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Non ci sono bambini cattivi, ma solo cattivi educatori

di Chiara Zambelli - 21.06.2016 Scrivici

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Fonte: iStock
Quanto influiscono l'educazione e l'esempio nello sviluppo dei bambini? E davvero esistono i bambini cattivi? Ecco come dare il buon esempio ai figli

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Come dare il buon esempio ai figli

Io credo fortemente che un bimbo di per sé non possa essere cattivo, non possa essere maleducato o restio a compiere il proprio dovere, ma è l’ambiente che lo circonda che alcune volte lo plasma in modo errato. Quando un neonato viene alla luce è come un foglio bianco, immacolato, sta ai genitori, agli educatori, far sì che questo foglio bianco si riempia di buone nozioni, di insegnamenti profondi e che il piccolo non cresca solo dal punto di vista fisico ma anche sul piano educativo ed emozionale. Capita sovente di incontrare sul nostro cammino bimbi che appaiono spaesati, incapaci di rispettare le regole, restii a portare rispetto ai grandi, insofferenti se vengono privati di qualcosa, come possiamo interagire con loro senza bollarli con l’epiteto di “bimbo cattivo”, senza arrivare a considerarli casi irrecuperabili? E come possiamo dare il buon esempio ai figli?

Il primo passo da compiere è capire che dietro l’errore di un bimbo, dietro una sua mancanza, ci sta l’errore di un adulto che, più o meno consapevolmente, non è riuscito fino in fondo a svolgere il proprio ruolo. Bimbi maneschi, che dicono parolacce, che si permettono di rovinare ciò che non è loro, spesso hanno genitori che si comportano nel medesimo modo, se non peggio. Muovere una critica ad un bimbo significa muoverla a chi dovrebbe accudirlo, proprio per questo è difficile che un genitore, un nonno, possano accettare rimproveri rivolti al loro piccolino, si sentirebbero messi in discussione. Dovremmo quindi rinunciare? Accettare che i nostri figli vengano malmenati, spinti o insultati da qualche piccolo bulletto?

No, ovviamente, serve semplicemente un pizzico di diplomazia, per far capire a bimbi ed adulti ciò che non è concesso fare, almeno quando si sta a contatto con gli altri.

Quali sono le situazioni dove si manifesta maggiormente la maleducazione? Il bimbo senza regole lo si riconosce subito, in particolare quando lo si vede interagire con i suoi coetanei.

Bimbi che spingono, tolgono di mano i giochi ai compagni senza chiederli in prestito, bimbi che rompono i disegni degli altri o che vogliono sempre stare al centro dell’attenzione. Questi comportamenti possono manifestarsi al nido, al parco, alla scuola dell’infanzia, e se sono scusabili in un esserino di pochi anni, diventano assolutamente inaccettabili quando il bimbo inizia le scuole elementari e presenta capacità di giudizio. L’essere piccoli non impedisce di capire, se l’educatore dice “No”, così dev’essere, se viene impartita una regola di gruppo, tale deve essere, anche se nostro figlio cerca di corromperci, ci tiene il muso o inizia con i capricci. Se cediamo oggi per una sciocchezza, cederemo anche domani quando le richieste saranno più grandi.

Cosa può fare un genitore?

Il genitore dovrebbe smettere di giustificare sempre i comportamenti dei propri figli, è assurdo che gesti sbagliati siano classificati come “monellerie” e quindi accantonati, un bimbo necessita di avere regole, di avere un buon esempio da seguire. Dobbiamo essere noi, ogni giorno a comportarci bene, ad essere persone oneste, sagge, saranno poi i nostri piccoli ad imitarci. Che senso avrebbe dire a nostro figlio “non si dicono le parolacce” quando noi bestemmiamo dalla mattina alla sera? Che senso avrebbe dire ad un bimbo “gioca con tutti, indipendentemente dal colore della pelle, dai vestiti che indossano, dalle cose che possiedono” se noi siamo i primi a trattare con disprezzo una persona solo perché non è nostra connazionale, solo perché non gira con la macchina di lusso o non veste firmato?

I nostri figli crescendo ci prenderanno a modello ed un domani, quando loro saranno gradi potranno amarci o “disprezzarci”, vorranno assomigliare a noi o essere il nostro totale opposto proprio in virtù di ciò che noi gli avremo trasmesso.

Quando un insegnante, una catechista, un’animatrice, un allenatore, il pediatra si permettono di fare una critica verso nostro figlio, oppure ci comunicano che il piccolo “oggi non si è comportato bene”, oppure “non si impegna abbastanza” non cerchiamo sempre di giustificare ogni loro sbaglio, ammettiamo che sì, l’errore ci può essere stato, così come una mancanza di impegno, uno scatto d’ira, ma si può sempre rimediare.

Mostriamo ai nostri bambini cosa voglia dire lavorare, darsi da fare per realizzare i propri sogni.

Se una docente ci fa notare che il nostro bimbo avrebbe bisogno di terapia logopedica, oppure di un dietologo o di un’educazione più severa, cerchiamo di non attaccare chi ci sta davanti, pensando che abbia preso di mira il nostro piccolino.

Sforziamoci di essere oggettivi nei nostri giudizi e riflettiamo su ciò che ci viene proposto.

Quando impartiamo una regola a nostro figlio cerchiamo di motivarla, di far capire al bimbo come mai una determinata azione non si può compiere, come mai abbiamo detto di “no”, in modo che egli, anche se piccolo, possa capire cosa sta dietro agli insegnamenti dei genitori.

Se vediamo che i nostri figli litigano con altri bambini, o che diventano vittime di piccoli bulletti, siamo tenuti ad intervenire, perché è vero che in alcuni casi “è meglio se i piccoli se la sbrigano da soli”, ma noi genitori dobbiamo rimanere vigili, controllare che nessuno faccia del male ai nostri cuccioli, dobbiamo seguirli quando escono con noi, mentre sono al parco, oppure al centro commerciale; se notiamo comportamenti sbagliati da parte di altri bimbi, è giusto far presente ai loro genitori ciò che sta accadendo. Non significa essere impiccioni, ma essere coerenti con ciò in cui si crede, se vediamo un ragazzino che cerca di rompere un gioco al parchetto, che ama stracciare i libri della biblioteca o che si diverte a correre in bicicletta in luoghi dove è vietato possiamo alzare la voce e pretendere che qualcuno intervenga.

Un bambino impara ed imita da chi ha accanto, perciò se qualcosa in nostro figlio non ci aggrada, se alcuni dei suoi modi di fare non ci piacciono, proviamo a vedere se siamo noi, magari inconsapevolmente, ad averglieli ispirati.

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