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Bonus pannolini ecologici, esiste o no?

di Viola Stellati - 26.05.2023 Scrivici

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Fonte: shutterstock
Il bonus pannolini esiste davvero? E a quanto ammonta? Tutto quello che bisogna sapere su questo piccolo contributo economico

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Bonus pannolini

Correva l'anno 2022 e, durante il mese di luglio, diverse testate giornalistiche titolavano "al via il bonus pannolini". Ci abbiamo sperato tutte perché si parlava di un contributo di 150 euro, ma purtroppo non è andata così. Per fortuna, però, alcuni comuni e aziende prevedono una piccola somma di denaro per l'acquisto di pannolini lavabili.

Bonus pannolini lavabili

Non si tratta perciò di un vero e proprio bonus pannolini, ma di un contributo che viene erogato da comuni e aziende che sono interessate alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti. Ciò vuol dire che si tratta di una piccola somma di denaro indirizzata esclusivamente ai pannolini lavabili, e quindi non agli usa e getta.

Il motivo per cui esiste questo contributo è molto semplice: lo smaltimento dei rifiuti viene pagato dai comuni tramite soldi incassati dalla cosiddetta "tassa sui rifiuti" (TARI).

Le famiglie che scelgono di usare i pannolini lavabili, a differenza delle altre, producono approssimativamente una tonnellata di rifiuto indifferenziabile in meno. Tutto ciò per il comune si traduce in un risparmio di denaro e per tale motivo, in alcune circostanze, le 150 euro circa risparmiate vengono erogate sotto forma di contributo.

Come richiederlo

Il bonus pannolini non esiste, e purtroppo questo contributo di cui vi abbiamo appena parlato non è disponibile in tutti i comuni d'Italia.

È necessario perciò informarsi presso il proprio comune di residenza, oppure tramite l'azienda di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Basta fare una telefonata all'ufficio ambiente o all'ufficio relazioni con il pubblico (URP).

Tuttavia, è un incentivo molto poco richiesto e per questo il personale spesso non sa nulla sull'argomento. In tali circostanze il consiglio che vi diamo è provare a chiamare fino a quando si ha la possibilità di parlare con chi ne sa di più.

L'altra informazione che è necessario sapere è che il contributo varia sensibilmente di località in località.

Nella maggior parte dei casi si aggira intorno ai 120/150 Euro, e copre dal 50 al 100% dell'investimento. È essenziale tuttavia ricordarsi che prima si deve fare l'acquisto e poi, con documento che lo certifica, si può fare la richiesta.

Quali documenti servono

Dopo essersi informati presso il comune o l'azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti, al momento dell'acquisto bisogna farsi rilasciare uno scontrino parlante o farsi fare la fattura. È infatti molto importante che il documento di acquisto presenti il codice fiscale di chi effettuerà la richiesta di contributo.

Dopo aver fatto tutto ciò, bisogna compilare dei moduli che vengono rilasciati dal comune in cui vanno inseriti i dati del richiedente e quelli del bambino. In più è fondamentale allegare ai documenti compilati la fattura di acquisto.

La domanda va consegnata entro il 31 dicembre dell'anno in corso, ma è bene sapere che è previsto il minimo di acquisto di 20 pannolini lavabili.

Il taglio dell’Iva sui pannolini

Abbiamo capito che un vero e proprio bonus pannolini non esiste, tuttavia, il nostro Governo ha recentemente dato il via al taglio dell'Iva, dal 22 al 5%, sui pannolini e assorbenti femminili.

Una mossa che si è decisa con l'ultima legge di bilancio ma che attualmente non sta funzionando, tanto che i prezzi non sono scesi abbastanza, almeno fino a questo momento

A chi è destinato questo contributo

Il contributo, erroneamente chiamato bonus pannolini, viene erogato una tantum per le famiglie che hanno bambini nati da poco e di età compresa fino a tre anni .

Può essere richiesto anche in assenza di ISEE e privilegia le famiglie che usano pannolini lavabili rispetto ai pannolini usa e getta. Il motivo è molto semplice: è un contributo che mira a incentivare scelte d'acquisto che siano rispettose dell'ambiente.

Tale somma di denaro viene applicata tramite detrazione fiscale, e per questo non è applicabile alle famiglie che hanno un reddito inferiore a 6500 euro, tetto minimo per cui è prevista anche l'applicazione della tassa sui rifiuti solidi urbani.

Possono ottenerlo anche le future mamme, ossia le donne in dolce attesa, a patto che il piccolo nasca entro la fine dell'anno.

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