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Gli spasmi respiratori affettivi nei bambini

di Dott ssa Teresa De Monte - 25.05.2015 Scrivici

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La pediatra ci parla degli spasmi respiratori affettivi nei bambini, scatenati da dolori acuti o da capricci. Le cause di questi movimenti di irrigidimento e i consigli su come intervenire

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Spasmi nei bambini

Genitori impanicati, preoccupatissimi, mi urlano al telefono che il loro bambino improvvisamente, per un pianto fortissimo e protratto, si è irrigidito e ha perso conoscenza. Ha gli occhi rivoltati in alto, è cianotico. Hanno provato a fare di tutto, soffiato in faccia, dati dei colpi dietro la schiena, schiaffeggiato, bagnato il viso…, ma non si sono accorti che il piccolo respira regolarmente e il suo cuore funziona regolarmente. Alla fine della telefonata con me, si accorgono che il piccolo si mostra come se nulla fosse accaduto. Questi sono spasmi respiratori affettivi, dei movimenti di irrigidimento del bambino, scatenati da dolori acuti e/o pianto in ragione di varie condizioni frustranti, con arresto del respiro e breve perdita di coscienza.

La forte contrazione dei muscoli del collo comprimono la giugulare, per cui per un istante il sangue non arriva al cervello, provocando lo svenimento. State calmi, nulla è accaduto! Il sangue immediatamente refluisce. Il piccolo non ha e non avrà riportato nessun danno. Gli spasmi affettivi son un fenomeno discretamente frequente nei bambini. Sono episodi di apnea inspiratoria nei bambini, con possibile perdita di conoscenza dopo  essere diventati, nella forma più frequente, cianotici.

L'età di insorgenza è tra i 6-8 mesi e i 3 anni. Si distingue una forma asfittica: in cui, durante il pianto, si ha molto spesso un aumento progressivo del singhiozzo associato ad apnee via via maggiori fino ad un arresto del respiro, cianosi, perdita di coscienza, ripresa automatica, cioè senza interventi esterni tipo schiaffi, scuotimenti, etc., del ritmo respiratorio, risveglio; una forma non cianotica, di tipo lipotimico-sincopale, che insorge in seguito a un dolore acuto e perciò secondaria. Il quadro si manifesta sempre dopo una crisi su base emotiva.

Per una causa anche banale come un divieto, una lite per gioco, scatta un pianto irrefrenabile, in cui il bambino trattiene il fiato e culmina con lo svenimento, ovvero la perdita di sensi per scarsa ossigenazione.

Questo è un evento senza conseguenze, il piccolo riprende a respirare automaticamente e l'evento termina così senza danno alcuno per lui, lasciando molte volte gli astanti e specie i genitori in preda al terrore. Il problema sorge quando il piccolo scopre che, per l'accaduto, egli ha un potere forte: tenere in scacco i genitori.

Cause degli spami affettivi

Questa scoperta lo porta a riproporre il comportamento e la scena drammatica non appena possibile, poiché ciò gli procura un vantaggio personale. Gli spasmi affettivi avvengono sempre in ragione di una qualche frustrazione, sgridate o se il bambino è contrariato o in caso di dolore almeno per il 5 % dei bambini. Il carattere della manifestazione desta grande paura nei genitori che sono quasi sempre presenti all' evento; è a loro che viene dedicata la drammatica teatralità dei sintomi.

Sintomi spasmi

La sequenza è classica: pianto acuto e irrefrenabile, progressivo aumento dei singhiozzi, apnee con intervalli respiratori sempre più lunghi fino ad arresto del respiro, cianosi, perdita di coscienza, ripresa automatica.

Tra gli 8 e i 10 mesi, acquisita una buona funzione visiva, si manifesta la cosiddetta angoscia per l'estraneo, in questo periodo il perdere di vista la figura materna, perché lasciato in compagnia di qualcun altro, o la semplice visione - intrusione di una qualsiasi persona che invada l' esclusivo rapporto con la mamma può innescare la sequenza sopra descritta. In seguito sarà il cosiddetto capriccio ad innescare la crisi.

Spasmi affettivi, cosa fare?

L'elettroencefalogramma eseguito risulta privo di alterazioni. I veri terapisti sono i genitori, che, rassicurati, devono assumere un' atteggiamento fermo nei confronti del bambino. Il consiglio è cercare di tenere un atteggiamento il più possibile controllato, senza tragedie né eccessive successive permissioni al pargolo, né tanto meno regali.

Quindi: quando il bambino trattiene il respiro cercate di intervenire prontamente soffiandogli in faccia, spruzzandogli acqua sul volto, scuotendolo, dando piccoli colpetti con le mani e se il bambino dovesse cogliere preoccupazione nello sguardo e nell' atteggiamento di mamma e papà si divertirà ad innescare nuove crisi a suo piacimento tenendo tutti in scacco.

Un suggerimento da provare è sparire di scena quando il bambino intensifica il pianto o mostrarsi poco coinvolti da quello che sta accadendo. Se i genitori manifestano preoccupazione il bambino impara che così facendo può avere e mantenere attenzioni su di sé, per sentirsi persona, ma da grande avrà difficoltà nell'affrontare le frustrazione.

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