In questo articolo
È vero, capita spesso che un papà non si occupi del proprio figlio e non vada a prenderlo da scuola.
Per il bambino la sensazione della sua assenza non è particolarmente gradevole da vivere, soprattutto quando i suoi compagni lo prendono in giro..
"Il figlio abbandonato", "il figlio orfano", "il figlio rifiutato" è in questi termini che l'alunno viene etichettato divenendo quindi oggetto di scherno da parte dei suoi pari.
A notarlo sono soprattutto gli altri: i compagni, i genitori degli amici, le maestre..sì, perché un bambino può anche abituarsi all'idea e non avvertire più l'assenza del proprio padre, ma quando sono gli altri a metterlo in evidenza, allora la cosa è più difficile da affrontare.
È abbastanza comune, oggi come oggi, avere i genitori separati, divorziati o che abbiano ricostruito un nuovo nucleo familiare mettendo al mondo nuove creature.
È tanto comune quanto ancora difficile da accettare. Sembra infatti che le difficoltà a cui vanno incontro i figli siano quelle di sempre, soprattutto a scuola. Capita che molti genitori una volta fuori di casa si dimentichino dei figli e si concentrino quasi ed esclusivamente su di sé o sul contesto neo costituito.
E qui si crea il vuoto, visibile a tutti. Anche ai compagni che sanno come ferire, come burlarsi di un bambino che non conoscono profondamente. Mancano di tatto e di sensibilità.
Ma perché ciò avviene?
Per quanto sia ormai entrata nella mentalità collettiva, la separazione di due coniugi non è ancora accettata sul piano emotivo degli adulti e ancor meno dei bambini. Questa condizione così moderna e attuale è ancora scarsamente tollerata a livello affettivo ed emotivo soprattutto dopo un lungo periodo di convivenza.
L'inconscio collettivo ha in sé un vissuto di rottura, di fallimento rispetto ad uno dei valori più importanti nella vita di un singolo individuo: la famiglia.
Il far notare la mancanza indica quindi una "colpa", la diversità rispetto ad un contesto omogeneo nel quale i punti di riferimento rappresentano la forza, la certezza di poter sempre contare sul "gruppo" d'origine ed in particolare sulla presenza di un padre. Tale assenza diviene quindi una forma di debolezza dalla quale necessariamente un bambino non riesce a difendersi diventando vulnerabile agli insulti ed allo scherno degli altri. È certo una forma di bullismo ma pone in evidenza altri aspetti ben evidenziati appunto dal contesto: l'abbandono.
Un padre con la sua sola presenza fisica costituisce un riferimento solido, se poi coltiva un buon rapporto con i propri figli fornisce anche una base sicura a cui loro possono appoggiarsi nei vari momenti di crescita per poi interiorizzare la sua figura, magari con la sua costante presenza, e divenire un aspetto cardine del proprio carattere.
Un padre trasmette cioè la fiducia in se stessi fondamentale per affrontare la vita sia in situazioni difficili sia più semplici, aiuta nel distacco dal legame spesso simbiotico con la figura materna, in particolar modo nei primi mesi dopo la nascita, per avviarli all'esperienza di interazione e di inserimento nel mondo esterno, insegna a diventare autonomi proprio durante l'adolescenza momento in cui i ragazzi hanno necessità di creare una dimensione estranea al mondo familiare. È quindi indispensabile la sua presenza nel contesto collettivo nel quale il bambino pian piano si inserisce.
Ogni situazione però è singolare e alcune non semplici da affrontare, ma è comunque indispensabile sensibilizzare in primis gli adulti per poi insegnare ai figli ad accogliere la sofferenza altrui e a mostrare empatia nei confronti di un bambino che subisce una circostanza senza sceglierla.
Un bambino prende ciò che può e dal punto di vista affettivo anche la solidarietà del contesto in cui vive lo aiuterebbe a gestire al meglio la mancanza acquisendo anche maggiore fiducia sentendosi accettato.
"Ride delle cicatrici chi non ha mai avuto una ferita" W. Shakespeare