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Mangia troppo
Esistono bambini che si presentano fin da piccoli come "buone forchette", amanti dei piaceri della tavola, irresistibilmente attratti dalla vastità di sapori, forme e profumi che il cibo può assumere.
Descriviamo comunemente tali bambini come piccoli golosi, mossi da una preferenza intima e personale per certe tipologie di cibi, generalmente ricchi, gustosi, considerati prelibati e saporiti.
In questi bambini, il desiderio di altro cibo ("ne vorrei ancora!") si configura come l'innocente richiesta di deliziare le proprie papille gustative, soddisfare la smaniosa voglia di assaggiare e provare quante più bontà possibili: le cosiddette "buone forchette" sembrano guidate essenzialmente, quindi, alla e dalla gustosa scoperta di nuovi orizzonti culinari.
Colmare un vuoto
A volte succede, tuttavia, che a tale preferenza e alla creativa ricerca di cibi si sostituisca un aumento quantitativo del consumo alimentare bastevole a sé stesso. Richiedere e mangiare altri piatti, pietanze e snack non deriverebbero, cioè, tanto dal piacere quanto piuttosto dalla presenza di un vuoto e dall'urgenza di colmarlo.
Se nella prima condizione ci muoviamo nella dimensione fisiologica del semplice amore per il cibo, nell'altra, comunemente e scientificamente chiamata iperfagia, parliamo invece di una tendenza patologica che si configura, in primis, come un campanello d'allarme.
Per questi bambini, infatti, il "buco nel pancino" che lamentano e desiderano incessamente, e quasi sempre vanamente, tappare può non riguardare un vero e proprio vuoto dettato dalla fame o dalla propria curiosità, bensì, al contrario, nascondere e portare con sé un messaggio fortemente intimo: una domanda d'amore, rivolta agli adulti di riferimento, che sottende un malessere che può fare riferimento ai diversi contesti di vita dei piccoli.
Il bambino che mangia in eccesso
Il bambino che mangia in eccesso, più precisamente, attraverso il suo "riempirsi" può trasmettere il tentativo di compensare un disagio e una sofferenza sottostanti, riguardanti sentimenti a volte di solitudine o di mancanza che risultano spesso troppo dolorosi per poter essere elaborati a livello mentale e, soprattutto, tramite le parole.
È importante quindi che anche i genitori e le altre figure significative per la crescita siano aiutati a capire e a saper cogliere questi campanelli d'allarme, in modo da essere in grado di ascoltarli. E questo a partire proprio dalla consapevolezza che il cibo e l'atto di mangiare superano il mero valore nutrizionale e la volontà di saziarsi, veicolando talvolta messaggi e significati ben più profondi.
Infatti, mentre con i bambini golosi l'aumento di peso può essere arginato con un'adeguata ed equilibrata educazione alimentare, unita ad un corretto esercizio fisico, nel secondo caso, spesso correlato a obesità ed eccessivo aumento di peso, è essenziale che l'adipe in più venga non solo limitato da un punto di vista medico, ma anche ascoltato, interrogato e letto simbolicamente.
Consapevoli, certamente, dell'inesistenza di un'universale perfezione e della difficoltà che può accompagnare i genitori nel relazionarsi ai figli in situazioni di malessere e nell'interrogarsi su quale sia quindi la strada corretta, è comunque opportuno sottolineare il valore e l'unicità tanto della preoccupazione quanto dell'intuizione di madre e padre: "pre-occuparsi" significa occuparsi prima e tra le risorse dei genitori vi sono sicuramente il fatto di conoscere i propri figli come nessun altro e l'importanza del saper prevenire e del chiedere aiuto, quando necessario.
Prevenire, infatti, come sottolinea l'Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori, è meglio che curare e nell'infanzia è un'operazione possibile!