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Come comportarsi se il papà è freddo nei confronti dei figli

di Emmanuella Ameruoso - 15.11.2017 Scrivici

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Padre freddo nei confronti dei figli? La psicologa ci spiega come comportarsi quando un compagno/marito mostra freddezza nei confronti dei figli e i bambini ne soffrono

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Padre freddo nei confronti dei figli

La gravidanza e la crescita dei figli tanto desiderati comportano spesso una serie di problematiche difficili da gestire. La coppia può solidificarsi o, di contro, entrare in crisi cosicché uno dei due partner si ‘distacca’ affettivamente mostrando freddezza nei confronti dei figli e del/la compagno/a. Ma cosa fare se è proprio il compagno/marito a mostrarsi freddo nei confronti dei bambini?

La genitorialità, per chi la sceglie, può favorire una crescita interiore come individuo e come partner di una coppia nonostante le difficoltà che essa comporta. Diventare genitore non è così semplice come naturalmente si può supporre ma, al contrario, produce una serie di cambiamenti di cui spesso non si è consapevoli.

La genitorialità è uno degli indicatori principali di affermazione della propria identità. Diventando genitori si verifica una trasformazione dell’identità maschile e femminile attraverso l’acquisizione di nuove funzioni di accudimento, di protezione, di risposta ai bisogni del bambino. Tale percorso, già avviato al termine dell’adolescenza, si conclude nella genitorialità attraverso l’identificazione più matura con le figure di riferimento e la loro relazione. (Ameruoso, 2015)

Quando tale identificazione viene negata, rifiutata o mal tollerata insorgono delle difficoltà nei confronti del proprio ruolo. Assumere il ruolo di genitore significa cioè prendere il posto del proprio padre, identificarsi in lui come uomo e genitore e ancora continuare ad essere figlio. Un’esperienza conflittuale pregressa con la propria figura di accudimento comporta inevitabilmente un blocco di tale processo. Può capitare quindi che un uomo non si senta completamente padre perché non accetta questa nuova condizione, oppure che sia distante emotivamente dai propri figli o dai figli della compagna perché non riesce a provare empatia.

Il distacco emotivo è anche la conseguenza di un rifiuto della propria responsabilità nei confronti di chi ha bisogno di affetto, di essere guidato, di essere rassicurato e di ricevere consigli.

Crescere un figlio significa prendersi cura della sua vita supportandolo, coccolandolo, educandolo e consolandolo.

Cosa produce un padre assente o freddo nei confronti dei figli?

Un padre presente fisicamente ma assente a livello emotivo dimostra egoismo e scarso interesse che produce solitudine e insicurezza nella famiglia. Un bambino può di conseguenza manifestare:

  • problemi comportamentali (egocentrismo, atteggiamenti aggressivi, bullismo) con la ricerca di un confronto continuativo con l’ambiente circostante;
  • disturbi della sfera attentiva, scarsa concentrazione;
  • disturbo oppositivo-provocatorio;
  • scarsa stabilità emotiva;
  • disagi emotivi quali ansia e insicurezza (e conseguente richiesta di rassicurazioni);
  • scarsa autostima che lo mette in difficoltà nelle situazioni sociali verso le quali è fortemente sensibile.

Da adolescente:

  • problemi di alcol o droga;
  • promiscuità sessuale come conseguenza della sua difficoltà a gestire le relazioni;
  • depressione;
  • difficoltà di inserimento scolastico e successivamente lavorativo.

Il distacco emotivo di un padre, come punto fermo di riferimento per la crescita, diviene fonte di incertezza, paura e di impossibilità interpretativa dal punto di vista emotivo, cioè per i bambini non è chiaro il motivo di tale comportamento. Il loro è un vissuto di rifiuto, di scarsa importanza come individui soprattutto se provano affetto e chiedono un riconoscimento che non arriva. In questo contesto la mamma cerca di riempire in tutti i modi il vuoto creato ‘giustificando’ il compagno o cercando di far comprendere al bambino che ‘il papà è molto impegnato al lavoro’ o ‘è fatto in un certo modo’. Una volta cresciuto però tutto questo avrà un riscontro.

Nella crescita il processo di identificazione si ripropone e nei casi più eclatanti l’adulto manifesterà mancanza di fiducia nel prossimo. Il suo disagio comporterà scarsa autostima e insicurezza tanto da porlo in difficoltà anche nelle relazioni intime. Un bambino non accettato diventerà un adulto che dovrà recuperare la fiducia in se stesso e nelle figure di attaccamento. Spesso il punto di forza è caratterizzato dalla presenza costante di una madre che svolge le veci di entrambi i genitori e che, per certi versi, salva il figlio dal ritiro emotivo rispetto alle situazioni di vita nelle quali dovrebbe sentirsi ‘appoggiato’ anche da colui il quale rappresenta il caposaldo della sua esistenza.

Ma come comportarsi quando sono ancora piccoli?

La madre o altre figure maschili possono essere una fonte inesauribile di risorse. La famiglia, il nonno, lo zio possono rappresentare figure abbastanza significative e che possono diventare un punto di riferimento costante nella vita del piccolo. Ma tentare di avvicinarsi gradualmente al padre naturale o al compagno che subentra quando una relazione fallisce potrebbe anch’esso rappresentare un modo per attivare il recupero di una relazione importante attraverso una comunicazione diversa, meno verbale e più fisica (un abbraccio, un bacio).

Se un adulto non è abituato a condividere le sue ‘emozioni’ non significa che non possa imparare a farlo necessitando naturalmente del suo tempo. Coinvolgerlo senza impegno nelle attività del figlio riferendogli che potrebbe far piacere sia all’uno che all’altro, insomma cercare di avvicinarlo con il gioco o attraverso un canale che possa renderlo ‘più sensibile’ ai vissuti emotivi del suo bambino.

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