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L'invidia nei bambini: consigli della psicologa per gestirla

di Emmanuella Ameruoso - 21.06.2019 Scrivici

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Fonte: Shutterstock
L'invidia è un sentimento - comune a grandi e piccini - che trae origini da aspetti materiali e caratteriali. Ecco come gestire questa particolare emozione quando si manifesta nei più piccoli

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Invidia nei bambini

Nelle favole di Biancaneve e di Cenerentola, che tutti i bambini di tutte le generazioni conoscono, il tema centrale sembra essere l’invidia: una matrigna o una sorellastra diventa fautrice di un insegnamento che viene però sempre “sconfitto” da un sentimento di compassione, purezza e amore..

Anche nei cartoni animati tipo Sailor Moon, i Sette vizi capitali, il Re Leone c’è sempre un rivale, un cattivo, qualcuno che a tutti i costi vuole prevaricare sull’altro demoralizzandolo, privandolo della sua dignità e delle sue virtù, impossessandosi delle sue cose.

Quando ciò avviene, soprattutto quando non si è ancora in grado di comprendere la natura di tale atteggiamento, ma solo forse l’emozione che ne deriva, si resta sorpresi, spaventati, arrabbiati: Inside out è un cartoon realizzato appositamente per i più piccini nel quale vengono rappresentate graficamente le emozioni tra cui la rabbia e l’ira che caratterizzano il sentimento di invidia.

Accade, quindi, che sin da piccoli, i bambini vengano esposti ad un impulso considerato negativo ma che può fungere da input costruttivo per comprendere se stessi.
È facile, cioè, che venga appreso e di conseguenza imitato.

Ma esiste nei bambini?

L’invidia è un sentimento. Si prova da bambini e si prova da adulti. Si riferisce sostanzialmente a ciò che l’altro ha e che si vorrebbe per sé e che non consta semplicemente di aspetti materiali ma molto spesso anche caratteriali. Può suscitare quindi atteggiamenti di cattiveria se la stessa viene sovradimensionata.

Quale sentimento della natura umana ha caratteristiche polivalenti ma in linea di massima può essere canalizzata anche positivamente.

Giorgia ha una bella matita glitterata che piace tanto a Sara, la sua amichetta del cuore. In un momento di distrazione Giorgia perde la matita e non la trova più. È invece Sara a recuperarla ma la nasconde a Giorgia.

Quando quest’ultima se ne accorge la chiede indietro ma Sara si rifiuta categoricamente. Iniziano a litigare e nella lite Sara prende la matita e con la punta rivolta verso il braccio dell’altra la colpisce senza indugio.

Tante volte è capitato che dinanzi agli altri compagni, mentre Giorgia sta parlando, Sara si intromette per prendere la parola con prepotenza oppure inizia a criticare le sue scarpe rosa dicendole che è una lattante.

Perché i bambini invidiano

La peculiarità di tale sentimento è il confronto con l’altro. Spesso ciò che si desidera non è l’oggetto materiale quanto l’attenzione per sé.

Ma se dal confronto ci si accorge che qualcosa manca, non la si possiede, la reazione che ne deriva è un sentimento negativo caratterizzato da rabbia, frustrazione, odio, senso di inferiorità mentre l’altro appare migliore e più “dotato”. Svalutando l’altro si riesce a riemergere da quella visione misera e triste che si ha di sé.

Il bambino acquisisce però ciò che un adulto gli fa notare: dinanzi ad un limite, alla vergogna di non essere come si vorrebbe o si dovrebbe, è preferibile considerare l’altro peggiore di sé e disprezzarlo, defraudandolo di ciò che possiede tenendolo per sè.  

È facile però quando si parla di cose materiali mentre è più complesso se la questione riguarda aspetti caratteriali o fisici che rendono un bambino più simpatico, più socievole, più bravo, più apprezzabile sul piano sociale.

Le reazioni in questo caso possono essere tante, per esempio una bambina può far di tutto per apparire più piacevole mettendosi sempre al centro dell’attenzione, rubando la scena “alla sua rivale” o appropriandosi delle sue amicizie parlandone male e isolandola come spesso accade nei casi di stalking scolastico.

Anche tra fratelli può nascere il sentimento d’invidia soprattutto quando uno o entrambi i genitori mostrano preferenza per un figlio in particolare, e dove, dinanzi al confronto imposto e evidenziato, l’altro perde. Così la rivalità e la competizione distruttiva prendono piede o, al contrario, il più debole mostrerà diverse difficoltà di autodeterminazione sul piano sociale.

Come fare a renderli consapevoli delle loro potenzialità. Su che cosa bisognerebbe lavorare?
Ogni bambino possiede le capacità per diventare un individuo migliore: riconoscere le sue potenzialità, aiutato e sostenuto dai suoi educatori, genitori o insegnanti, può imparare a dare valore alle proprie risorse, esaltando i suoi successi e le sue peculiarità comprendendo cioè la sua unicità rispetto al gruppo.

Il riconoscimento e l’elogio favoriscono il rinforzo della sua autostima, delle sue qualità a prescindere dagli altri. Se dinanzi ad un confronto si vergogna per via della sua “mancanza” allora bisognerebbe far comprendere quali solo le sue compiutezze che l’altro invece non possiede.

Educare alla giusta percezione dell’invidia significa osservare nell’altro qualcosa che si vorrebbe e che si può ottenere semplicemente impegnandosi. L’altro può fungere da specchio e contribuire funzionalmente a migliorare aspetti di sé che sembrano essere carenti sia sul piano materiale sia su quello caratteriale e personale.

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