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Ecco perché tuo figlio non ti ascolta

di Emmanuella Ameruoso - 27.02.2018 Scrivici

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La psicologa spiega perché tuo figlio non ti ascolta e ci offre consigli pratici per riuscire nello scopo

In questo articolo

Perché tuo figlio non ti ascolta

La comunicazione tra genitore e figlio ha necessità di rispettare determinati parametri oltre i quali non ci si comprende e spesso diventano motivo di discussione e litigi. La psicologa spiega perché tuo figlio non ti ascolta e come puoi migliorare la comunicazione tra voi.

Lo stile comunicativo

Secondo alcuni degli assiomi della comunicazione umana, non si può non comunicare e ogni comportamento, intenzionale o no, ha un valore di messaggio compreso il silenzio. Ogni comunicazione ha, inoltre,  un aspetto di contenuto ed uno di relazione. Il primo si risolve nelle notizie trasmesse, il secondo riguarda i comportamenti mediante i quali sono fornite le informazioni.

Capita cioè che il modo di porre le domande può trasformare un tentativo di dialogo in chiusura da parte dell’interlocutore, in questo caso il bambino. Ognuno ha un proprio stile relazionale e comunicativo e, in linea di massima, ripropone nel medesimo modo sempre lo stesso.

Gli stili comunicativi possono essere di tre tipi: aggressivo, passivo e assertivo.

  • Lo stile aggressivo ha come priorità quello di soddisfare i proprio bisogni, addossando agli altri le colpe dei propri sbagli ed adducendo sempre a sé la ragione. È come dire “la vuole  vinta a tutti i costi” ponendo l’altro in una condizione di sudditanza, dominandolo. Tale comportamento richiede molta energia e conduce spesso all’isolamento data la modalità competitiva che produce una scarsa solidarietà nelle relazioni con l’effetto di essere ignorati o allontanati.
  • Nello stile passivo difficilmente vengono espressi i propri desideri e le proprie opinioni pertanto si tende a temere il giudizio altrui e a considerare il prossimo migliore di sé. Non si prendono decisioni tendendo a rimandarle o  evitarle per paura di sbagliare e, nel tentativo di essere accettati, si schiva il conflitto e l’ansia di esporsi.  Il bisogno di essere accolti e di non essere partecipativi nella relazione, può inizialmente essere considerato un atteggiamento di accordo ma a lungo andare può produrre noia o antipatia nell’interlocutore. La convinzione di non essere ascoltati o di considerare gli altri più bravi porta a ricercare la loro approvazione con comportamenti di ritiro, silenzio e scarsa partecipazione ai quali sottendono emozioni di rabbia, scarsa autostima, solitudine e perdita del senso di autoefficacia.
  • Lo stile assertivo è il più efficace. La regola comune è ascoltare l’altro e comprenderlo. Ciò significa che in situazioni conflittuali non c’è un individuo che vince ed uno che si sottomette ma due persone che cercano una soluzione utile ad entrambi. In tale comunicazione le emozioni vengono liberate spontaneamente in modo da sottolineare e comprendere il proprio stato d’animo e quello altrui.  È possibile definire un individuo assertivo quando sa chiaramente ciò che vuole e agisce per ottenerlo rispettando i diritti e le opinioni degli altri. Non mette in discussione la propria autostima anche quando la situazione non segue il percorso che si era prefissato o aveva desiderato. Tale stile comunicativo implica una capacità empatica che permette di arrivare ad un compromesso.

Perché un figlio non ascolta i propri genitori?

Spesso capita che il bambino non ascolti la mamma per via di un linguaggio poco consono alla problematica o difficile da comprendere, nasce cioè una sorta di incomprensione tra ciò che viene richiesto e la sua interpretazione.

Oppure è talmente assorto nella sua attività da non porre attenzione a ciò che succede attorno. Questo vale però fino ad una  certa età in cui i bambini sono facilmente distratti da ciò che stanno vivendo. In altre occasioni ignora deliberatamente e non ascolta!

È chiaro che il modo in cui si comunica con lui è molto rilevante ed in situazioni nelle quali per essere ascoltati si alza il tono  della voce comporta inevitabilmente il rinforzo di quel comportamento.

È capace di testare la pazienza dei genitori fino a limiti elevatissimi pertanto bisognerebbe fare in modo di catturare la sua attenzione senza che ciò avvenga in maniera aggressiva o diventando ripetitivi e lamentosi.

Come porsi nei confronti del bambino per farsi ascoltare di più?

È chiaro che la comunicazione avviene tra chi trasmette il messaggio ed il suo interlocutore ed in base allo stile vi è una conseguente risposta. È quindi facile che ad una comunicazione aggressiva ne segue una altrettanto simile o addirittura opposta.

Pertanto, per educare i bambini all'ascolto, bisognerebbe:

  • essere certi che stia ascoltando, chiamandolo per nome, e se ciò non è sufficiente guardarlo negli occhi ed eventualmente ricercare un contatto fisico, soprattutto se è piccolo;
  • essere concisi e non ripetitivi. Detto una seconda volta bisognerebbe spiegare le conseguenze delle sue azioni: ‘se non metti in ordine la tua stanza difficilmente inviteremo altre volte i tuoi amichetti’ , ‘metti il cappottino poiché dobbiamo correre a prendere il fratellino da scuola prima che esca’;
  • proporre una seconda possibilità oppure un premio: se lavi i denti ti faccio vedere altri cinque minuti il cartone animato, non puoi giocare con la pongo ma con il tuo gioco preferito sì.
  • usare un tono pacato e non aggressivo aiuta ad educare all’assertività.
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