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Come educare i bambini alla resilienza e alla fiducia nel futuro

di Sara Convertini - 14.07.2022 Scrivici

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Fonte: shutterstock
Resilienza bambini: la pedagogista ci spiega come educare i bambini alla resilienza, ad affrontare i cambiamenti e le difficoltà della vita

Resilienza nei bambini

"Le avversità possono essere formidabili occasioni" Thomas Mann. Da qualche anno, anche a causa della pandemia che ha profondamente modificato le nostre abitudini e ci ha messo a dura prova, il concetto di resilienza è prepotentemente entrato nel nostro immaginario. Ma cosa vuol dire davvero e come insegnare la resilienza ai nostri bambini?

In questo articolo

Cosa significa resilienza

Il termine resilienza, è stato prestato dal settore di studi metallurgici all’ambito psico-pedagogici venendo a designare la capacità di un metallo di resistere alle forze impulsive che gli vengono applicate. Dal dizionario Garzanti: “ Resilienza: proprietà dei materiali di resistere agli urti senza spezzarsi, rappresentata dal rapporto tra il lavoro necessario per rompere una barretta di un materiale e la sezione della barretta stessa”.

La resilienza in campo psico-pedagogico

Quando si parla di resilienza si indica la capacità di rialzarsi e rimettersi in gioco dopo aver affrontato e vissuto avversità di una certa entità. Resilienti si diventa, sì, attraverso un percorso di crescita personale, dipende molto dalle risorse personali di ognuno e di come affronta il cambiamento. Esistono alcuni modi per “sviluppare” la resilienza.

Tra questi:

  • Entrare nell’ottica che nel corso della vita ci possono essere cambiamenti e trasformazioni, nulla è definitivo
  • Cercare di avere un atteggiamento propositivo: anche in una situazione di difficoltà è bene di prendere una posizione e mai evitare di affrontare i problemi. Scegliere di affrontare è già un passo avanti verso la risoluzione di un problema
  • Non avere aspettative: aiuta ad aspettarsi meno dagli altri e a ricevere minori delusioni
  • Cercare di trovare nuovi stimoli in gente nuova e nuove situazioni, per nutrire la propria creatività e misurarsi con il “nuovo ed il diverso”. L’effetto sorpresa spinge a mettersi in gioco e ad avere nuovi stimoli.

I bambini e la resilienza

Ma è possibile insegnare ai figli ad essere resilienti? E quanta importanza può rivestire l’esempio per un bambino in età evolutiva? Determinante.

Ed il processo di identificazione si manifesta particolarmente nel rapporto tra sessi uguali. E, durante la propria esistenza, una donna deve portare un peso molto grande all’interno della società. E’ lei che assorbe meglio i contraccolpi di una crisi, che fronteggia situazioni problematiche dovute anche, a volte, alla scarsa attenzione a parte delle isitituzioni delle esigenze della donna in quanto madre e lavoratrice. Ed è storia di tutti i giorni che sia proprio la donna a pagare lo scotto più alto del cambiamento dei rapporti di forza tra i due sessi.

Per le donne la resilienza è quasi un istinto dettato dalla natura in vista della protezione dei cuccioli. Pensiamo, ad esempio, ad una bimba che cresce e allena le capacità di reazione ad eventi traumatici, a ricostruire opportunità positive per la propria vita, a ricreare la propria esistenza su basi nuove, senza però tradire se stessa. La creazione di un modello di donna vincente in un società fortemente competitiva e piena di insidie, come quella odierna, può iniziare sin dalla più tenera età.

Immaginiamo una bambina circondata dall’amore di una famiglia che la educa con cura e dedizione. Questo grande affetto a lei rivolto sarà la sua ancora di salvezza, nonché elemento di “protezione” dai momenti difficili. Ebbene, per questa piccolina sarà più semplice sviluppare la capacità di resilienza perché, molti studi in campo psicologico, dimostrano quanto i bimbi forti del calore della vicinanza famigliare sappiano affrontare meglio le delusioni, i problemi, le disavventure della vita. In modo particolare, una figlia guarda al modello comportamentale della madre: annota e fa proprie ogni sua azione, ne assorbe umori e ne imiti le reazioni. L’istinto di una mamma è proteggere i figli dalle esperienze negative. Ma poiché questo non è possibile, perché la vita di ogni giorno espone anche i piccini ad esperienze deludenti e che lasciano l’amaro in bocca, allora è necessario corazzarli.

La moderna psicologia dice che la capacità di essere resilienti è presente in misura diversa dalla nascita, ma va potenziata considerando:

  • Risorse interne
  • Fattori ambientali

Come crescere un bambino resiliente

La mamma può mettere in atto strategie che predispongano all’acquisizione della resilienza:

  • Favorire l’attaccamento durante la prima infanzia- proporre una maternità “ad alto contatto” condividendo, ad esempio, lo stesso letto, coccolando con dolci carezze, ecc
  • Essere accoglienti e supportivi (sostenere la bambina nelle sue scelte, aiutarla a distinguere cosa è il bene e cosa no)
  • Far esprimere ed elaborare emozioni-insegnarle a gestire le emozioni contrastanti e a servirsene correttamente, ad esempio invitarla a disegnare come si sente in quel giorno, stati d’animo, umori
  • Creare complicità (giocare a truccarsi insieme o a massaggiarsi con cremine profumate, spazzolarsi i capelli reciprocamente)
  • Predisporre all’ascolto (proporre di raccontare una storia che la vede protagonista così da poter carpire informazioni sulla sua vita quotidiana fuori dall’ambito domestico, spingerla a raccontare se stessa)
  • Stimolare creatività ed umorismo aiuta ad essere autoironica e autocritica, sin da piccola perché l’umorismo offre distacco dalle vicende che vivi e l’allegria fornisce positività a tutte le cose
  • Creare una rete sociale di riferimento invitando amichette a casa il pomeriggio per giocare o fare i compiti, fare sport di squadra
  • Fornire poche regole, ma ferme, che possa riconoscere valide ed imprescindibili
  • Dare senso all’esperienza inventando, ad esempio, giochi di ruolo con le bambole (la mestra e l’alunna, commerciante ed acquirente)
  • Far progettare un’azione (organizzare il compleanno del bambolotto preferito)
  • Non accontentare la piccola ad ogni richiesta, vivrà inizialmente la “frustrazione” di non aver ottenuto quella cosa, ma non costituirà, poi, un dramma, anche questo serve a farla fortificare
  • Aiutare la bimba a risolvere un problema, ma mai sostituirsi a lei
  • Circoscrivere uno spazio, all’interno del proprio ambito domestico, entro cui sviluppare maggiormente la confidenza reciproca per creare la complicità
  • Progettare un viaggetto insieme, non necessariamente verso mete lontane. Può essere costruttivo, ed anche divertente, giungere a destinazione dopo aver trascorso del tempo in viaggio con mezzi poco usati nella quotidianità (bus, treni, navi). In questo caso sarà determinante l’impegno profuso per organizzare la piccola avventura.

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