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La presenza della baby sitter nella vita dei bambini rappresentava, prima del Covid-19, un valido aiuto per le famiglie che, per esigenze lavorative, decidevano di affidare le cure dei loro figli a una persona esperta. Molte sceglievano di farlo sin dai primi mesi del neonato, per posticipare l'ingresso del piccolo all'asilo nido. Altre famiglie invece sceglievano la baby sitter in base alle esigenze sociali e didattiche dei bambini dalla scuola materna in poi. Insomma, la figura della tata o della baby sitter è sempre stata importante per mantenere gli equilibri familiari e permettere ai bambini di vivere tranquillamente le loro esperienze anche quando i genitori sono lontani per lavoro. Ma come è cambiata la figura della baby sitter durante il Covid? La pandemia ha decisamente stravolto le abitudini delle persone, intese come individui e come gruppi familiari. E le richieste di baby sitter, che a conti fatti sono persone estranee dal nucleo formato da mamma, papà e figli (e in certi casi anche i nonni), hanno subito delle oscillazioni. Abbiamo raccolto i dati di Sitly , piattaforma specializzata nella ricerca online di baby sitter. Che ha intervistato i genitori i quali, ancora oggi, della baby sitter non possono fare a meno. Ecco perché.
Baby sitter durante il Covid, chi non può farne a meno e perché
Una recente news di Altroconsumo sulle rette aumentate nella metà degli asili nido privati coinvolti in un sondaggio, secondo il sito Sitly è tra le cause dell'aumento delle richieste di baby sitter in Italia, anche in epoca pandemica. Secondo il dati raccolti sugli utenti iscritti al sito, il 26,4% delle ricerche di baby sitter da parte di mamma e papà avviene per neonati 0/1 anno; mentre il 20% per bambini dai 2 ai 4 anni. Infine, il 30,9% per i bambini fa parte del gruppo della scuola elementare. Poche richieste invece per i bambini sopra i 10 anni (8,5%) e pochissime, invece, quelle per gli over 14.
Sarebbero stati i rincari in particolare dei nidi privati a lasciare invariate le richieste di baby sitter nell'anno della pandemia. Dopo mesi di sacrifici, soprattutto nel periodo del lockdown duro di marzo-aprile 2020, con i genitori a casa in smart working e bambini e ragazzi in didattica a distanza, la ripresa dell'attività scolastica in settembre (a singhiozzo e non per tutti i gradi) è stata per molte famiglie un momento di sollievo, su più fronti. La necessità di mettere insieme le esigenze di tutti - quelle lavorative dei grandi e quelle scolastiche di bambini - ha portato a un mancato ridimensionamento della figura della baby sitter.
Il Bonus baby sitter Covid-19 è stato uno dei motivi della richiesta dei genitori
Complice è stato anche il bonus baby sitter che, nell'estate 2020,ha permesso a molti genitori di figli minori di 12 anni di richiedere un sussidio per attivare prestazioni di baby sitting. I dati riportano che l'anno scorso sono state 1,3 milioni di richieste di bonus baby sitter e, nel I semestre 2020, 270 i milioni di euro movimentati attraverso il Libretto Famiglia, quasi 20 volte in più rispetto al 2019, come riportato dal rapporto Domina con dati Inps. Secondo il rapporto dell'Associazione Domina, il bonus baby-sitter ha avuto tra le Regione con più richieste la Lombardia (282mila), seguita da Veneto (161mila) e Lazio (132mila).
Non c'è stato quindi un minore interesse nella richiesta di baby sitter nel periodo della pandemia, almeno per quanto riguarda i dati del portale dedicato alla ricerca. I genitori hanno deciso di mettere al primo posto, in molti casi, gli equilibri familiari e lavorativi scegliendo una professionista da integrare nel menage.