe diventare mamma già dopo i primi 5 anni dall’arrivo del ciclo mestruale e in alcuni casi molto rari anche restare incinta precedentemente al periodo premestruale se l’ovulazione avviene prima della comparsa del menarca. Ma pochissime adolescenti sarebbero motivate a portare a termine una gravidanza in questo periodo.

Le stesse sarebbero in grado di concepire nonostante la formazione dell’apparato muscolo-scheletrico non sia completo. In ogni caso, in base agli studi anatomo-fisiologici, una gravidanza al di sotto dei 17 anni di età comporterebbe dei rischi notevoli sia per la ragazza che per il bambino.

Neonati di giovani madri hanno alte probabilità di prematurità, di basso peso alla nascita, difetti congeniti, problemi nutrizionali dovuti ad un fabbisogno calorico e nutritivo altrettanto necessario all’organismo materno ancora in crescita e spesso sottopeso rispetto alle classi di gestanti normali e con disordini alimentari e ginecologici sovente di natura infettiva (Ameruoso, 2000). È pertanto importante riuscire a trasmettere informazioni corrette sulla sessualità e sul concepimento.

Che significa essere genitore in giovane età: l’inversione dei ruoli

La serie di cambiamenti che coinvolgono l’adolescente a partire dalla propria immagine corporea e dalla dimensione mentale fanno riemergere vissuti inconsci, preconsci e consci legati alle esperienze passate. Attraverso la gravidanza la giovane manifesta un forte bisogno di indipendenza, molto spesso come conseguenza di eventi significativi quali divorzi, decessi, la fine di una relazione sentimentale. A volte la famiglia di origine è costituita da un solo genitore oppure uno dei due è completamente assente. La scarsa autostima induce la ragazza a ricercare conferme e approvazione da parte degli uomini, a richiedere maggiore attenzione da parte di familiari o a rifuggire dalla solitudine.

Anche il rapporto con la propria madre è significativo poiché in tal modo dimostra la propria maturità. ‘Ogni donna ripete la propria vicenda madre-figlio in rapporto al proprio bambino’ (Deutsch, 1971). In tale contesto i ruoli verranno modificati, il fulcro attentivo risulterà la gestante e il suo bimbo, rafforzando anche il legame tra la ragazza e sua madre. Spesso e volentieri la famiglia d’origine anche se costituita da un solo componete, accoglierà la gestante aiutandola a crescere il suo bambino.

Molte di loro decidono di restare single, sia per libera scelta sia come conseguenza della fine della relazione stessa, dedicandosi alla cura del piccolo e continuando a conservare una condizione di dipendenza soprattutto all’inizio quando hanno maggiore necessità di ricevere aiuto.

Quando invece, la relazione perdura, il sostegno del partner diviene fondamentale e ottiene effetti benefici sulla psiche della gestante-bambina e sul piccolo una volta nato.

Figli cresciuti troppo in fretta

È chiaro che la responsabilità incombente tende ad accelerare la crescita della giovane coppia proprio per la necessità che il ruolo di neogenitore richiede. Non è più tempo di giochi o di spensieratezza, in alcuni casi ne consegue un abbandono scolastico e la vita cambia radicalmente. I ragazzi diventano adulti e spesso anche per immaturità hanno difficoltà a gestire le problematiche che derivano dalla genitorialità. La crescita ha i suoi periodi e come tale ha necessità di tempo. Avviene cioè per stadi e se l’evoluzione salta il suo percorso è inevitabile che poi si creino degli scompensi sul piano comportamentale o emergano dei bisogni insoddisfatti anche a distanza di anni.

Un percorso non seguito con un corretto sviluppo produce delle carenze sul piano relazionale favorendo un’incapacità a rispondere adeguatamente ai bisogni del piccolo poiché anche l’adolescente ha necessità di risolvere i propri. È chiaro quindi il riproporsi di scenari già presenti nella precedente relazione tra neomamma e genitore.

La gravidanza nel periodo adolescenziale è l’interruzione di un processo di sviluppo, di evoluzione. Le esigenze del giovane hanno carattere di priorità rispetto al resto e spesso l’attenzione che richiama il neonato, sottraendola al genitore-adolescente produce ‘invidia’ creando disarmonia anche in merito al piccolo che invece ha bisogno di punti fermi, di certezze e sicurezza per la crescita. L’adolescente ha una personalità ancora in formazione, per questo non è in grado di portare avanti la gravidanza da sola, anche se alcune ricerche dimostrano il contrario. Una crisi nella crisi insomma, che produce inevitabilmente il riemergere di conflitti, se preesistenti, con le figure genitoriali.

Rapporto genitori-figli nell'adolescenza

Non sempre, quindi, il rapporto tra genitori e figli in adolescenza è semplice. I ragazzi hanno bisogno di ‘distaccarsi’ dai genitori soprattutto se il legame è assillante e problematico per questo utilizzano qualsiasi mezzo, spesso inconscio, per farlo.

Allo stesso tempo hanno ancora necessità di avere dei punti di riferimento e di essere accolti, nutriti e ‘ascoltati’ a livello affettivo. Non sono per niente indipendenti anche se ricercano una propria autonomia. Si trovano in una fase centrale nella quale definirsi permette loro di essere considerati adulti ma effettuare una scelta da soli è piuttosto complicato, hanno bisogno ancora di essere supportati e guidati. A volte però gli adulti interpretano diversamente questa richiesta di aiuto e considerazione forse perché anche loro non hanno superato il proprio conflitto interiore strutturatosi nel legame con i propri genitori. Ed ecco che il circolo vizioso si ripropone con la stessa continuità fino a che non si realizza una piena acquisizione di consapevolezza rispetto al proprio ruolo di genitore e una piena responsabilizzazione nei confronti della vita dell’altro.

Non è soltanto l’adolescente a crescere ma anche l’adulto è in continua evoluzione per cui ogni momento critico potrebbe essere considerato una risorsa e quindi una necessità di cambiamento. Un adulto che segue il proprio ragazzo è un adulto, genitore ed educatore che continua ad apprendere sempre nuove cose e a progredire come progredire come individuo poiché comprendere il proprio figlio, stabilendo con lui un legame significativo basato sul dialogo, sul confronto e sul rispetto, significa anche comprendere se stesso e avere stima di sè.

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