di Laura Losito
Non parlare troppo
Quando nostro figlio piccolo ha una crisi di pianto, a volte tendiamo a parlare troppo, il che può essere controproducente; dovremmo quantomeno valutare anche un'altra forma di conforto, quello non verbale. Proviamo a calmarlo solo con un abbraccio o un sorriso: certe volte è la soluzione migliore.
Il concetto di disciplina
Cosa vuol dire per noi "educare" un bambino? Riflettiamo bene a cosa deve servire, a nostro avviso, la disciplina. Forse non è così importante che ogni singola infrazione abbia sempre una conseguenza, ma l'obiettivo vero è semplicemente insegnare al bambino a vivere bene nel mondo(LEGGI). Una volta stabilito qual è il nostro fine, troviamo un modo creativo per insegnarglielo.
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Le punizioni
Se la punizione è troppo dura, o abbiamo una reazione eccessiva ad un pasticcio combinato dal bambino, a volte quest'ultimo tende a concentrarsi solo sulla conseguenza e non su quello che ha fatto, come invece dovrebbe. Talvolta prevenire è meglio che curare: fermiamo sul nascere il comportamento scorretto. Se ci accorgiamo di essere particolarmente nervose e irritabili per motivi nostri, diamoci il tempo di calmarci prima di fare una sceneggiata sproporzionata al guaio commesso dal bimbo (LEGGI).
Molto importante è non perdere mai la credibilità: infliggiamo solo punizioni che saremo sicuramente in grado di mantenere, e non cose del tipo "non uscirai di casa mai più per un mese".
Ripariamo sempre
Qualche conflitto con il nostro bambino è inevitabile, ma l'importante è riparare la breccia nel rapporto nel più breve tempo possibile. Non lasciamo che il rancore sedimenti, ma "ricolleghiamoci" con il bambino quanto prima, in modo sincero e amorevole.
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Essere brevi
Soprattutto se si tratta di un bimbo piccolo, è inutile tenere conferenze sul perché non possa fare o toccare una determinata cosa. Siamo il più possibili brevi e chiari, utilizzando concetti che lui, per la sua età, sia in grado di comprendere.
Ignorare il "pubblico"
Quando siamo in mezzo agli altri (soprattutto alle altre mamme) spesso tendiamo ad "atteggiarci", essendo ad esempio più severe con il bambino, più reattive e inflessibili sui suoi comportamenti. Rimuoviamo questa tentazione: se qualcosa davvero non va, meglio prendere il bambino da parte e parlare con lui da solo. In questo modo non saremo vittime dell'"ansia da prestazione" e il bambino si sintonizzerà meglio sulla questione tra noi due, lontano da ingerenze esterne.
Non mettiamoli in imbarazzo
Sempre a proposito delle eventuali sgridate o punizioni in pubblico, teniamo a mente che anche un bambino piccolo percepisce l'umiliazione dell'essere rimproverato in presenza di persone esterne (LEGGI). Teniamo in considerazione i suoi sentimenti: ecco un altro motivo per appartarci e parlare con lui da soli.
Diamo la possibilità di difendersi
Anche se la responsabilità del guaio combinato SEMBRA evidente, non condanniamo il bambino senza processo. Sentiamo sempre se ha qualcosa da dire a sua discolpa, o comunque ascoltiamo la sua versione dei fatti.
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Non minimizziamo
Spesso tendiamo a liquidare le "sceneggiate" improvvise del bambino con affermazioni tipo: "è stanco" o "ha fame", come se questi presupposti, peraltro del tutto ipotetici, annullino il malessere che lui prova. Invece di minimizzare il suo disagio, proviamo a sintonizzarci veramente con lui prima di farci un'opinione, e forse scopriremo che stiamo respingendo qualcosa che per lui è importante.
I segnali non verbali
Anche se apparentemente stiamo giocando con nostro figlio, in realtà inviamo segnali non verbali che tradiscono il contrario: cerchiamo lo sguardo di un altro adulto, controlliamo il cellulare, usiamo qualsiasi scusa per uscire dalla stanza, siamo distratte. Meglio dedicargli meno tempo, ma che sia solo ed esclusivamente per lui.