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La fase dei perché: consigli su come affrontarla

di Beatrice Spinelli - 09.09.2016 Scrivici

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Ad un certo punto arriva la fase dei perché nei bambini. I consigli su come affrontare questa età

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Fase dei perché nei bambini

Delle volte, anche crescendo, i bambini conservano una particolare curiosità verso le cose del mondo. In genere la fase dei perché nei bambini ha inizio in concomitanza con lo sviluppo del linguaggio, quindi intorno ai 2-3 anni, e soprattutto quando il piccolo acquisisce maggiore consapevolezza del mondo che lo circonda: ogni cosa nuova lo meraviglia e lo riempie di stupore. Così il bambino vorrà sapere nel dettaglio la ragione di ogni cosa che accade o che colpisce il suo interesse, non si accontenterà più di ricevere risposte distratte o approssimative e pretenderà da noi la massima attenzione e precisione.

Come spesso accade in queste circostanze i perché del bambino possono essere reiterati all'infinito, o almeno fino a quando egli non giudicherà la nostra risposta sufficientemente esaustiva. In questo caso non di rado succede che il genitore getti troppo in fretta la spugna o si senta in difficoltà nel dover rispondere agli innumerevoli quesiti che il bambino gli pone. In realtà bisogna considerare che questa fase il più delle volte è una sorta di esercizio per il bambino che si diletta a mettere in pratica la nuova abilità del linguaggio con una serie di numerosissimi perché riguardo a svariate cose di cui egli fa esperienza.

Tra l'altro c'è da dire che a volte le domande dei bambini non sono tanto finalizzate ad avere una risposta o una spiegazione quanto ad apparire importante agli occhi del genitore ed ottenere la sua attenzione. Per questo è importante anzitutto ascoltarli con reale interesse e partecipazione quando ci pongono una domanda.

Un'abilità che il genitore deve cercare di acquisire per affrontare al meglio questa fase è quella di cercare di capire il motivo che spinge il bambino a chiedere conto di una cosa e che tipo di risposta il bambino si aspetta di ricevere.

Una volta individuate le sue motivazioni e le aspettative, non è più così difficile trovare la risposta che lo soddisfi.

A questo proposito bisogna considerare che, sotto i 5 anni, i bambini difficilmente posso capire una spiegazione razionale o intellettuale, mentre gli adulti sono abituati a interpretare il mondo entro i parametri della logica e della ragione. Per questo motivo spesso i piccoli rimangono insoddisfatti dalle nostre spiegazioni, sebbene ci sforziamo di essere il più possibile bravi e precisi nel rispondere. Come già detto la cosa veramente importante è che nostro figlio percepisca che siamo davvero attenti a quello che ci chiede e nel rispondere non dobbiamo cercare tesi scientifiche e rigorose, ma spiegazioni semplici che siano “a misura” di bambino, cioè che tengano conto della sua età.

Con i suoi continui perché il bambino cerca di portare il genitore nel proprio mondo, è, quindi, molto importante che il piccolo percepisca il nostro reale interesse per le sue domande e i suoi quesiti. Perciò è bene interromperci se siamo impegnati in qualche faccenda, guardare negli occhi nostro figlio, facendogli capire che siamo davvero attenti a quello che dice e cercando di metterci nei suoi panni.

Come rispondere ai perché dei bambini

Ma veniamo alle questioni pratiche, cioè alle regole per rispondere nel modo più giusto ai perché di nostro figlio. Anzitutto nelle risposte che diamo dobbiamo considerare l'età del bambino. Nel caso siano molto piccoli le spiegazioni più efficaci sono quelle fatte nella prospettiva del gioco o attraverso delle metafore. Ad esempio se nostro figlio ci chiede perché le onde del mare sbattono continuamente sugli scogli possiamo dirgli che lo fanno... per far loro un dispetto! Tentare di spiegargli il fenomeno dal punto di vista fisico sarebbe complicato, difficile da capire e comunque non è quello il tipo di risposta che il bambino si aspetta di ricevere.

Le età dei perché

Un errore che spesso si fa è quello di considerare già grandi i bambini di 3-4 anni perché magari i loro discorsi ci sembrano maturi e ragionevoli; in queste situazioni si può essere portati a parlare loro come si fa con gli adulti.

In realtà con i piccoli al di sotto dei 4/5 bisognerebbe evitare le spiegazioni tecniche e razionali e cercare di interpretare la realtà dal loro punto di vista.

Con i bambini più grandi si può optare per risposte più tecniche e razionali, sempre prestando la massima attenzione a quello che ci chiede e cercando di capire che tipo di risposta si aspetta da noi. Intorno ai 7/8 anni i bambini hanno in genere una grande voglia di sperimentare, smontare e rimontare i giochi per capire come funzionano. In questo caso possiamo assecondare questa loro inclinazione e spiegare le cose attraverso degli esempi, meglio ancora se facciamo in modo che possa sperimentare personalmente ciò di cui fa esperienza.

Solo quando sarà più grande imparerà ad usare il pensiero astratto che gli permetterà di immaginare un evento o capire una determinata azione anche se non ne ha un'esperienza diretta.

I perché più importanti

I perché dei bambini che ci colgono più impreparati sono sicuramente quelli che riguardano i grandi dilemmi dell'esistenza, ad esempio le domande sulla vita, l'amore, la morte o il dolore. In questo caso, specie se il genitore stesso non ha certezze rispetto a questi argomenti, trovare il modo giusto per rispondere ai propri figli può essere molto difficile. A seconda dell'età possiamo cercare di spiegargli il nostro punto di vista (se ne abbiamo uno!) ossia quello in cui noi crediamo.

La cosa più importante in questi casi è comunque cercare di preservare la serenità del piccolo, anche nel caso in cui le nostre esperienze di vita sono state tutt'altro che piacevoli. Rispetto a questo tipo di perché è importante evitare di fargli percepire i risvolti dolorosi della realtà, cercando invece di rassicurarlo e di trasmettergli un senso di fiducia e positività verso la vita e il futuro.

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