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Cosa fare se abbiamo figli che vogliono comandare

di Francesca Capriati - 19.04.2018 Scrivici

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Consigli e spunti di riflessione per genitori alle prese con i figli che vogliono comandare

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Figli che vogliono comandare

Qualcuno ha figli che vogliono comandare? Il mio secondogenito che ha tre anni e mezzo in pratica mi comanda! La mattina apre gli occhi e invece di dire ciao oppure buongiorno dice solo “latte”, mi chiama decine di volte al giorno e con fare autoritario mi “dice” di fare delle cose per lui, non le chiede semplicemente. Ha indubbiamente il suo caratterino un po' prepotente e veste benissimo i panni del più piccolo della casa cui molto viene concesso, spesso perché non ce la facciamo proprio a sentirlo picciare, ma di certo anche io ho contribuito a consolidare questo suo atteggiamento.

Cerco di aiutarlo e di essere presente per lui, lo vedo così piccolo e immagino con chiarezza quanto sia difficile per lui essere l'ultimo arrivato, crescere con fratelli più grandi e voler fare tutto come i grandi senza averne tutte le capacità. Voglio che si senta apprezzato e amato, che tenga sotto controllo rabbia ed aggressività ma il rischio di esagerare è dietro l'angolo. Mi rendo conto, a volte come uno sprazzo di improvvisa lucidità, che sta crescendo e che cose che solo fino a qualche settimana fa richiedevano il mio aiuto oggi può farle tranquillamente da solo. Di certo favorire la sua indipendenza e autonomia è importante e mi impegno in questo, ma ciò non toglie che si debba fare ancora molto per aiutarlo ad esercitare la pazienza e gestire la frustrazione di non veder soddisfatti immediatamente i suoi bisogni.

Un bambino che vuole sempre comandare

Scopro, comunque, di non essere sola. Molti genitori si sentono quasi comandati dai figli: appena il bambino indica qualcosa o fa un mugugno subito ecco il papà o la mamma che gli danno ciò che vuole e guai a dire di no perché scattano subito urla e capricci insopportabili.

Perché lo facciamo? Magari ci sentiamo in colpa perché lavoriamo tanto e non stiamo con lui quanto vorremmo (o quanto riteniamo giusto) e vogliamo che il tempo che trascorriamo insieme sia più divertente e sereno possibile, desideriamo trasmettergli la certezza che noi ci siamo e può contare su di noi, ma in realtà nei momenti di raziocinio non possiamo non comprendere che questo approccio non fa bene né a nostro figlio né a noi.

Quali sono i rischi reali?

Che il bambino non finisca col sentirsi amato e protetto, ma che creda che il mondo giri intorno a lui e che può avere il controllo su ogni situazione. Impara a dipendere da noi e le richieste aumentano sempre di più perché è un bambino ed è nella sua natura saggiare i confini e i limiti. Vuole vedere fin dove può spingersi.

Il punto è che tutti gli esperti pedagogisti non fanno che ripeterci che dire sempre di sì, essere presenti e disponibili h24 non fa affatto bene al bambino, ma anzi lo destabilizza, facendo perdere alla figura genitoriale autorevolezza e rispetto. Il bambino si affida ai genitori per sapere cosa è giusto e cosa non lo è, cosa si debba fare e cosa no. Ovviamente lui fa il bambino e prova a spostare l'asticella dei limiti a ciò che è consentito sempre più in là, ma noi dobbiamo fare i genitori e rimettere le cose al loro posto facendo rispettare la nostra volontà. Il capriccio momentaneo non è importante perché poi questa nostra fermezza sarà apprezzata dal bambino a livello intimo e profondo e lui si sentirà rassicurato dalla nostra presenza e dal nostro comportamento.

Il bambino in realtà non vuole affatto essere il capo – benché mi figlio dica sempre che il capo in famiglia è lui – vuole solo cercare attenzione, provare a far valere sé stesso e la sua identità aldilà della figura del genitore, ma la responsabilità finale del comando non può e non deve spettare a lui.

Insomma mio figlio conta su di me e si affida a me che sono ai suoi occhi una figura competente esperta e responsabile. Ci prova a fare il capo, gli piace l'idea e lo diverte, ma in realtà si sentirà meglio se gli dimostriamo che comandiamo noi.

La verità è che i bambini ci mettono continuamente alla prova, vogliono vedere fino dove possono spingersi, ci provocano e anche questo è un modo per loro di crescere e scoprire l'ambiente che lo circonda, ma anche per capire di chi possono fidarsi, chi rappresenta un punto di rifiorimento stabile e forte quando hanno paura o dubbi o si sentono sicuri.

Gli esperti consigliano di porre un freno sin da quando sono piccoli perché quando crescono le cose possono diventare ancora più complicate. Il bambino utilizzerà lo strumento della parola per fare una discussione su qualsiasi cosa e fare continue contestazioni e promuovere la sua causa (sull'ora in cui andare a letto, per fare i compiti, per rimettere a posto la camera etc..) e improvvisamente, un bel giorno, rischiamo di guardare nostro figlio e scoprire che il simpatico angioletto un po' prepotente si è trasformato in un ragazzino arrogante ed esigente.

Qualche consiglio pratico per smettere di farci comandare

  • Crediamo in noi stessi: siamo i genitori e siamo abbastanza competenti per poter indirizzare nostro figlio e rispondere in modo appropriato alle sue richieste. Ascoltiamo, valutiamo e rispondiamo nel modo giusto in base alla nostra esperienza di adulti;
  • diamo delle alternative quando vuole fare per forza qualcosa che noi non riteniamo giusto. In questo modo confermiamo al bambino che lo ascoltiamo, ma gli ricordano anche chi è il responsabile e chi deve scegliere;
  • restiamo sereni e coerenti in questo comportamento e manteniamolo nel tempo, anche se all'inizio potrà non essere facile;
  • non diamogli tutto ciò che vuole, diciamo qualche no: più si dà e meno lui saprà apprezzare ciò che ha e vorrà sempre di più;
  • non dobbiamo temere di risultare impopolari o che nostro figlio non ci voglia più bene, in realtà tutti i bambini apprezzano limiti e confini sicuri;
  • non consentiamo mai che ci manchi di rispetto.

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