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Il linguaggio del corpo è più chiaro delle parole

di Dott ssa Teresa De Monte - 28.05.2015 Scrivici

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I bambini, fin dalla nascita, comunicano attraverso ogni strumento a loro disposizione. Esistono due livelli di comunicazione: verbale e non verbale, è importante e utile comprenderli entrambi. Ce ne parla la pediatra

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Linguaggio corpo neonati

L'essere umano è un complesso di desideri e di contraddizioni e, per comprenderlo, l'approccio non può che essere globale. Ciascuno di noi vuole essere capito e rispettato. Noi siamo il nostro corpo. Il corpo è il guanto dell'anima, il suo linguaggio, la parola del cuore. Ogni emozione si esprime attraverso il corpo. Ciò che chiamiamo "espressione corporea" è il prodotto di un moto interiore.

I bambini, fin dalla nascita, comunicano continuamente con il mondo esterno attraverso ogni strumento a loro disposizione. Esistono due livelli di comunicazione: verbale e non verbale, è importante e utile comprenderli entrambi.

Il linguaggio verbale

Il linguaggio verbale inizia a svilupparsi intorno all'ottavo mese, prima di allora però è sbagliato pensare che i bambini non cerchino un sistema per farsi capire dai genitori. Il linguaggio del corpo, comunicazione non verbale, è più chiaro di quello delle parole, inoltre il corpo reagisce spontaneamente, è difficile che finga, al contrario di quanto avviene con le parole. Alcuni atteggiamenti fisici possono derivare da un'alterazione dell'equilibrio corporeo. Questi cambiamenti, il cui substrato risiede nell'espressione di schemi motori e posturali e nel permanere di uno squilibrio neuro-muscolare, possono regredire e scomparire per azione delle sole forze naturali insite nell'organismo in fase evolutiva, specialmente se stimolate in forma adeguata.

La comparsa delle alterazioni morfologiche può essere dovuta, in parte, al cambiamento di abitudini nella vita normale del bambino: quando va a scuola per la prima volta o si ritrova all'interno di una  famiglia con genitori separati, aggressivi, troppo presi dal lavoro, o diverse problematiche, può diventare un bambino timido e insicuro, un modo di essere che può rimanere  nascosto. Come imparare a leggere e capire il piccolo che non parla, non si esprime con la voce, ma con il corpo.

Va subito detto che lo sviluppo motorio è strettamente legato allo sviluppo socio-relazionale. Ogni individuo si presenta agli altri con un corpo che si muove e che assume differenti posture, perchè il nostro corpo esprime emozioni e le relazioni sociali si basano sulla comunicazione, nel comunicare, la cui forma immediata è proprio l'espressione corporea.

La comunicazione non verbale

La comunicazione non verbale nasce dall'incontro tra due o più persone. Una condizione che suscita sempre delle emozioni. Per questa ragione è possibile comunicare il proprio stato d'animo, cogliere quello altrui e comportarsi di conseguenza. Alla nascita, il bambino non sa parlare, ma è in grado di comunicare. Le fattezze del corpo del neonato e del bambino, così come quelle dei cuccioli di altre specie, suscitano tenerezza negli adulti e scatenano in essi un comportamento protettivo. Nel neonato troviamo cinque schemi comunicativi: succhiare, aggrapparsi, seguire con lo sguardo, piangere e sorridere. Nell'uomo è quindi presente fin dai primi giorni di vita un tipo di comunicazione che sfrutta il corpo. La parte più espressiva del corpo è il viso, ma, accanto alla mimica facciale, assumono grande rilevanza anche la gestualità, la postura e la disposizione nello spazio. La disposizione dello spazio In spazi di grandi dimensioni (quali gli edifici scolastici e le palestre) o in luoghi poco conosciuti, tendiamo a stare molto vicino ad altre persone, soprattutto conosciute, o ad accostarci alle pareti. Un comportamento che indica spesso il bisogno di protezione. È la sicurezza dei confini.

Un altro aspetto significativo è rappresentato dalla distanza interpersonale. La distanza che teniamo rispetto agli altri, se invasa in modo brusco, può dar luogo a reazioni di attacco o di fuga. Ogni persona ha un suo spazio personale che può variare a seconda delle relazioni o delle situazioni: così, generalmente, c'è una certa disponibilità a diminuire tale distanza con le persone conosciute e ad annullarla nei rapporti con gli amici e con i bambini. Distanza che, invece, aumenta con gli estranei. In questo contesto, s'inserisce la territorialità, cioè l'identificazione di un proprio spazio d'azione. Così alcuni bambini hanno un loro "spazio preferito" in palestra o sulla panca dello spogliatoio.

Molti bambini, a scuola, riconoscono il proprio banco come il loro territorio e non sopportano il fatto che i compagni lo invadano con il gomito o il materiale scolastico.

Il rispetto della territorialità è il punto cardine nelle relazioni sociali.

I gesti

I gesti sono uno dei segnali comunicativi. Indicare con un dito è un metodo primordiale di comunicazione. Tra il bambino anche molto piccolo e l'adulto che si prende cura di lui è assai precoce la condivisione dell'attenzione: la madre si sintonizza continuamente su ciò che sta guardando il bambino e viceversa. La condivisione dell'attenzione è fondamentale per avere un referente comune. Alla direzione dello sguardo, presto si aggiunge il gesto. L'indicazione gestuale è tipica anche  di molti sport.

Gli stili educativi degli adulti

Lo stile educativo dell'adulto, genitore o insegnante, incide sulle interazioni sociali che i bambini instaurano. Nelle relazioni spesso ci si trova ad affrontare dei problemi e a dover superare difficoltà impreviste. È necessario, quindi, trovare insieme le soluzioni per raggiungere l'obiettivo comune. Uno stile educativo caratterizzato da eccessivo permissivismo, spinge i bambini a preoccuparsi solo dei propri interessi senza tenere conto delle esigenze degli altri. In modo analogo, uno stile educativo autoritario (che non significa autorevole), spinge i bambini ad evitare la ricerca  di nuove strategie per realizzare il comportamento desiderato, perché qualsiasi scelta autonoma viene percepita come inutile. Le regole non sono discusse, ma imposte, senza la possibilità di un confronto. Un metodo che spesso il bambino riproduce nei rapporti con i coetanei, rifiutando la cooperazione per risolvere situazioni conflittuali.

Che cosa devo valutare attentamente in un bambino?

  • Il pianto

Ogni forma di pianto è diversa, una esprime fame, un’altra sonno, altre dolore, fastidio. Non c’è un modo di sapere in anticipo perché sta piangendo. Si procede per tentativi e a mano a mano che si impara a conoscere il bambino, si inizia a riconoscere il tipo di pianto.

Quel giallore fisiologico che compare dopo il parto, è normale se perdura, per non più di una settimana nel piccolo nato nei tempi giusti e per più di due settimane nei prematuri.


Qualora la scomparsa dell’ittero non avvenisse naturalmente entro questi tempi, cosa vorrà dirci il corpo del piccolo? Il livello di bilirubina non si è abbassato e questo stato è diventato patologico. È bene rivolgersi al pediatra che saprà consigliarvi cosa fare.

  • Sete

Quando il bambino mostra avere una sete impellente, potrebbe anche essere legato ad un disturbo della nutrizione o potrebbe essere disidratato.

  • Alterazioni dell’appetito

Se la situazione è transitoria, ad esempio perde l’appetito solo per uno o due pasti, questo non è sinonimo di disturbi gravi, ma se la situazione si presenta in modo continuativo, bisogna al medico per chiarire l’origine del disturbo.

  • Vomito

Se il fenomeno si presenta raramente, vuol dire che il piccolo non ha digerito bene quel tipo di cibo, ma se l’evento si verifica dopo ogni pasto con relativa perdita di peso, potrebbe essere sinonimo di malattia.

  • Pallore

Se il bambino è pallido, potrebbe essere malato, specie se il pallore è legato ad un stato di assopimento diffuso. Le cause potrebbero essere di qualsiasi genere, disturbi legati all’alimentazione o semplicemente a stati influenzali che il piccolo ha contratto.

  • Arrossamento pelle

Scompare intorno alla zona del pannolino, potrebbe essere senz’altro eritema da pannolino che si forma a causa dell’umidità e del sudore, ma talvolta può trasformarsi in dermatite da pannolino e altre volte portare allo sviluppo di Candida albicans. Per prevenire questo disturbo è bene pulire con cura la zona del pannolino, idratare ed ammorbidire con prodotti adeguati.

  • Puntini sulla pelle

La comparsa di crosticine sul viso nelle prime settimane di vita del piccolo è del tutto normale nel lattante, conseguente ad una produzione eccessiva di sebo la cui causa non è ancora chiara.

A volte compaiono anche sul capo formando delle proprie e vere squame dando origine alla cosiddetta crosta lattea. Il disturbo è temporaneo e se arreca fastidio al piccolo, è possibile alleviarlo con un gel rinfrescante.

  • La postura

La rigidità nei gesti, tradiscono in alcuni casi una superficiale sicurezza data da un fisico asciutto e allenato. Dietro, invece, può nascondersi la paura di non essere accettati, comunicata dallo sguardo o dal tono di voce.

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