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Paura di uscire da sola con il bambino

di Redazione PianetaMamma - 04.11.2008 Scrivici

In alcuni momenti della vita ci si sente più insicuri e più fragili e anche quello che fino a poco tempo prima consideravamo naturale può apparirci improvvisamente estraneo e minaccioso

In alcuni momenti della vita ci si sente più insicuri e più fragili e anche quello che fino a poco tempo prima consideravamo naturale può apparirci improvvisamente estraneo e minaccioso. Alcune persone sviluppano questo tipo di reazione in particolari momenti della loro vita, nei quali il sovraccarico emotivo non riesce ad essere ben focalizzato e gestito.
Può quindi esordire una classica sintomatologia ansiosa nota come disturbo da attacchi di panico, oppure la meno nota paura di uscire di casa da soli, l’agorafobia. La percezione di questo senso di pericolo e di paura può essere aumentato dal fatto di avere un bambino piccolo.

Chiunque si senta già insicuro per se stesso infatti può avvertire come ancora più pericoloso il fatto di avere anche la responsabilità di un bambino da proteggere. L’ansia può essere quindi in qualche modo spostata sul bambino, e l’agorafobia può manifestarsi come uno stato di agitazione intensa nel momento in cui ci si ritrova fuori di casa da sole con il proprio figlio.
Il timore è di solito collegato ad una percezione di pericolo immotivata, come se da un momento all’altro qualcosa di minaccioso potesse accadere al bambino, o alla mamma e nessuno potesse accorrere in aiuto.
Spesso l’agorafobia può diventare una situazione invalidante, che interferisce notevolmente con le abitudini di vita dell’individuo e della famiglia.
Infatti si rende necessaria la presenza costante di qualcuno al proprio fianco per ottenere rassicurazione. Così il partner o la propria madre sono costretti ad accompagnare ovunque chi sviluppa questa paura.

Alcune persone possono anche decidere di rinunciare a guidare e si ritrovano così in una condizione di dipendenza pressocchè totale dai familiari, anche per poter svolgere le normali attività quotidiane.
Un simile disturbo inoltre è estremamente rischioso per lo sviluppo della personalità del bambino: egli soprattutto in età pre-linguistica, non avendo ancora a disposizione gli strumenti necessari per interpretare il mondo e gli eventi fa costantemente riferimento a ciò che legge sul volto della propria madre. Pertato un atteggiamento spaventato e agitato della madre potrebbe produrre nel figlio un effetto altrettanto spaventante: egli crescerà con l’idea di un mondo minaccioso per la sua sicurezza, sviluppando intensamente emozioni basiche come la paura.

Il disturbo di attacchi di panico e la sua variante agorafobica sono condizioni abbastanza diffuse nella popolazione generale, che hanno una prognosi benevola. Possono riguardare un periodo particolare della vita e venire meno spontaneamente se si riesce a comprendere la causa sottostante all’ansia che li determina o se si modificano attraverso il tempo le condizioni che creano lo stato d’ansia. E’ sempre necessario distinguere tra un disagio e un disturbo. La percezione di un senso di insicurezza e un timore di ritrovarsi da sola in determinate condizioni con il bambino può essere una sensazione del tutto normale.
E’ invece l’eccessività di questa paura, che si trasforma in panico invalidante e il fatto che questa paura investa contesti e situazioni rispetto ai quali risulta ragionevolmente inadeguata ed immotivata che rappresenta il parametro in base al quale stabilire se considerare l’ipotesi di farsi aiutare da un esperto per individuare il problema e scegliere eventualmente un percorso psicoterapeutico per risolverlo


Dott.ssa Isabella Ricci
Psicologa

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