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L'ordine di nascita influenza la psicologia e la vita sentimentale di un individuo?

di Laura Losito - 07.02.2017 Scrivici

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L'ordine di nascita influenza la psicologia e la vita sentimentale di un individuo: è quanto afferma la psicologa Linda Blair in un suo libro. Ecco cosa ne pensiamo

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Ordine di nascita e psicologia

Se stai con un eterno peter pan egocentrico e narciso, “del resto è figlio unico” o “era il piccolo di casa”. Se è uno che si sa arrangiare e che le tue amiche ti invidiano perché è in grado persino di mettere i suoi panni sporchi in lavatrice “beh, non a caso era il maggiore di tre fratelli”.

Insomma, il fatto che l’ordine di nascita influenzi la psicologia di un individuo e quindi anche la sua vita sentimentale è un sottinteso piuttosto comune di tanti giudizi e pre-giudizi che abbiamo sugli uomini, ma anche sulle donne che conosciamo. Ma anche se, come sempre nella psicologia umana, non ci sono regole fisse e non si dovrebbe mai generalizzare, in questo concetto c’è più che un fondo di verità.

È quanto afferma la psicologa Linda Blair (a proposito, i suoi genitori dovevano essere tipi parecchio sopra le righe ;-)) in un libro che ultimamente ha fatto molto parlare di sé: Birth Order: What Your Position in the Family Really Tells You About Your Character (Ordine di nascita: cosa rivela realmente del tuo carattere la tua posizione nella famiglia.) Purtroppo il testo non è ancora stato tradotto in italiano, e di seguito vi andiamo quindi a raccontare in che modo, secondo la dottoressa Blair, l’ordine di nascita influenza il nostro modo di agire e quindi anche la nostra vita amorosa. Naturalmente ci sono fattori che determinano in modo molto più incisivo l’andamento delle relazioni future – ad esempio, la separazione tra i genitori – cionondimeno anche l’ordine in cui siamo nati gioca un ruolo importante nel nostro modo di dare e ricevere amore.

Se sei primogenito 

Lo sapevate che, statisticamente, un’alta percentuale di presidenti, primi ministri o direttori di aziende importanti sono primogeniti? Nessuna sorpresa: da sempre fratelli e sorelle maggiori sono noti per essere ambiziosi, e per lavorare sodo, essendo stati responsabilizzati fin da piccoli nella cura degli altri bambini.

Inoltre, sono gli unici in famiglia ad aver ricevuto per un periodo l’attenzione esclusiva dei genitori, e questo ha rafforzato la loro autostima; ma anche la gelosia fa parte della loro primissima infanzia. In un rapporto d’amore, i “pro” dei primogeniti sono l’essere responsabili, affidabili e bravi nel prendersi cura del prossimo; i contro l’eccessivo perfezionismo e la mania del controllo.

Se sei il figlio di mezzo 

Dicono che i bambini che nascono in mezzo tra più fratelli e sorelle sono i più problematici da piccoli: ma di certo sviluppano l’arte del compromesso e della diplomazia fin dalla tenerissima età. Sono flessibili e si sanno adattare alle circostanze, ma possono essere eccessivamente influenzati dall’opinione degli altri e insicuri su quello che cercano dalla vita, e quindi anche da una relazione. Hanno un forte senso della giustizia e sono molto sensibili in questo senso, nei confronti degli altri ma anche di sé stessi: una delle loro paure è quella di sentirsi trascurati e messi in secondo piano.

Se sei l'ultimogenito 

Tipicamente, i piccoli di casa sono i più ribelli e temerari: i genitori, che ormai si sentono più sicuri e rodati avendo avuto altri figli, diventano anche più rilassati in quanto a regole e divieti. Secondo alcuni studi gli ultimogeniti sono infatti i più portati verso le attività creative o scientifiche: amano superare i propri limiti. Sono estremamente affascinanti ma possono anche – attenzione – diventare un po’ manipolatori, perché abituati a ottenere ciò che vogliono con le lusinghe. Un altro difetto è che a volte possono essere un po’ rinunciatari, perché abituati a qualcuno di più grande che risolve i loro problemi, e inoltre possono avere qualche problema con il diventare adulti e prendersi le proprie responsabilità.

Una relazione tra un primogenito e un ultimogenito potrebbe quindi rivelarsi un disastro, o un’occasione meravigliosa per entrambi!

Se sei figlio unico 

L’analisi della dottoressa Blair in parte conferma ciò che è lo stereotipo comune del figlio unico: un bambino che non ha mai dovuto competere per l’attenzione dei genitori, abituato a stare al centro dell’attenzione e sotto ai riflettori, e a vedere i propri bisogni fisici ed emotivi appagati all’istante. Certo, per stare con in figlio unico potrebbe volerci molta pazienza, ma proprio per aver ricevuto tutto quell’amore esclusivo e quell’attenzione sono anche esseri spontanei, responsabili e affidabili, fiduciosi di sé stessi e autonomi perché abituati a stare da soli.

Ordine di nascita secondo Adler

Quello della dottoressa Blair non è stato di certo il primo studio che si è occupato di questa tematica; tra i primi studiosi che teorizzarono l’influenza dell’ordine di nascita sulla personalità c’è stato nientemeno che lo psichiatra austriaco Alfred Adler (1870-1937), contemporaneo di Jung e Freud. Secondo Adler, l’ordine di nascita può lasciare un segno indelebile sulla vita futura, per quanto riguarda amicizia, amore e lavoro. Ai tempi di Adler il tema diventò una questione piuttosto controversa nella psicologia dell’epoca, e si legò più avanti alla teoria dei Big Five o dei cinque tratti di personalità.

Considerazioni generali

Naturalmente, in questo e in altri testi sull’argomento il presupposto necessario è che queste “regole” non sono certo fisse, anzi, sarebbe impossibile trovare un essere umano che rientri perfettamente in una certa tipologia preconfezionata, anche perché sono innumerevoli gli altri fattori che entrano in gioco: dalla distanza tra i fratelli al numero dei figli, fino al carattere dei genitori che sono i nostri primi e più importanti modelli durante l’infanzia, per tacere di tutte le esperienze di vita, uniche e personali, che ci influenzano anch’esse in modo preponderante.

Non esiste, peraltro, una “posizione” migliore in assoluto, che garantisce di raggiungere più facilmente i propri traguardi o di essere più felici. Sono solo linee guida che possono aiutarci a conoscere meglio noi stesse o gli altri.

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