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Scene violente in tv: che effetto hanno sui bambini?

di Redazione PianetaMamma - 05.08.2009 Scrivici

Molte ricerche hanno dimostrato che esiste una relazione tra l'esposizione a immagini violente e i comportamenti distruttivi e violenti di bambini e ragazzi

Molte ricerche hanno dimostrato che esiste una relazione tra l'esposizione a immagini violente e i comportamenti distruttivi e violenti di bambini e ragazzi. Queste immagini violente anche se non inducono automaticamente comportamenti devianti, che sono collegati a situazioni familiari, sociale e culturali a rischio) è pur vero che l'esposizione continua e ripetitiva a immagini di violenza (vera o di fiction) in televisione o al pc, rende comunque il bambino meno sensibile rispetto alle conseguenze della violenza nella vita reale.

Azioni violente come insulti, risse, minacce, ricatti e perfino pestaggi, aggressioni a mano armata e stupri solo perché viste di continuo in Tv possono perdere per il bambino desensibilizzato la loro reale gravità. La televisione non è un mostro ma uno strumento molto utile se ben usato, poiché consente ai bambini di aprirsi a tante realtà ed esperienze  che altrimenti non potrebbero conoscere.

Quando un bambino trascorre molto tempo davanti alla televisione molto spesso in famiglia ci sono dei problemi. Talvolta alcuni genitori permettono ai figli di impiegare il loro tempo libero a guardare programmi televisivi semplicemente per incompetenza in merito al “danno” che un abuso di televisione può comportare; altre volte per disattenzione e/o per difficoltà o mancanza di tempo connesse con l'occupazione lavorativa del genitore.

Ci sono poi genitori che utilizzano la televisione come “anestetico” ossia la tengono sempre accesa per compagnia. La dipendenza dalla televisione può essere paragonata a quella del tabagismo così come esistono i fumatori passivi per la TV esistono i fruitori passivi.
Anche quando i programmi sono molto selezionati la presenza di un adulto con cui poter commentare scene o cose viste è estremamente importante. E' necessario il “filtro” ossia la mediazione dell'adulto e al sua funzione di “decodificatore” soprattutto quando il bambino è esposto a immagini non adatte alla sua età. La presenza di un adulto in questi casi può mitigare gli effetti negativi di ciò che il bambino ha visto permettendogli di comprendere grazie a spiegazioni adeguate alla sua età il significato di certe scene. E' quindi necessario garantire al minore un clima di confidenza, sincerità e dialogo tra genitori e figli così se si fossero esperienze sgradevoli televisive il bambino ne possa parlare subito e chiedere spiegazioni all'adulto anche se non era presente in quel momento.

La stessa scena violenta inoltre può avere effetti diversi a seconda del momento di vita che attraversa il bambino e che vive. Un ambiente affettivo e culturale poco contenitivo o deviante naturalmente accentua e rinforza gli effetti negativi derivanti dall'esposizione a immagini violente. I bambini spesso tendono a ripetere ciò che hanno emozionalmente provato e mentalmente acquisito nei giochi con i coetanei e negli atteggiamenti in casa e a scuola. Altri bambini invece dinanzi a scene di violenza possono provare una tale paura da sentirsi incapaci a reagire fino a scegliere per se stessi il ruolo di vittime già rassegnate a subire la violenza dei più forti. Come aiutarli?

La prima regola da seguire è stabilire uno spazio ben definito per la televisione. Occorre organizzare con i propri figli un programma giornaliero che deve prevedere diverse attività e stabilire anche il tempo che si può trascorrere davanti alla televisione. Si tratta di creare uno spazio fisico e mentale sul quale il bambino possa contare per trovare una risposta attiva a interrogativi, curiosità a bisogni affettivi che talvolta cerca di soddisfare con “la mamma TV”. Tutti gli adulti che ruotano attorno ad un bambino devono essere coinvolti non soltanto i genitori ma anche nonni, zii, parenti e anche genitori che hanno i medesimi problemi.
Si può organizzare una “BANCA DEL TEMPO” tra i genitori dove ciascuno mette a disposizione del tempo comune per tutti ciò che conta è creare una rete sociale di sostegno e di alleanze una sinergia sulla quale i bambini possono contare ed essere tutelati. Si tratta di impegnarsi a turno nel seguire vicendevolmente i loro figli e non solo ma anche quegli degli altri, in questo modo suddividendo in turni il tempo si garantisce al bambino una presenza continua e forte di adulto affettivo ma contemporaneamente autorevole!

d.ssa Giuliana Apreda

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