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Le catene dell'amore materno

di Emmanuella Ameruoso - 05.08.2015 Scrivici

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L’amore di un genitore verso il proprio figlio può assumere dimensioni stratosferiche e trasformarsi in catene... La psicologa ci spiega come non esagerare per non rendere i bambini fortemente dipendenti

Quando il troppo amore per i figli fa male

La nascita fa riflettere sulle mille ansie che la genitorialità suscita. Molti adulti si occupano dei figli in maniera ineccepibile e con continua dedizione. L’amore di un genitore verso il proprio figlio può assumere dimensioni stratosferiche, ma proprio per questo non bisogna esagerare. La via di mezzo è sempre la migliore da percorrere ed anche in questo caso qualche volta si sbaglia.

Avere qualcuno sempre presente è molto importante per la crescita, ma talune volte diventa per certi versi “ingombrante”. In realtà ogni soggetto crescendo dovrebbe imparare a decidere autonomamente cosa fare della propria vita o in determinate circostanze, ma sembra che in alcuni contesti ciò non avvenga. Le mamme hanno il cosiddetto coltello “dalla parte del manico” inteso in senso stretto poiché con la crescita c’è un grande rischio di rendere i propri figli fortemente dipendenti da loro.

Una donna apprensiva o troppo incisiva che non lascia libero spazio di esprimersi liberamente, tende a offuscare e a nascondere le loro identità, diventando le principali protagoniste di una vita che non è la loro. E con quali conseguenze? I livelli di autonomia dei bambini variano a secondo del grado di simbiosi che si struttura tra i componenti familiari, ma soprattutto tra madre e figlio. I casi più eclatanti rientrano nel versante nevrotico per i quali un’immaturità emotiva delle donne coinvolge sul piano dell’indipendenza proprio i più piccoli.

Ma ciò deriva, al contrario, da un bisogno dell’adulto di dipendere dal figlio. Riempiendolo di attenzioni e soddisfacendo bisogni che non richiede ma che riguardano esclusivamente lei, il bambino crescerà frustrato nelle sue necessità. Una mamma particolarmente immatura tenderà a legare a sé i figli proprio perché preoccupata della sua eventuale solitudine e/o salute. E così che la reazione inconscia dei bambini che vogliono le stesse cose dei genitori sarà quella di condividere e rispondere pienamente alle loro esigenze e/o richieste dei più grandi.

Una donna infantile e non ancora separata lei stessa, non potrà offrire ai suoi pargoli ciò che lei stessa non possiede. Così, preoccupata di restare sola, incatenerà a sé i figli. Cosa accadrà di me quando i miei figli lasceranno questa casa? La sensazione di solitudine si manifesta al solo pensiero che i figli, vissuti come un prolungamento di se stesse, possano andar via o stare lontano dalla mamma. Ciò genera profonda tristezza nei loro animi. Il senso di vuoto, di inutilità consiste nell’incapacità a concentrarsi, a sentirsi felici restando attente invece a preoccuparsi eccessivamente di ciò che può accadere, di quanto possano allontanarsi e di come le loro scelte possano essere distanti dalle sue necessità. È quindi qualcosa che riguarda fondamentalmente se stesse.

Quello che avviene, d’altronde è un passaggio evolutivo nel quale tutti i componenti della famiglia stanno crescendo per stabilire nuovi equilibri. È bene considerare che i figli non sono una proprietà e che l’averli messi al mondo non significa avere il controllo su di loro. Per favorire il loro sviluppo bisognerebbe incoraggiare l’autonomia, l’indipendenza e le libere scelte permettendo loro di realizzare i propri sogni anche sbagliando! Genitori in grado di rispondere alle esigenze dei figli, immedesimandosi nei loro vissuti e nei loro bisogni educheranno persone capaci di realizzare se stesse.

L’amore non è mai una dipendenza. L’amore è uno stato assoluto, incondizionato ed eterno che non reclama niente in cambio

Brian Weiss

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